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Guzzanti, Borsellino e Bongiovanni in un incontro con i licei

di Movimento Agende Rosse “Giuseppe Di Matteo” - 10 febbraio 2015
Venerdì 6 febbraio, nei fertili terreni del Liceo Scientifico e Classico di Cassano Murge, un germoglio dal profumo di giustizia si è visto nascere dai cuori sensibili e coraggiosi degli studenti appartenenti alle classi quinte e che il 31 gennaio avevano già visionato il film “LaTrattativa” di Sabina Guzzanti.
E con il sogno di speranza di Paolo Borsellino, “Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo”, proiettato sul maxischermo dell’auditorium del Leonardo-Platone prende via l’incontro sul tema della Trattativa Stato-Mafia.
L’evento, patrocinato dal Comune di Cassano delle Murge e organizzato del Movimento delle Agente Rosse della Provincia di Bari con l’Associazione culturale Falcone e Borsellino ha avuto un altissimo impatto qualitativo, arricchito dagli interventi di autorevoli relatori come il Direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni, il fratello del giudice assassinato nella strage di via D’Amelio, Salvatore Borsellino, l’attrice e regista Sabina Guzzanti (quest’ultima in videoconferenza skype).

A introdurre il dibattito è la Preside del Liceo, Dott.ssa Daniela Caponio che tra i saluti di rito evidenzia l’esistenza di una carta d’intenti per la legalità tra MIUR, ANAC, DDA e ANM. Segue un emozionato Vito Domenico Lionetti che incentra il suo intervento attraverso gli insegnamenti ricevuti in un incontro pubblico con il Presidente di Libera, don Luigi Ciotti, elogiando chi mette “a rischio la propria vita per affermare un principio di legalità”. Proseguendo, il Sindaco di Cassano Murge evidenzia anche l’evoluzione mafiosa nei tempi odierni dove cappello e lupara sono sostituiti da uomini in cravatta che attraverso il pc, pilotano sostanziali capitali in ogni parte del mondo condizionandone la politica.
“I ragazzi sono più coraggiosi e meno contaminati di noi - dirà il primo cittadino - e se come educatori gli diamo la consapevolezza che la legalità è un bene e che la mafia è merda, vuol dire che noi abbiamo fatto formazione”. Chiude con un’analisi relativa alla vicenda di Aldo Moro, evidenziando il paradossale comportamento dello Stato sulla Trattativa, affermando che “per salvare Moro (con i terroristi) non bisognava trattare e lo fecero uccidere, con i mafiosi invece dobbiamo trattare per salvare il Paese”.

Nelle vesti di moderatore, il coordinatore provinciale delle Agende Rosse baresi, Savino Percoco evidenzia che impedita dall’influenza, Sabina Guzzanti sarebbe intervenuta solo via skype e spiegando le ragioni per cui nasce l’evento, chiede al pubblico di non lasciarsi trascinare dalla delusione, ”perchè la mafia non aspetta e anche in questo istante il pm Antonino Di Matteo potrebbe essere assassinato e noi tutti saremmo responsabili”.
In riferimento a chi ancora sottovaluta la mafia pugliese, Percoco racconta quanto avviene nella vicinissima Altamura precisando alcuni vergognosi episodi che hanno condotto recentemente il testimone di giustizia Francesco Dipalo al tentato suicidio, dandosi fuoco innanzi alla Prefettura di Monza.

Salvatore Borsellino, racconta la storia dell’agenda rossa da cui prende nome il movimento da egli presieduto, definendola “la scatola nera della seconda repubblica” che suo fratello Paolo ricevette dall’arma dei carabinieri agli inizi del’92, depositandola in un cassetto dal quale fu rispolverata all’indomani della strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone. Era “il 23 Maggio ’92 e da quel giorno (Paolo, ndr) non se ne separò più”, su essa infatti, scriveva gli appunti relativi all’indagine “che freneticamente portava avanti ”per scoprire le verità “sull’assassinio di suo fratello Giovanni… devo fare in fretta diceva, Paolo sapeva che dopo Falcone avrebbero ucciso lui”.
Continuando il racconto, Salvatore ricorda la gelosia di Paolo per quell’agenda, “la nascondeva persino sotto il cuscino perché se qualcuno l’avesse letta avrebbe messo a repentaglio la sua vita” e al suo interno erano contenute anche le testimonianze del pentito “Gaspare Mutulo, che per primo parlò dei rapporti tra istituzioni e mafia” specificando “il giudice Signorino (suicida quando entra nel registro degli indagati, ndr), Giuseppe Ayala e l’ex numero tre del Sisde, Bruno Contrada (condannato per associazione mafiosa, ndr). Salvatore Borsellino descrive che il giorno della strage di via D’Amelio, l’agenda era nella borsa di Paolo e dopo l’esplosione qualcuno la recuperò, riponendola nuovamente in auto dopo 2 ore priva del diario. Non una strage di mafia, ma di Stato afferma Salvatore, “Paolo è stato ucciso perché si oppose alla Trattativa” e ricordando il conflitto di attribuzione che vide protagonista l’ex abitante del Quirinale, Napolitano, riguardo le intercettazioni con Mancino poi andate distrutte, evidenzia come il processo su cui indaga il pm Di Matteo subisca costanti minacce di estinzione.
Parlando di se stesso, Salvatore racconta che quel 19 Luglio ’92, mamma Maria Pia “sentì l’esplosione che uccise suo figlio Paolo” e chiese quindi ai suoi figli di “andare dappertutto per non fermare il sogno di Paolo” e descrivendo l’entusiasmo delle gente che oggi si unirà per chiedere verità sulle stragi, afferma: “Se Dio aveva voluto che mio fratello morisse perché il nostro disgraziato Paese dovesse cambiare, io ho ringraziato Dio di averlo fatto morire, perché sapevo che quello era il sogno di Paolo”.

