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del bene liceo doci padi Alice Riili
Nell'aula magna “Peppino Impastato” del liceo Danilo Dolci, gli alunni facenti parte del progetto legalità insieme al professore Barbieri e al preside Domenico Di Fatta, oggi, 25 Ottobre 2016, hanno avuto la possibilità di incontrare il magistrato Francesco Del Bene.
Dopo il saluto del preside Di Fatta e l'illustrazione da parte del professore Barbieri del nostro lavoro, il magistrato Del Bene ha preso la parola.
Il magistrato napoletano, residente a Palermo dal 1998, iniziò il suo percorso di magistratura nella direzione distrettuale antimafia, operando nella zona di Partinico e San Giuseppe Jato.
Ciò che colpì maggiormente il magistrato Del Bene, fu la vischiosità trovata in Sicilia, soprattutto a Palermo, dove nessuno sa, vede o sente mai niente, dove ciò che regna è solamente un silenzio assordante, quando, invece, è assolutamente necessario avere una società civile compatta perché solo in tal modo, il fenomeno mafioso può essere sconfitto.
Molte sono state le domande poste al magistrato Del Bene, tra queste, spiccava la curiosità di un'alunna nel chiedere se il magistrato avesse mai conosciuto Falcone e Borsellino; da quanto raccontato dal magistrato, egli non li vide mai, ma furono da sempre un punto di riferimento e lo indussero a studiare e ad approfondire le sue conoscenze nell'ambito mafioso. Ciò che ci ha colpito molto è stata la commozione e l'emozione che trapelava dalla voce del magistrato mendel bene liceo doci pa 2tre raccontava di un incontro avuto con Francesca Morvillo per il suo primo concorso di magistratura, a Roma, il 20 Maggio 1992, era tangibile il suo dolore e la sua commozione quando raccontò della notizia che ebbe appena rientrato a Palermo, ovvero, quella della morte di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta - Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro - durante un attentato avvenuto sull'autostrada A29 nei pressi dello svincolo di Capaci.
Ognuno di noi si è chiesto il ruolo che possiamo assumere nel nostro piccolo; la parola chiave da utilizzare in questo caso è “Impegno civile”, abbiamo la possibilità di creare gruppi, associazioni in contrasto a certe istituzioni, che permetterebbero di essere più compatti per combattere questa “battaglia”. Dovremmo studiare, studiare molto, per diffondere il nostro sapere, per rendere tutti partecipi e avere conoscenza del fenomeno mafioso, per sapere quali sono i nostri diritti e i nostri doveri, per affermarci senza l'”aiuto” di nessuno, per cominciare a vivere in un paese con delle istituzioni che ascoltino il cittadino e che non lo facciano sentire impotente, per cominciare a vivere in un paese senza corruzione e raccomandazioni, senza il fenomeno mafioso.

ANTIMAFIADuemila
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