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largo gianluca congiusta 1di Simona Musco
«Se pensavate di ucciderci vi siete sbagliati. Loro, le vittime, continuano a volare. Voi ‘ndranghetisti avete perso. Questo luogo, che volevate luogo di morte, sta diventando luogo di vita. Noi non vi odiamo, perché non siamo come voi. Salvate i vostri figli, non fate fare loro la vostra vita di latitanza e carcere. Se decidete di farlo troverete il nostro aiuto. Oggi non è un giorno di lutto, è un giorno di festa perché la ‘ndrangheta ha perso e noi abbiamo vinto».

Le parole di Mario Congiusta sembrano un pugno in faccia. Un pugno che colpisce le mani assassine, come quelle che il 24 maggio 2005 hanno spento la vita di suo figlio Gianluca. Ma è un pugno brandito contro tutti gli ‘ndranghetisti, contro tutti coloro che hanno pensato di poter disporre della vita e della morte degli altri. Lo ha sferrato nel luogo in cui quelle mani hanno spento il sorriso di suo figlio, in via Sasso Marconi, a Siderno, che da ieri, finalmente, è diventata “Largo Gianluca Congiusta”. Undici anni dopo quel barbaro omicidio, la memoria ha vinto.

Dal palco allestito dall’amministrazione comunale, con l’assessore alla cultura Ercole Macrì in prima fila, l’associazione “Libera”, coi suoi ragazzi, ha lanciato l’ennesimo messaggio di speranza, di ripartenza. E di vita, perché la memoria, hanno urlato dal palco, non è commemorazione, ma futuro. Alla manifestazione hanno preso parte il sindaco di Siderno Pietro Fuda, il presidente della Commissione speciale contro la 'ndrangheta Arturo Bova, l’assessore regionale al lavoro, Federica Roccisano, don Tonio Dell’Olio, di Libera nazionale, Deborah Cartisano, di Libera, e i giovani dell’associazione, ospiti del Don Milani di Gioiosa Ionica.

L’intitolazione, chiesta dall’associazione “cambiamenti” e avviata sotto l’egida della triade commissariale, è stata portata a termine dall’amministrazione Fuda, come atto di «memoria e responsabilità», ha affermato il sindaco citando José Saramago. Perché «senza memoria non esistiamo e senza responsabilità non abbiamo senso di esistere», ha puntualizzato. Una memoria necessaria e urgente, «senza la quale diventeremmo colpevoli continuando ad uccidere le vittime di ‘ndrangheta». Dedicare a Gianluca Congiusta il luogo in cui è stato ucciso, ha affermato Fuda, è dunque un modo per dare alla sua famiglia e alla cittadinanza uno strumento di memoria e responsabilità. «Qui, dove la ndrangheta ha rubato la vita a Gianluca, restituiamo la memoria – ha concluso -. E questo è un atto di memoria e responsabilità che mi porterò dentro per sempre».

È stato lui, assieme a papà Mario, a scoprire l’opera di Pieraugusto Breccia, realizzata da Giuseppe Crisafio, la terza in quel luogo che ricorda il sorriso del giovane ucciso dalla ‘ndrangheta e che a dicembre avrebbe compiuto 43 anni. Un pittura ermeneutica, che lascia alla libera interpretazione di chi la osserva. Ma è sempre Mario Congiusta a dare la chiave di lettura alla folta platea. «Quest’opera rappresenta un gabbiano in volo, la libertà di volare – ha spiegato -. Quella libertà che luride e viscide serpi hanno pensato di poter rubare a Gianluca e ad altre vittime. Ieri, mentre installavamo il murales, un gabbiano è passato in volo e mi piace pensare che rappresentasse i nostri familiari che continuano a volare».

largo gianluca congiusta 2Quei familiari che ieri, ha spiegato Cartisano, hanno sentito venir meno la differenza tra chi ha subìto il torto e che non lo ha subìto ma ha scelto comunque di farsene carico. Un testimone che vive nella memoria, «ciò che rende eterni – ha commentato dal palco Roccisano - e permette di riconoscere l'esempio in chi ricorda». Ma non si tratta solo di memoria. Si tratta anche di ripartire, di immaginarsi il futuro e costruirlo. Questo l’augurio di Bova. «Le cose stanno cambiando – ha detto ricordando i recenti arresti -, tira un altro vento in Calabria. Ogni giorno c'è un'iniziativa per la legalità: vuoi dire che così ce la possiamo fare. Credo che anche Gianluca oggi sarebbe contento di questo. Non è solo un ricordo ma un rilancio».

Il sorriso di Gianluca si percepiva nell’aria. Lo percepiva mamma Donatella, che con un abbraccio ideale ha ringraziato tutti guardando il palco commossa. Lo percepivano le sue sorelle, Roberta e Alessandra, e le persone che, tra il pubblico, hanno rotto i silenzi con lunghi applausi osservando le sue foto proiettate sul palco. «Spero che un domani un ragazzo che passa di qua si chieda chi era Gianluca e questo servirà a fare memoria per il futuro – ha aggiunto ancora Mario Congiusta -. Le vittime innocenti a Siderno sono più di una. Abbiamo bisogno di fare memoria anche di chi è stato dimenticato. E allora stasera chiedo a questa amministrazione di ricordare Pasquale Malgeri, un medico sempre disponibile, rapito e mai tornato dai suoi cari».

Dopo la lettura dei nomi delle vittime e prima di chiudere la serata con il concerto dei Marvanza, che hanno dedicato le loro canzoni a Gianluca, è toccato don Tonio Dell’Olio concludere la serata. Ed è partito da lì, da quei nomi. Che «sono troppi, un tributo troppo alto pagato alla disonestà», ha urlato. E ha proposto di ripetere il gesto di ieri con tutta Siderno e la Calabria: riappropriarsi di quei luoghi sottratti dalla criminalità, macchiati di sangue. «Non erano le vittime a stare nel posto sbagliato ma gli altri – ha ricordato -. E allora dobbiamo affondare le mani nella sabbia del tempo e scavare per cercare qualcosa. Troveremo tanta indifferenza, tanta gente che si volta dall'altra parte, tanti colletti grigi che si sono mostrati contigui e complici. Quel tributo è stato pagato anche per questo. Ma troveremo anche il senso più autentico della memoria, che non è mai una banca dati. Non è rigida, come per i computer. È viva». Una memoria che restituisce persone normali e non eroi. Una consapevolezza che rende tutto ancora più drammatico: «perché vuol dire che la normalità non può mettere radici». Ma da ieri ha un posto in più da cui provarci.

Tratto da: zoomsud.it

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