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gulotta c infophotodi Nicola Biondo
Giuseppe Gulotta è una di quelle persone per le quali ci si gioca tutto: amicizie, convinzioni, ideologie.
Lo guardi in faccia e capisci che il suo impasto è buono come il pane fatto in casa.
Dei tanti regali che mi ha fatto - a partire dal volermi con lui nella scrittura di Alkamar, il racconto della sua vita in carcere da innocente - di uno gliene sarò sempre grato.
Grazie a lui, e seguendo i mille rivoli della sua storia, ho avuto in dono un altro paio di occhi, di quelli che mettono a nudo le fragili realtà che ci fanno vivere anestetizzati.
Non mi riferisco solo all'eterna lotta tra Bene e Male, tra colpevoli e innocenti, tra giusto e sbagliato.
Vedere il mondo con gli occhi di Giuseppe è rivoluzionario. Nelle piccole cose, quelle quotidiane.
I suoi occhi ti insegnano che si può subire la più assurda delle ingiustizie e rimanere buoni, non farsi bruciare dal desiderio di vendetta, continuare ad avere fiducia negli altri.
Non è facile essere amico di Giuseppe: spesso ci si sente piccoli, inadeguati e limitati.
Poi lo guardi negli occhi e capisci: gli hanno rubato il tempo ma non la vita, la gioia, il rispetto di se stesso e degli altri. Non ce l'hanno fatta.
Il suo sguardo è lo sberleffo sereno di un uomo che ha vissuto dentro l'inferno ma le cui fiamme non sono riuscite a piegarlo.
Ancora una volta Giuseppe aspetta decisioni altrui: un risarcimento da parte dello Stato che 40 anni fa gli ha cucito addosso gli abiti del Mostro, dell'assassino.
Che anche quando l'ha finalmente assolto, non gli ha mai chiesto scusa, che l'ha lasciato solo a fare i conti con una vita che non era la sua.
E ora che attende di sapere quanto vale per lo Stato la sua vita, i suoi occhi sono già altrove.
Per questo ha pubblicamente promesso che il risarcimento verrà impegnato in una Fondazione che porterà il suo nome per aiutare chi non ha i mezzi a dimostrare la propria innocenza. Desidera aiutare gli altri, affinché non ci sia mai più un altro "caso Gulotta".
Per una volta un uomo buono ha vinto contro la stupidità, la cattiveria, il male.
"Mi hanno salvato le persone che hanno, nonostante tutto, continuato ad amarmi: da solo non ce l'avrei mai fatta" - mi ha detto una volta.
E' questo il segreto che ho visto negli occhi di Giuseppe: puoi possedere tutto l'oro del mondo ma se non hai intorno nessuno, non vedi niente, non hai niente, non sei niente.

Tratto da: facebook.com/unavitaincarcere

Foto © Infophoto

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