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migranti braccia protesedi Salvo Vitale
Tu presumi,
tu credi di sapere quello che ho passato
E invece non sai niente,
non hai idea di cosa siano
le sabbie del deserto, il fuoco sulla testa,
la sete, la fame, la sporcizia addosso,
le violenze degli sciacalli che ti tolgono l’identità,
la rapina degli ultimi soldi, le urla,
l’attesa di un posto, la ressa per l’imbarco,
la puzza di vomito, di piscio, di merda,
la bava in bocca, le ferite infettate
le montagne di mare nella notte nera,
il pianto dei bambini frastornati,
le madri che li cercano,
la barca che si spacca, il mare che t’inghiotte,
i padri che stringono un corpicino morto.
Tu dici, è colpa tua, è stata una tua scelta,
nessuno ti ha imposto questa odissea,
ma non eri al mio posto,
non eri arrivato all’estrema soluzione,
mettere in gioco la vita,
la tua e quella delle persone che ami,
morire o tentare un’ultima possibilità.
Tu dici, non ho posto per te,
non c’è posto e lavoro neanche per i miei figli,
ma io non voglio toglierti niente,
mi accontento delle briciole, e neanche di quelle,
ho già rinunciato alla mia dignità d’uomo,
ho perduto la mia identità di donna.
E dici, devi lottare per la tua terra,
quale terra?,
quella in cui non è rimasto più niente,
solo morte e assassini?
Non ho avuto fortuna, era messo in conto,
adesso come dice Peppino,
“i miei occhi giacciono in fondo al mare
nel cuore delle alghe e dei coralli”

ANTIMAFIADuemila
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