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vecchioni robertoRiportiamo di seguito due lettere pervenuteci a seguito delle dichiarazioni di Roberto Vecchioni e della replica della collega Sandra Rizza.

Lettera aperta a Roberto Vecchioni
di Alfia Milazzo*
Caro Roberto ho deciso di commentare il tuo giudizio tranchant sulla Sicilia, definita da te "un'isola di m...", non da ipocrita campanilista, ma da cittadina che si impegna come molte altre persone, a migliorare una terra che definirei al contrario di come hai fatto tu, "eroica e disperata".
Non è il traffico intenso delle nostre città siciliane che dovrebbe indignarti, caro Roberto. Non il fatto pur rilevante che nessun motociclista indossi il casco. Non ancora l'abbandono in cui versano i nostri monumenti e siti archeologici. Perchè tutte queste caratteristiche le trovi anche altrove. Ed è un'indignazione che dovrebbe riguardare non solo i siciliani che si comportano da persone civili e rispettano le regole e le leggi, ma tutti gli italiani che di civiltà e di onestà fanno una pratica quotidiana e una scelta anche politica e sociale. Sul traffico indisciplinato ad esempio, la tua città Milano (che per 20 anni è stata anche la mia) offre spunti di critica ben più feroce. Per non parlare di altre metropoli come Roma o persino Firenze. Sullo stato di abbandono dei siti archeologici ti darei ragione. Ma non credo si possa parlare, anche in questo caso ahimè, di peculiarità negativa della Sicilia. Perchè basta girare un po' tra Pompei e Caserta, o tra Reggio Calabria e Taranto per scoprire analoghe scandalose condizioni del nostro patrimonio artistico e culturale.
Vedi, ciò che il tuo sguardo di intellettuale ha osservato è basato su una metodologia che io non condivido poichè è quella di descrivere ciò che legittimamente può definirsi fastidioso, senza dare sostegno a ciò che invece è forza morale, rinnovamento, memoria, rivoluzione, verità.
Ti faccio alcuni esempi. Avresti potuto per esempio affermare la tua critica alla Sicilia, ma sottolineare come vi siano dei germi positivi che a fatica e con coraggio vengono coltivati da persone straordinarie. Pensa: avresti potuto ricordare il sacrificio di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone, dei tanti uomini e donne, poliziotti, carabinieri, magistrati, testimoni di giustizia, giornalisti come Fava, Alfano, Impastato, Cristina, degli imprenditori come Libero Grassi, degli avvocati come Serafino Famà, dei tanti bambini innocenti come il piccolo Giuseppe Di Matteo. Questo avresti potuto ricordare per appoggiare alla memoria la necessità di un risveglio delle coscienze e del rispetto che i siciliani debbono alla propria terra. Invece no, tu hai preferito la scudisciata, come un semplice commentatore da bar.
Avresti potuto esprimere la tua solidarietà e il tuo sostegno al PM Nino Di Matteo che si batte per fare chiarezza sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, che è minacciato di morte, isolato, vilipeso.
Avresti potuto esprimere orgoglio di cittadino italiano parlando del Maresciallo Saverio Masi che nonostante sia stato bloccato nelle sue indagini dai propri superiori perchè vicino alla cattura di Provenzano e di Mattia Messina Denaro, ha continuato a servire lo Stato ed è caposcorta di Di Matteo. Avresti potuto esprimere sostegno alla famiglia dell'insigne giovane urologo Attilio Manca, la cui morte attribuita ad un suicidio, è stata invece una condanna da parte di chi aveva interesse a nascondere l'intervento chirurgico alla prostata a cui Manca inconsapevolmente aveva sottoposto Provenzano, la cui latitanza era protetta dai servizi segreti.
Avresti potuto ricordare che in Sicilia vi sono realtà nuove che difendono la verità nella stampa, come Telejato di Maniaci, Antimafia Duemila di Bongiovanni, l'Informazione di Mirone, I Siciliani, e molte testate indipendenti.
Avresti potuto parlare di Alessia Scarso, la giovane regista che si è fatta da sola, senza appoggi politici per intenderci, e che ha raccontato attraverso la storia di un cane straordinario, le relazioni difficili tra culture diverse in un paese bellissimo come Scicli.
Avresti potuto parlare dell'Orchestra infantile Falcone Borsellino, composta da bambini dei quartieri più fragili di Catania, che ogni giorno vivono il sogno di Paolo Borsellino di una generazione pulita e nuova, animata dalla bellezza del Fresco profumo della libertà, e che contribuiranno a rendere migliore questa disperata isola. Questi bambini, detto per inciso caro Roberto,andrebbero volentieri a visitare Selinunte e Segesta, se i soldi destinati alla cultura non fossero invece dirottati a rinfreschi e privilegi di noti politici e amici di massoneria. Avrebbero volentieri contribuito a rivalutare il patrimonio artistico della loro città se avessero ricevuto ascolto dal governatore Crocetta quando hanno chiesto di poter ricevere una sede all'interno di uno dei tanti beni culturali abbandonati di Catania, in cui ben 7 impiegati regionali lavorerebbero (il condizionale è d'obbligo visto che del loro lavoro non vi è traccia nè evidenza nella città). Questi bambini avrebbero potuto essere molti di più sei fondi europei del Pon sicurezza - azione 3 PAG, destinati al recupero dei minori dei quartieri a rischio attraverso la cultura, non fossero stati distratti a favore del Teatro Bellini di Catania, che come abbiamo appreso dagli organi di stampa, pur assumendosi il compito di insegnare la legalità, non avrebbe rispettato la trasparenza e avrebbe ignorato le più banali procedure giuridico-amministrative previste dalle normative nazionali e comunitarie.
Avresti dovuto ricordare le parole di italo Calvino nel romanzo Le città invisibili da cui la nostra fondazione onlus (che si chiama appunto La città invisibile) ha tratto ispirazione: "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". Ebbene i nostri bambini sono quel bene che è possibile tenere separato dall'inferno, caro Roberto, e di questi, noi andiamo fieri, su questi dovrebbe puntare la rinascita di una terra che dalla disperazione trova la forza di essere eroicamente sana.
Concludo dicendo che dovresti indignarti per altre cose ben più gravi del traffico. Per esempio il fatto che vi siano 150 kg di tritolo pronti a Palermo per far esplodere il PM Di Matteo. Che le registrazioni riguardanti le telefonate tra l'ex presidente della repubblica Napolitano e il ministro di allora Mancino, siano state secretate e distrutte. Che ancora oggi non si conoscono i veri mandanti delle stragi di Portella della Ginestra, di Capaci, di via D'Amelio, dell'omicidio di Agostino, dell'urologo Manca, del pentito Ilardo, dei tanti siciliani che hanno provato a dare una svolta e ancora oggi sono ostacolati da poteri nazionali e da politici corrotti che risiedono in Parlamento e governano ancora tutto il nostro paese. Dovresti indignarti e alzare la tua voce perchè hai i mezzi per farlo, da cantautore e da intellettuale di questo paese, il cui sfacelo è sotto gli occhi di tutti, e non riguarda solo ormai la Sicilia ma gran parte del territorio nazionale. E di questo sfacelo sono corresponsabili tutti gli intellettuali italiani che tacciono e acconsentono, che non denunciano, che comodamente siedono al fianco di corrotti e corruttori per proprio tornaconto. Lasciando soli i veri grandi uomini e donne giusti di questa nazione. Sono io che oso provocarti ora caro Roberto: se hai coraggio, se sei un intellettuale libero, accetta la sfida più grande di questo paese e vieni accanto a noi, a marciare e a lavorare accanto a chi combatte, rischia la vita e concretamente opera nel colpevole silenzio generale.
Cordiali saluti
Alfia Milazzo