FOTOGALLERY © Antonella Morelli


Sabina Guzzanti, introduce spiegando come nasce l’idea di un film sulla Trattativa, ed evidenzia subito che “l’Italia dopo le stragi è cambiata in modo drammatico”, analizzando i periodi storici prima e dopo il ’92. Sottolinea che l’Italia è sempre stato un Paese mafioso e corrotto, ma prima della Trattativa era più democratica e vigeva una parte più sana, culturale e ricca di intellettuali dove la politica era diversa e le ideologie si confrontavano tra loro. Dopo le stragi invece, censura e corruzione sono aumentate, la mafia è divenuta una cultura italiana, l’economia basata sui rifiuti tossici, sul traffico di droga e sullo sfruttamento delle calamità naturali e dei fondi riservati ai profughi.
“Mi sono messa a studiare per capire come sono andate le cose, perché se ne parla un po’ per sentito dire… quindi ho pensato di fare un lavoro che fosse utile per diffondere e far capire di cosa si parla la trattativa stato mafia”. Aggiunge inoltre, che nella fase di strutturazione del film, ha provato “stupore, paura, indignazione, incredulità” e di aver avuto molti ripensamenti, “ma poi pensavo che quei fatti sono andati proprio così e che quindi bisognava raccontarli”. “Viviamo in una società che tende a farti pensare che devi essere un esperto per poterti colmare un’opinione – continua la Guzzanti - per questo abbiamo fatto questo film presentandoci solo come un gruppo di lavoratori dello spettacolo e semplici cittadini, permettendo la comprensione di argomentazioni incomprensibili. La trattativa Stato-Mafia nasce soprattutto dall’esigenza di ridimensionare la democrazia… la mafia non è priva di ideologia, ha un’ideologia forte e conservatrice, di estrema destra. La mafia ha sempre ordinato di votare DC e quando il patto ha cominciato a non funzionare più ha chiesto di votare PSI… Oggi stiamo per assistere alla demolizione della nostra Costituzione che è una Costituzione antifascista che si proponeva di costruire l’uguaglianza”.
Sul tema del giorno, Giorgio Bongiovanni sottolinea che fu una “nefasta trattativa perché lo Stato non voleva solo scendere a patti con la mafia, ma si serve a favore della mafia per raggiungere dei risultati criminali… Il nostro è una stato occupato da una maggioranza di delinquenti e criminali”. Proseguendo l’analisi della Guzzanti, spiega che un tempo la Trattativa avveniva “occultamente all’insaputa di tutti”, oggi invece accade in diretta “di fronte a tutti perché il fondatore del partito (Marcello Dell’Utri) che ha governato per 20 anni l’Italia è in carcere e il capo di quel partito, insieme allo Stato che Renzi rappresenta sta facendo un’altra trattativa. Lo Stato tratta con la mafia nel patto del Nazareno”.
Il Direttore di Antimafia Duemila, traducendo in numeri il bilancio di tutte le mafie italiane spiega che il crimine organizzato fattura in nero 150 miliardi di euro, ed un esperto del “Sole 24 ore” dice che se la mafia fosse quotata in borsa, avrebbe un valore di 1039 miliardi di euro e sarebbe in grado di acquisire tutte le aziende presenti sul mercato azionario. Nel dettaglio spiega che la ‘ndrangheta detiene il traffico mondiale di cocaina, e seppur in Calabria “stanno morendo di fame e c’è un altro tasso di disoccupazione” paradossalmente “la Regione calabrese, nei dati mafia (colletti bianchi) potrebbe essere lo stato più ricco del mondo” e aggiunge di aver preso conoscenza dal procuratore Gratteri “che stanno comprando tutti i mezzi di comunicazione”
Rivolgendosi alla Guzzanti, un liceale chiede cosa fare per migliorare il Paese e quali difficoltà ha riscontrato nella gestione del film, considerando che il Ministero dei beni culturali ha preferito finanziare un film di Belen invece che La Trattativa.
In risposta, l’attrice sottolinea che bisogna “occuparsi di politica e rendersi conto della situazione senza pensare che la mafia sia scollata dalle istituzioni… o farsi confondere dalle fiction televisive” che trattano il tema della criminalità organizzata, dissociandosi spesso dalla realtà. Riguardo il film evidenzia che il rischio di non terminarlo è stato sempre presente e “angosciante”, ma di aver trovato comunque soluzione. Conferma la bocciatura del suo film da parte del Ministero “seppur in commissione c’era la moglie di Antonio D'Alì che la settimana precedente era stato in parte assolto e prescritto per reati di mafia in primo grado… vivendo in una società mafiosa i posti vengono occupati da persone che non hanno specifiche competenze”.
