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di Giuliano Girlando - 18 gennaio 2015

Due imprenditori escono allo scoperto e decidono di parlare alle telecamere del FattoTv.
“La nostra azienda è stata presa col ricatto, con metodi mafiosi, da parte di persone che solo legate al clan Fasciani”. Parlano due imprenditori del litorale romano che dopo anni di lavoro investimenti, si sono visti membri della malavita organizzata del litorale romano,  prendere la loro azienda.

La storia ha inizio sei anni fa quando, i due scoprono di aver lavorato fianco a fianco, per anni, con dei soci vicini al clan Fasciani che nel luglio 2013 viene colpito dall’operazione Nuova Alba. “Dopo aver subito il furto di un’auto aziendale, vengo a scoprire che su questa macchina c’era un fermo amministrativo di 70mila euro. Da lì, insospettiti, iniziamo ad indagare e ci rendiamo conto che la nostra azienda aveva un buco di circa un milione di euro, anche se per 10 anni, falsificando la contabilità dell’azienda, gli altri soci ci hanno fatto credere che fosse tutto a posto”.

Da quel momento è iniziato un vero e proprio ricatto e calvario per i due imprenditori che denunciano tutto all’autorità giudiziaria con non poche difficoltà. All’inizio infatti è stato difficile anche depositare la prima denuncia poiché le stesse hanno cercato di ostacolare la cosa. Devono quindi lasciare Ostia e il litorale romano per andare ad aprire una nuova attività da un’altra parte. E da questo momento uno dei pochi aiuti arriva dall’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione” che riesce dopo varie denunce a far arrivare un fondo iniziale per i due imprenditori.

“Ci hanno ricattato, minacciato e offerto di entrare a far parte dell’organizzazione criminale, ma noi abbiamo denunciato tutto. Il nostro primo esposto è del 2009  e ancora non abbiamo ottenuto risposte dalla magistratura, non abbiamo nessuna certezza. L’unica certezza è che l’azienda ora è sostanzialmente nelle mani dei Fasciani e noi, chiedendo prestiti, vendendo la nostra casa e subendo altre minacce, abbiamo aperto un’azienda da un’altra parte.”

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