*presidente “Fondazione La città invisibile” di Catania


Cara Sandra Rizza
di Giovanna Raiti*
Carissima coetanea e conterranea, la merda di cui parli è fatta anche da gente che non fa altro che piangersi addosso, che non ha altro da fare che dichiarare il suo disprezzo sebbene continui a mangiare nella stessa merda. L'isola di cui parli è stata per anni ghettizzata da grandi poteri, insanguinata ad opera di siciliani ma per mandato di potenti. Carissima, anch'io ricordo spari, bombe e macchine che saltano in aria, ma ho un fregio, sul lato destro del cuore, una medaglia al valore, che mi brucia la pelle e mi inorgoglisce allo stesso tempo. Se ho pianto? Si, tanto ma ho fatto delle mie lacrime cristalli da donare ai giovani della mia terra perché capiscano che è ora di ribellarsi... Non lo so se faccio bene, o quanti di questi mi hanno seguito... dovremmo chiederlo a gran parte delle amicizie che ho su Facebook. In tutto questo non mi sono mai sognata di sputare sulla mia terra amena e disgraziata. Mi sono chinata su quell'asfalto arroventato dal piombo, dove la morte aveva il sapore acre del sangue versato, ed ho raccolto quel testimone che non aveva più padrone, ho iniziato una staffetta, lunga e sofferta; non potevo far altro. Cara Sandra, anch'io ho due ragazzi, giovani e sani e sono certa che avranno figli che cresceranno con gli stessi ideali con cui sono cresciuti loro, non importa dove, se in Sicilia o altrove... saranno cittadini del mondo ma sopratutto cittadini, con senso civico e responsabili. Sai che devo dirti prima di chiudere? Sono una delle sfigate derise alla manifestazione a sostegno di Di Matteo, mi sono pagata il biglietto, mi sono fatta accompagnare da un patito di giustizia e legalità: mio figlio, ventenne. Cara, questa è l'ultima volta che mi rivolgo a te, solo per ricordarti che in questa merda ci stai con tutte le scarpe, investi la tua dialettica e racconta di questa terra tutto il marcio che trovi ma non scordarti che il sangue versato ha lavato la faccia ai ricconi del nord.

*sorella del carabiniere Salvatore Raiti, ucciso a Palermo il 16 giugno 1982, a 19 anni, nella "strage della circonvallazione"

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