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prisutto palmirodi Isabella Di Bartolo
Centinaia in piazza contro la richiesta avanzata dal vescovo a don Palmiro Prisutto, il sacerdote che ogni mese legge la lista delle 800 vittime di inquinamento industriale: "Non ci fermiamo e non lo faremo andar via". Il parroco sarebbe accusato di occuparsi troppo poco delle confraternite cittadine.

“Don Prisutto non deve dimettersi. Se ne avrà il coraggio, dovrà essere la Curia a mandarlo via dalla sua chiesa”. Sono in tanti, fuori dalla Chiesa Madre di Augusta gremita da centinaia di fedeli per il precetto pasquale delle Confraternite, a stringersi attorno a don Palmiro all’indomani della richiesta di dimissioni da parte della Diocesi di Siracusa. E proprio per chiedere all’arcivescovo Salvatore Pappalardo di ripensarci, parrocchiani e non si sono dati appuntamento davanti al Duomo per una protesta pacifica a sostegno dell’arciprete che lotta da 35 anni contro l’inquinamento industriale. Una manifestazione spontanea per lanciare un appello alla Curia e difendere don Palmiro che sarebbe “reo” di dedicarsi troppo poco alle sette Confraternite megaresi, tanto da aver spinto per questo i vertici della Chiesa aretusea a intervenire.

“Una scusa - dice Mara Nicotra in rappresentanza del gruppo “Il popolo inquinato” -. E’ chiaro che la battaglia di don Prisutto tocca interessi forti. Lui si batte per la vita da 35 anni in un territorio massacrato dall’inquinamento industriale. E noi siamo con lui: la sua battaglia e la nostra”. Da anni, don Prisutto si batte per accendere i riflettori su Augusta e il triangolo nord della provincia siracusana protagonista di tristi record legati alle malattie tumorali. Da 2 anni, ogni 28 del mese, l’arciprete della Chiesa Madre legge durante la messa l’elenco dei morti di cancro e oggi le liste con nome, età, tipologia di tumore e mestiere di ognuno degli oltre 800 uomini, donne e bambini, sono all’ingresso del tempio cristiano. “La mia è una battaglia senza fine”, dice don Palmiro che ha lanciato un appello anche a Papa Francesco dopo aver scritto a tutti i presidenti della Repubblica che si sono succeduti.

“In questi anni ho combattuto perché si rompesse il silenzio su questa strage silenziosa - dice il parroco - a cui si debbono aggiungere tutti i nomi di quanti combattono contro il cancro e allungano la lista nera di Augusta dove si assiste a un genocidio di innocenti in nome di un progresso che distrugge l’uomo”. Sì, perché Augusta è una delle città del “triangolo” del Petrolchimico siracusano assieme a Priolo e Melilli. Qui di industria si vive e nessuno, prima di don Palmiro, aveva sollevato il velo sui numeri allarmanti di casi di tumore e bambini malformati. “So che prevale l’interesse dell’industria su quello degli uomini e che la mia è una battaglia solitaria; la gente ha paura. Ha paura di perdere il posto o di farlo perdere ai loro cari, e quindi tace. Quasi a dire che sia meglio morire di cancro che di fame”.

Ma la gente, ieri, era accanto al prete. “Non ci fermiamo e non lo faremo andar via”, dice Carmelo Miano, promotore del sit-in a cui ha preso parte anche l’amministrazione comunale rappresentata dal sindaco grillino Cettina Di Pietro. “Non mi dimetto - dice don Prisutto -, l’ho già detto all’arcivescovo. E sono pronto a continuare la mia battaglia anche se le cose dovessero precipitare. Io sono parroco dei vivi ma anche di coloro che non ci sono più a causa di un genocidio che sta uccidendo un territorio e che dobbiamo fermare”. L'arcivescovo Pappalardo, al momento, preferisce non commentare.

Tratto da: palermo.repubblica.it

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