Giuseppe chiede ai relatori un giudizio sul nuovo Presidente della Repubblica.
Tutti i relatori si mostrano semi ottimisti ma prudenti su Sergio Mattarella, al quale però, contestano l’invito al Quirinale rivolto al pregiudicato Silvio Berlusconi e si riservano di un parere più consolidato in futuro. La Guzzanti aggiunge che spera una maggior tutela della Costituzione, mentre Borsellino si augura che a differenza di Napolitano, protagonista degli “indicibili accordi” legati alle intercettazioni con Mancino e Loris D’ambrosio, non manchi di nominare il pm Di Matteo esprimendogli solidarietà e non osteggi il processo sulla Trattativa.
Una ragazza chiede all’attrice le ragioni dell’immagine dello stabilimento Ilva sul finale del film, che spiega il riferimento sottointeso al ricatto tra chi deve scegliere tra il lavoro e la morte.
Gaia domanda ai relatori una soluzione relativa al problema della corruzione nello Stato, che sfiducia i cittadini al voto.
La Guzzanti, risponde che gli elettori sono responsabili, seppur il voto è indebolito a causa del porcellum. Ritiene inoltre che il problema si risolve con l’informazione e la conoscenza dei candidati e che “la democrazia non si identifica soltanto col fatto che si può andare a votare, ma ci sono anche altri strumenti, altrimenti rischiamo di assomigliare agli USA dove più poteri sono concentrati nelle mani di pochissimi” ed elenca, libertà d’informazione ed espressione, istruzione adeguata, ecc.
Borsellino considera un errore non andare a votare perché agevola il partito della maggioranza che in passato ha patteggiato con la mafia e consiglia di scegliere sempre le persone da mandare nelle istituzioni, evidenziando quei giovani che in Parlamento stanno lavorando in contrasto col passato.
Bongiovanni, chiede ai giovani di approfondire sempre di più le tematiche affrontate nella mattinata fino a realizzare una scelta e riferendosi a Gaia dice, “se il nostro Stato è occupato da forze criminali, allora decidi per la tua vita, per il tuo futuro e quello dei tuoi figli, di fare una rivoluzione culturale, come i partigiani per liberare il nostro Paese. La parola più bella che Salvatore usa nelle sue manifestazioni più importanti è resistenza, noi dobbiamo fare resistenza e vincere questa battaglia, però dobbiamo fare delle scelte che sacrificano la nostra vita, come quella di impegnarci totalmente in quello in cui crediamo. Il voto è importante, ma noi dobbiamo andare a votare e vincere, votando persone di tutti gli schieramenti ma oneste. Dobbiamo resistere ma per fare resistenza dobbiamo fare una scelta di vita”.
Alessandra, chiede come possono i giovani riconoscere la speranza se i nostri politici più importanti sono incoerenti. La Guzzanti: “la speranza è il frutto di una decisione, il sorriso di chi ha vinto e di chi non si arrenderà mai”.
Il dibattito si conclude con un’interminabile applauso di una platea di 400 persone in piedi per omaggiare i relatori.
La giornata è proseguita alle 17 presso il Cinema Vittoria di Cassano Murge, dove 300 persone hanno assistito alle proiezioni del film “LaTrattativa” introdotte da Savino Percoco e Giorgio Bongiovanni intervenuto via skype. Al termine Sabina Guzzanti, dal treno diretto a Salerno ha salutato la platea in videoconferenza.
Alle 23:10, al termine della proiezione, l’attrice-regista è intervenuta presso il Cinema Comunale di Matera, dove nonostante la tarda ora, erano presenti circa 500 persone. Nell’occasione, e fuori programma, la Guzzanti ha invitato sulle scene il coordinatore del Movimento delle Agende Rosse Giuseppe Di Matteo per raccontare una sintesi del dibattito avvenuto al Liceo Scientifico Classico in mattinata, commovendosi alle parole del giovane e raccogliendo un caloroso applauso dalla pubblico in sala.
Se dovessimo dare un po’ di numeri, in un solo giorno, tra Cassano e Matera, circa 1200 persone si sono mosse per degli impegni per la legalità, di cui poco meno della metà giovani. Se Paolo e Giovanni fossero ancora qui, abbracciati, ci guarderebbero sorridenti.

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