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ciotti-agostinodi Gilda Sciortino - 2 luglio 2014
“Se Nino e Ida fossero stati vivi avrebbero voluto festeggiare così. Lo stanno, però, facendo lassù, insieme a tutti i bimbi che sarebbero arrivati loro in dono. Non è per niente giusto quello che è successo, ma allo stesso modo li sento vivi oggi più che mai”.

Parla così Augusta Schiera, moglie di Vincenzo Agostino e madre di Nino, il poliziotto ucciso il 5 agosto del 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio. Una donna minuta ma piena di determinazione, Augusta, spinta dalla forza che le viene dalla fede a chiedere giustizia per quanto accaduto alla sua famiglia.

Non a caso, gli Agostino ieri hanno voluto festeggiare insieme agli amici e alla città il 25° anniversario delle nozze di questi due ragazzi, lei appena 19enne, ricordandoli attraverso le immagini del giorno del loro matrimonio, trasformando il ricordo di tanti in un vero e proprio inno alla vita, celebrato da tutti con trasporto e allegria. Convinti che l’amore e la memoria siano sempre più forti della morte stessa.

“Chi mi da la forza per andare avanti? La speranza della giustizia. Mio figlio apparteneva a uno Stato che, però, non ha onorato il suo sacrificio, mantenendo ancora il segreto sulla sua morte. Per qualcuno dovrei essere piena di rabbia, ma non riesco ad abbandonarmi a questo sentimento perché non saprei con chi prendermela. Non ho neanche idea di chi dovrei perdonare. A parte il fatto che dopo 25 anni non lo farei comunque. So solo che se incontrassi la persona che ha ucciso mio figlio, gli direi: “Per 25 anni ti sei goduto la famiglia, hai avuto dei figli e hai potuto amarli. Io, mio figlio, l’ho avuto per soli 28 anni”. E’ solo Dio colui che può perdonare. Quello che chiediamo io e mo marito è esclusivamente giustizia, restando l’uno aggrappato all’altro, sostenuti dalla speranza che un giorno la verità si saprà. Non possiamo fare altro che aspettare”.

2Bastano le parole di Augusta per capire quanto amore ci sia in questa coppia e quanta forza riesca ad animare il loro andare in lungo e largo per il Paese a raccontare la storia di Nino e Ida. In Vincenzo, per esempio, la cui barba cresce ogni giorno, imbiancandosi sempre di più, nell’attesa che giunga ben presto il giorno in cui potrà tagliarla e gridare a tutto il mondo che “giustizia è stata fatta”.

Una ricerca di verità, alla quale da anni si associano in tanti: coloro i quali conoscevano questi ragazzi, ma anche quanti non hanno mai avuto la fortuna di incontrarli e godere di quei sorrisi aperti, sinceri, che riempivano il cuore delle loro famiglia e degli amici più cari.

Un’occasione di gioia, quella di ieri, resa ancora più speciale dalla presenza di don Luigi Ciotti che, dopo aver fatto tappa in mattinata a Trappeto per festeggiare un’altra ricorrenza, ossia il compleanno di Danilo Dolci, che in questi giorni avrebbe compiuto 90 anni, ha trascorso il resto dalla giornata con la famiglia Agostino, celebrando la messa insieme a don Maurizio Francoforte e ad altri due sacerdoti, nella parrocchia di “San Geatano”, proprio quella che fu di padre Pino Puglisi.

Inevitabile, quindi, che ci fosse anche Gregorio Porcaro, che del sacerdote ucciso il 15 settembre del ’93 fu il braccio destro. Gremita di amici, parenti e conoscenti, la chiesa di Brancaccio, che ha accolto calorosamente quanti hanno voluto festeggiare questa ricorrenza insieme ad Augusta, Vincenzo, Nunzia e Flora, queste ultime le sorelle di Nino.

