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sibillini muccheStorie
di Andrea Braconi
Luca Tombesi è un blogger, anzi, un food blogger, ed è anche l'ideatore dell'iniziativa #ripartidaiSibillini che nel mese di ottobre aveva provato a riaccendere le luci nelle zone terremotate, poi colpite nuovamente alla fine dello stesso mese.

“Appena tornato da un giro sui nostri monti. L’Italia è uno Stato fallito”. Luca Tombesi è un blogger, anzi, un food blogger, ed è anche l’ideatore dell’iniziativa #ripartidaiSibillini che nel mese di ottobre aveva provato a riaccendere le luci nelle zone terremotate, poi colpite nuovamente alla fine dello stesso mese. La frase l’ha scritta ieri, sul suo profilo Facebook, di ritorno dai Sibillini.

Chi vi scrive ha avuto modo di partecipare a quel progetto, conoscendo proprietari di strutture ricettive, agricoltori e allevatori della zona. Persone che, a distanza di mesi, convivono con una situazione di estremo disagio: da un lato chi ha girato le chiave di quel poco che era rimasto in piedi trasferendosi lungo la costa marchigiana, dall’altro chi non ha voluto e potuto muoversi perché legato a doppio filo alle proprie terre e ai propri animali.

Luca è tornato ad ascoltarle, quelle voci. E poco fa le ha trasformate in un post sul suo blog raccontidellostomaco.it. Parole che pesano come macigni, parole che tracciano un quadro ben diverso da comunicati stampa e foto di circostanza. Parole che dovrebbero spingerci, tutti, ad una riflessione molto più profonda di quella sviluppata dal 24 agosto ad oggi.

Questo il testo integrale:

“C’è il sole a Visso ma fa freddo, molto freddo. Un sottile strato bianco ricopre tutto quasi a voler nascondere quello che è successo. Fabio guarda il cielo… “E’ un disastro” commenta con voce quasi rassegnata. Suo figlio Mario mi mostra le roulotte dove vivono ora: una patina di ghiaccio le ricopre. In un ripostiglio del campo sportivo hanno ricavato una piccola mensa, la pasta è pronta mi invitano a sedere con loro. Una stufa, la tv accesa e un tentativo di normalità.

sibillini visso vistaFabio e Mario sono allevatori, prima del terremoto avevano una stalla, una casa e una macelleria a Visso. Ora casa e macelleria non esistono più e la stalla è parzialmente lesionata. Ne avevano anche una seconda sulla montagna che invece è andata distrutta. Sono riusciti a riparare la struttura a valle ma non c’è posto per tutto il bestiame e ora oltre trenta mucche rischiano di morire di freddo.

Come molti altri allevatori dei Sibillini hanno atteso in vano per mesi l’arrivo delle stalle di emergenza promesse più volte, stalle mai arrivate e che probabilmente mai arriveranno.

La storia di Marco è simile ma se vogliamo qui, oltre al danno c’è la beffa: anche le sue stalle sono inagibili e anche a lui erano stati promessi i moduli di emergenza: ora si sente dire che i moduli verranno assegnati solo a chi ha la stalla completamente crollata mentre chi ha solo (si fa per dire) delle lesioni dovrà provvedere da solo. Ma siccome siamo in Italia la cosa assume contorni ancora più grotteschi. Infatti l’azienda di Marco è a 1.000 metri di quota, in pieno parco Nazionale e quindi deve rispettare i vincoli paesaggistici perciò se vuole montare delle stalle provvisorie deve richiedere a sue spese gli studi di impatto ambientale e seguire l’iter burocratico ovviamente lungo mesi. Ricapitolando: lo Stato non gli da la stalla e dice che deve fare da sè, se fa da sè lo Stato lo multa…

A Ussita Patrizia ha scelto come altri di restare e ha trovato una sistemazione autonoma, come altri suoi concittadini, in un camper grazie alla generosità di alcuni amici. Patrizia è preoccupata. Il 13 gennaio terminerà la fornitura di pasti da parte dell’esercito per gli abitanti di Ussita che quindi dovrebbero provvedere da soli, anche grazie al contributo per l’autonoma sistemazione che ovviamente non è mai arrivato. Come non è mai arrivata qui una cucina da campo o qualsiasi altro strumento necessario a sfamare i pochi che per scelta o per cause di forza maggiore non sono andati via. Quindi? Si arrangeranno come hanno fatto fino ad ora…

Questa è la situazione di un territorio dove non c’è Stato se non negli spot dei politici. Dove poco o nulla è cambiato rispetto a due mesi fa. Un territorio ostaggio della burocrazia e dell’insensatezza dei regolamenti”.

Tratto da: cronachefermane.it

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