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strage georgofili big1L’intervista
di Giuseppe Lo Bianco
Signora Chelli, l’ex presidente dell’Antimafia Luciano Violante ha sostenuto nell’aula bunker di Palermo che nel ’93 a Firenze i mafiosi hanno colpito di notte perché non volevano morti. Lei è d’accordo?
Neanche per idea. I morti ci sono stati e sono i nostri morti. Se l’attentato è avvenuto di notte avranno avuto un motivo organizzativo che non conosciamo. Il presidente Violante dovrebbe ricordare le parole che il boss Graviano disse a Gaspare Spatuzza: “Gaspare, ne capisci di politica? Io sì, e ti dico che è bene che ci portiamo dietro un po’ di morti, così chi deve capire capisce.” Se Violante pensa che quelle erano “bombe del dialogo”, dovrebbe spiegare di quale dialogo sta parlando: io non l’ho capito. Come non ho ben capito la sua giustificazione della cosiddetta “dissociazione”, poi fortunatamente fallita, di cui è stato uno dei promotori.

Violante ha detto che si voleva togliere a Cosa nostra i gregari, dando loro la possibilità di dissociarsi, come si fece con il terrorismo...
Cosa nostra è una rigida struttura piramidale da cui non ci si dissocia, la dissociazione fu una delle pagine più buie e luride di questa storia stragista. Adesso Violante tenta di dare una giustificazione che non sta in piedi, come se la mafia fosse equiparabile alle Br.

Potrebbe non essere la sola. Al pm Teresi che gli ha chiesto come mai non segnalò al Viminale il verbale del collaboratore Salvatore Annacondia (che disse di avere messo in guardia sei mesi prima un magistrato della Dna sulle intenzioni stragiste di Cosa nostra legate al 41 bis), Violante ha risposto che pensava che lo facessero gli investigatori presenti a San Macuto.
Segnalare l’audizione era suo dovere, nessun organo istituzionale è autorizzato a pensare che l’avrebbe fatto un altro.

Tratto da: Il Fatto Quotidiano del 20 dicembre 2015

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