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prodi romano c ansadi Giulio Cavalli
Dice Prodi che le riforme contenute nella revisione costituzionale del trio Renzi-Boschi-Napolitano  “non hanno certo la profondità e la chiarezza necessarie” e chiarisce che molto dipenderà anche dalla “riforma della legge elettorale”.

Sono d’accordo con lui. Completamente. La revisione costituzionale pensata dal governo e caldeggiata da Renzi in ogni dove (e già questo mette i brividi, a proposito di ruoli e responsabilità di garanzia) è una superficialissima accozzaglia (cit.) di meccanismi imperfetti che con l’idea di superare l’esistente non fanno altro che moltiplicare i processi legislativi e spezzettare competenze in modo non chiaro (appunto) e inconcludente.

La differenza tra me e Prodi è che questi motivi mi spingono a votare convintamente no mentre il Professore propende per il sì. Quella che Prodi definisce “una modesta riforma costituzionale” (alla faccia del cambiamento epocale evocato dai sostenitori del sì) in effetti ha la forma di un pollo che pretende di volare.

Dice Prodi che “nella vita è meglio succhiare un osso che un bastone” e ha tutto il diritto di crederlo ma nella vita ci sono temi e momenti che richiedono di tenere la barra dritta, di rifiutare mediazioni al ribasso che sono spesso solo l’introduzione di storture ben più grandi e di prendere una posizione, parteggiare, essere partigiani. Se si fossero accontentati dell’osso al posto del bastone questa nostra Costituzione non sarebbe mai stata scritta e anche per questo mi piacerebbe che non venisse sporcata con approssimazione. La differenza tra me e Prodi forse è la stessa tra chi si accontenta per stanchezza e chi invece non svende al ribasso la speranza. Già, speranza, che scritta così sembra una parola altissima in questa tenzone referendaria ma è solo un problema di nanismo dei protagonisti. Ne sono convinto.

Col “meglio che niente” compro gli spazzolini o scelgo una pizzeria quando si fa tardi ma non tocco la Costituzione. No.

Buon giovedì.

Tratto da: left.it

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