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polizia-eff-c-giorgio-barbagallodi Pippo Giordano - 13 febbraio 2015
Un pomeriggio i miei colleghi della Digos di Roma mi raggiungono a Rimini, scortando l'ambasciatore tedesco in Italia, Friedrich Ruth, eppoi rientrano nella Capitale. Io, insieme a due agenti, inizio la scorta e lo conduco alla fiera dov'era in corso il Meeting di Comunione e Liberazione. L'ambasciatore si aggrega alle varie delegazioni estere e ministri italiani presenti. Si fa sera e la manifestazione volge a termine. Intanto, l'ambasciatore aveva mandato via il suo autista in albergo. Iniziamo a girare per i locali che nel frattempo piano piano si svuotavano. Allora, dico all'ambasciatore: “Mi scusi ma lei non cena? Lui, quasi sentendosi in colpa, e vendendo che era stato “dimenticato” da tutti, mi risponde “Si, ma non so dove andare!” Ci vuol fare compagnia, vuole venire con noi? Mi risponde di si. Lo faccio accomodare nell'auto di servizio e raggiungiamo un locale di Bellaria Igea Marina, dove si mangiava del buon pesce. Il proprietario mi conosceva e ci riserva un tavolo con vista mare. Ci facciamo una bella scorpacciata di pesce, ma prima gli spaghetti allo scoglio tanto apprezzati dall'ambasciatore.

Quando arrivammo, dopo il sorbetto, al caffè, l'ambasciatore chiama il conto. Il cameriere gli risponde, è già pagato dal signor Giordano. Lo accompagniamo a dormire e l'indomani, all'ora convenuta lo scorto di nuovo al Meeting. Appena arrivammo gli organizzatori erano in fibrillazione, perché s'erano accorti della monumentale gaffe. Le scuse all'ambasciatore scorrevano come fiumi e lui con stile diplomatico, rispose: “Grazie! Ma ieri sera mi sono trovato bene con questi miei amici. Hanno voluto offrirmi la cena”. Apriti cielo, l'avvocato responsabile che conoscevo bene, mi prende da parte e: “Giordano, mi dica quanto ha speso che le rimborso la cifra”. “Avvocato, le dico cosa ho detto all'ambasciatore... Offre la Polizia di Stato” (ovvero io).
In serata, conclusa la manifestazione ci avviammo verso Roma, ove giungemmo in nottata. Entrammo nella residenza privata dell'ambasciatore e questi chiamò il maggiordomo, dicendogli: "Prepari le stanze per questi miei amici, dormiranno con noi”. Immediatamente, risposi, “No grazie, noi facciamo rientro a casa”. Egli, prima di salutarci, mi diede il suo biglietto da visita, scrivendo sul retro il suo numero privato. “Se ha bisogno mi chiami, la mia casa è aperta”.
Talvolta un piccolo gesto vale più di mille parole.

Foto originale © Giorgio Barbagallo

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