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quirinale-colledi Giuseppe Pipitone - 3 settembre 2014
Una solidarietà bipartisan, dalla telefonata del premier Matteo Renzi, al messaggio dei presidenti di Camera e Senato Pietro Grasso e Laura Boldrini, fino alla forzista Maria Stella Gelmini e all’esponente di Ncd Dorina Bianchi. Poi ci sono gli attestati di vicinanza di Legacoop, Legambiente, Cgil, Confindustria, quindi è arrivata la telefonata del Quirinale, con Giorgio Napolitano in persona che ha alzato il telefono per manifestare la vicinanza della Presidenza della Repubblica. Lo Stato italiano, insomma, si è schierato interamente dalla parte di don Luigi Ciotti, il coraggioso sacerdote fondatore di Libera, oggetto delle minacce di Totò Riina. “Farà la fine di don Puglisi” ha sentenziato il capo dei capi di Cosa Nostra dal carcere milanese di Opera. E l’Italia per bene non ha perso tempo a manifestare tutta la sua vicinanza nei confronti del sacerdote minacciato. Un’azione unitaria e spontanea, che ha il merito di non isolare Ciotti e i vari attivisti di Libera che ogni giorno lottano contro Cosa Nostra in tutta Italia.

Peccato, però, che meno di un anno fa, quando oggetto della condanna a morte di Riina era il pm Antonino Di Matteo, dai vertici del Colle (come pure dalla maggior parte del Parlamento, dei sindacati e dalle associazioni di categoria) non arrivò mai alcuna telefonata al pm palermitano, neanche un messaggio, una lettera, una pacca sulla spalla: niente di niente. Un silenzio assordante, nei giorni in cui Riina auspicava un attentato spettacolare contro il magistrato palermitano.

Un silenzio che oggi, dopo il caso di don Ciotti, più che assordante appare rumoroso, oltre che ancora più incomprensibile. Possibile che il Colle ritenga di dover solidarizzare solo con alcuni dei condannati a morte da Riina? Possibile che al Quirinale non si rendano conto del pesante messaggio che si lascia distribuendo solidarietà e vicinanza utilizzando due pesi e due misure?

Possibile, anzi probabile. La Sicilia, forse l’Italia intera, è però un posto che nei suoi momenti delicati vive soprattutto di simboli, di segnali. Che sono positivi e luminosi quando vedono lo Stato unirsi vicino a don Ciotti. Diventano di segno completamente opposto quando lo stesso Stato (nella persona del suo più alto rappresentante) più che avvicinarsi ad un suo servitore sceglie la via del silenzio.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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