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maggiani-chelli-giovanna-web2di Giovanna Maggiani Chelli - 31 gennaio 2015
Vogliamo dire la nostra sull’elezione del Capo dello Stato prima che domani: il capo del governo, Segretario del Partito democratico, sappia se i tatticismi per far eleggere il capo dello Stato dal Parlamento della Repubblica avranno avuto un esito favorevole e se già domani sera gli italiani avranno un nuovo Presidente della Repubblica.
Interveniamo in questo spazio che ci ospita perché siamo, o almeno così crediamo (sarà poi il processo di Palermo a sentenziare se ciò è vero o meno), le vittime di una ignobile Trattativa tra lo Stato e la mafia che ha visto morire i nostri figli e altri sono ancora oggi, dopo 22 anni, invalidi gravissimi.
In questi 20 anni sono passati ben tre capi dello Stato e noi abbiamo ogni volta sperato in un aiuto per la ricerca della verità sulla morte dei nostri parenti, ma rigorosamente, per 22 anni, ha prevalso una presunta Ragione di Stato.
Ora è arrivato il momento di eleggere il quarto capo dello Stato dalla strage e si dice che sarà il Presidente di tutti. Noi veramente speriamo che si tratti del Presidente di tutti, perché da giorni ci angoscia il dubbio, troppe ne abbiamo viste e sentite in questi 20 anni.
Venendo a ciò che ci preme, la verità sulla strage di via dei Georgofili del 27 maggio 1993 e, di conseguenza, su tutte le altre stragi del 1993, la nomina del nuovo Presidente della Repubblica ha finito, inevitabilmente, per coinvolgerci.
Infatti il capo dello Stato è anche il capo della Magistratura, tant’è che crediamo che i magistrati di Firenze Vigna e Chelazzi si siano recati negli anni dai vari presidenti della Repubblica a rendere noto ciò che avevano scoperto in fatto di “concorrenti esterni alla mafia” per le stragi del 1993.

Del resto l’ordine a procedere su certe personalità poteva venire solo dall’alto, ma non ci risulta che sia mai venuto. Ebbene, qual è il nostro timore? E’ che il nome di colui che sarà il capo dello Stato, forse già da domani, avrà una grande importanza, un’importanza proprio per la ricerca della verità su quel maledetto tritolo, quasi mille chili, che ha cambiato il corso della storia dell’Italia dal 1993 a oggi.
Infine, il nostro timore è che il futuro capo dello Stato possa, ancora una volta, sedersi su quella verità che tanto ci preme. Noi vogliamo sperare, ancora una volta, che non sarà così. Perché malgrado al capo dello Stato si debba un grande rispetto, è necessario per noi ribadire che i silenzi dei presidenti della Repubblica degli ultimi vent’anni ci hanno fatto molto male.
Inoltre, abbiamo il timore che il processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia possa avere davvero una vita breve.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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