Flora, poi, solo da poco ha ricominciato a festeggiare il suo compleanno. Quel drammatico 5 agosto di 25 anni fa stava, infatti, compiendo i suoi 18 anni. Chiunque avrebbe voluto fermare il tempo, non potendo e volendo credere a quanto era accaduto. Non ha neanche voluto parlare ieri, ma solo fare in modo che tutto andasse bene, ottima padrona di casa e perfetta organizzatrice anche del rinfresco che la famiglia ha voluto offrire a quanti sono rimasti ancora un po’ con loro. Un modo per evitare di commuoversi ancora di più, perché di lacrime ne ha versate veramente tante in questi anni.

5Fortunatamente accanto a lei c’erano gli amici: Umberto Di Maggio, coordinatore regionale di Libera; Giovanni Palazzotto e gli aderenti a Cittadinanza per la magistraturaSimonetta Genova, abile moderatrice dell’evento; i ragazzi di Scorta Civica.

C’era anche Luciano Traina, fratello di Claudio, uno dei poliziotti della scorta del giudice Borsellino, che con lui rimasero uccisi il 19 luglio del ’92, il cui dolore si rinnova ogni volta che si commemora qualche vittima di mafia. E, lo sappiano bene, di occasioni a Palermo non ne mancano. Nonostante il ricordo colpisca ogni volta al cuore come una lancia che non manca il bersaglio, lui è sempre presente.

Così come Antonio Vullo, l’unico poliziotto sopravvissuto alla strage di via D’Amelio, per il quale la ricerca di verità rispetto a entrambi gli assassinii, quello di Paolo Borsellino e di Nino Agostino, restano misteri da svelare e per i quali è necessario continuare a spendersi.

Tra i presenti pure Angela Manca, la madre di Attilio, l’urologo trovato morto il  12 febbraio 2004, e Placido Rizzotto, l’omonimo nipote del sindacalista ucciso dalla mafia nel ’48 per il suo impegno a favore dei contadini siciliani. All’omaggio commosso di tutti i presenti, ieri pomeriggio, hanno anche contributo le immagini del video “Attimi di gioia”, curato da Giovanni Perna, che su Facebook gestisce una pagina dedicata alle vittime delle mafie, che racconta un pezzo di vita di Nino e Ida.

Ognuno dei presenti ha voluto lasciare il segno, omaggiando la famiglia Agostino di un pezzo del proprio vissuto: Pino Martinez, uno degli animati componenti del “Comitato di via Hazon”, storico per chi ha vissuto gli anni roventi di Brancaccio, che ha regalato un ulteriore momento di commozione grazie alla missiva di Augusta contenuta nel libro “Il miracolo di don Puglisi”, peraltro letta in diretta da Flavio Insinna, nel 2012, durante la trasmissione radiofonica di Rai Radio2 “Per favore parlate al conducente”; Michela Lina Rinaudo La Mattina, con la sua “Storia d’amore di Nino e Ida”; Michela Chiara Martorana, che ha recitato la poesia “Luna di miele e rosso sangue”, tratta dal libro “Dovere non coraggio”.

3Toccante, capace di far vibrare ogni parte del corpo, l’interpretazione, da parte della bravissima attrice Annalisa Insardà, del testo “Incredibile storia di Nino e Ida” , che ha strappato non solo parecchie lacrime, ma anche gli applausi convinti e scroscianti prima di tutto della famiglia Agostino.

L’incontro di ognuna di quelle mani ha risuonato profondamente nell’animo dei presenti, felici di avere preso parte a quella che ha voluto essere un’occasione di festa, per rendere merito e onore a un poliziotto come Nino Agostino e a una donna come Ida Castelluccio, sposa coraggiosa che, nonostante fosse consapevole che quelli erano gli ultimi attimi della sua giovanissima vita, ha trovato la forza di trascinarsi sino al corpo del suo amato Nino e, dopo averlo toccato, esalare l’ultimo respiro.

Un contatto di amore che, grazie alla forza e alla determinazione di tanti, anche dopo 25 anni, si affaccia nella memoria, vivido come se tutti fossimo stati presenti a quel tragico momento.

Tratto da: ilquotidianodipalermo.wordpress.com

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