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referendum mainLa lettera di una ragazza riguardo il Referendum sulle trivellazioni
di Maria Belén Maceroni
Oggi ho votato per la prima volta. Sono andata sul tardi verso le nove di sera, proprio in quell’ora quando dopo aver mangiato ci si prepara per andare a dormire e ci si dimentica un po’ di tutto per poter dormire tranquilli. Oggi invece è stata una serata diversa. Dopo aver mangiato, sono uscita con i miei genitori. Ho intrapreso la strada di casa che mi portava al seggio elettorale della mia zona. Saranno un settantina di metri. Sono entrata e dopo mia madre e mio padre, ho presentato i miei documenti. Li ho visti prendere le carte e la matita. Sono scomparsi dietro la cabina di legno. Ero appoggiata alla ringhiera e mentre accarezzavo il cane di una signora che faceva la fila come me e pensavo: “Mio padre, quando ha risposto alla ragazza seduta a presiedere il seggio, ha mostrato con poca timidezza il suo accento spagnoleggiante e si è diretto garbatamente alla sua postazione di voto; fantastico come un uomo possa appartenere a due nazioni, come possa votare la maggior parte della vita in un paese e poi alienarsi dalla sua appartenenza e interiorizzare un'altra cultura, un'altra nazione; questo è la testimonianza del fatto che non apparteniamo solo al luogo dove nasciamo e non siamo cittadini in un posto piuttosto che in un altro, perché si è persone civili se si è capaci di integrarsi nel tessuto di una società rispettando le sue norme e compiendo ogni dovere da cittadino.” Mentre il cane stava godendo ai miei piedi per i "grattini", i miei genitori sono usciti e hanno accuratamente posto il voto segreto dentro l’urna. Mi sono avvicinata alla ragazza dietro il banco di scuola diventato sede di seggio. Presentati i documenti, lei ha cercato il mio nome nell’elenco. Sopra il mio nome, quello di mia sorella trasferitasi a Londra. Ho preso le carte, la matita e mi sono diretta nella cabina. Una volta essermi nascosta da tutti i presenti, ho chiuso gli occhi e mi sono goduta il momento. Il mio primo voto. Ho letto attentamente ciò che era scritto e ho passato circa trenta secondi a guardarmi intorno riflettendo sulla bellezza del poter votare, del poter partecipare. Sono uscita e sull’uscio della sala c’erano i miei genitori che mi guardavano con orgoglio. Fuori da scuola hanno voluto farmi una foto ricordo nonostante il mio imbarazzo. Sicuramente fra qualche anno mi farà piacere rivederla. Sono stata contenta di votare perché mi sono sentita appartenente a una società. Alle undici ho acceso la televisione e la mia allegria è scemata. Questo referendum era abrogativo e si decideva sul volere che, una volta scadute le concessioni delle piattaforme destinate all’estrazione di idrocarburi nel nostro mare, fossero fermate le estrazioni; pertanto, se il quorum non fosse stato raggiunto ogni voto, positivo o negativo, sarebbe fallito. Bene, il quorum non si è raggiunto. Mi dispiace che in televisione i politici ben vestiti tra i quali, un tale chiamato presidente del consiglio, abbia deciso di incitare i cittadini all’astensione. Si consigliava questo perché si riteneva che i 300 milioni di euro invertiti per il referendum, fossero inutili. Secondo la costituzione Italiana, un referendum può essere indotto se richiesto da un quinto dei membri della camera oppure da 500.000 elettori o da 5 consigli regionali. Questo 17 Aprile è stato deciso dai 5 membri regionali. Matteo Renzi ha deciso di incitare all’astensione, nonostante i 300 milioni di euro per il referendum fossero già stati invertiti. Io, diciottenne, sono stata in quell’urna a votare per la prima volta per un referendum popolare, pregiudicato una bufala dagli stessi che si riempiono la bocca di parole quali “democrazia”, sotto un governo non votato da me ovviamente, ma nemmeno dai miei genitori. Se il referendum era già stato deciso, perché incitare all’astensione se il voto è l’unica arma per sentire direttamente la voce del popolo? Se il presidente del consiglio era d’accordo con il “no”, perché non fare una campagna cimentandosi su quell’aspetto piuttosto che sull’astensione deridendo il diritto del cittadino di partecipare alla politica? Se la maggioranza fosse stata d’accordo per il “no”, avrebbe vinto comunque. Che la politica ritenga che il popolo non è in grado di valutare e votare è veramente vergognoso ma ancora più vergognoso è sabotare un referendum. Secondo i dati, se il quorum fosse stato raggiunto avrebbero vinto i “si”. Chissà se tutto questo non è davvero una bufala. Signori, io ho schifo e mi astengo non dal votare, ma dal continuare a credere che esista davvero democrazia in questo paese. Per non avere quell’acido allo stomaco, tengo stretta al cuore l’immagine degli occhi dei miei genitori fuori dal seggio che con occhi colmi d’amore, mi guardavano crescere mentre deponevo il mio primo voto insegnandomi cosa significa essere parte di una società democratica che purtroppo sembra essere tutta una gran bufala. Mia madre mi ha salutata prima di andare a letto e mi ha detto: “Il mondo va avanti, figlia mia”. Si mamma, il mondo va avanti ma a me, di andare avanti così non va proprio.

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