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de-gennaro-cianciminodi Massimo Ciancimino - 25 giugno 2014
Oggi si è tenuta innanzi al giudice monocratico di Caltanissetta la seconda udienza per la richiesta di rinvio a giudizio nei miei confronti avanzata dalla procura nissena per il reato di calunnia aggravata. Tramite i miei legali Avv. Roberto D'Agostino ed Avv.ssa Francesca Russo ho chiesto di essere ascoltato innanzi al GUP di Caltanissetta per essere sottoposto ad interrogatorio di tutte le parti per la presunta calunnia al Dott. De Gennaro ed al Dott. Narracci, esponenti di punta dei servizi segreti italiani. Ebbene la mia richiesta accolta dal GUP si basa sulla piena contezza di non avere mai commesso, nella origine della condotta specifica del reato, la vera condizione a monte dell'art. 368 Codice Penale:

"CHIUNQUE......INCOLPA DI UN REATO TALUNO CHE EGLI SA INNOCENTE."

Non ho mai pensato per un solo istante da quando sono stato chiamato a testimoniare su fatti e personaggi, nonostante i tanti inviti a riflettere su quanto stavo dichiarando, che gli stessi fossero estranei alla vicenda della trattativa, sarei disposto a fare qualsiasi esame per poter constatare la mia buona fede, macchina della verità compresa, non ho mai accusato nessuno sapendo che lo stesso era estraneo alle vicende da me raccontate. Se ciò dovesse essere accaduto (e cioè che una persona da me accusata dovesse rivelarsi estranea) non sarebbe certamente per mia volontà, non accuserei mai nessuno sapendolo innocente.

La verità non deve conoscere ostacoli, chi continua a dirmi che ho esagerato sappia che se non si avrà la forza di andare oltre le solite barriere che da decenni limitano le inchieste per colpa di troppe memorie tardive ed omertà istituzionali non si arriverà mai alla verità: non devono esistere barriere tra le indagini per la trattativa e la verità, non può accadere in un paese che commemora come eroi le vittime di quelle stragi. Basta messaggi e lettere istituzionali ai familiari! Basta commemorazioni e navi di giovani! Pur essendo bellissime iniziative, senza il sostegno verso i magistrati impegnati in questo difficile lavoro e circondati da tanto ostracismo istituzionale, mai nessuna verità sarà restituita alle vittime di quelle orrende stragi.

Chi sostiene che le menti raffinatissime evocate da Giovanni Falcone dopo il fallito attento nella villa presa in affitto dal giudice all' Addaura, o la frase pronunziata dal giudice Paolo Borsellino al ritorno dal suo viaggio Roma "Ho visto con i miei occhi il volto della mafia" come raccontato dalla moglie, la Signora Agnese, e da altri testi, fosse un piano messo a punto dal solo Riina o insieme al Provenzano non vuole la verità, chi sostiene questa tesi vuole nascondere la verità, la offende, infangando anche la memoria degli stessi magistrati morti per servire un paese che ad oggi non gli ha mai reso giustizia.

Non sono pazzo, so che mi schiacceranno come un sassolino, non per questo dichiarerò di avere agito in mala fede, non accetterò mai né sconti di pena né riti alternativi per evitare pene pesanti ed eventuali mie responsabilità. Non si vuole ammettere che tutti siamo eguali innanzi alla legge e che tutti hanno l'obbligo di raccontare i fatti a loro conoscenza, in particolare chi rappresenta lo Stato, senza trincerarsi dietro più di 200 risposte "non ricordo", "non sono in grado di mettere a fuoco i fatti che mi si chiedono", o peggio, "Signor Giudice questo mio non ricordo è veramente genuino" non rendendo onore a colui del quale per decenni ha dichiarato di essere amico.

Sarò condannato, lo facciano, anche con il massimo della pena. Non temo il carcere, temo molto di più la vergogna, ho conosciuto purtroppo ambedue. Meglio dieci anni di carcere da uomo libero (solo la verità potrà rendere libere le persone), che cento anni da codardo e vigliacco in libertà. Chiederò che il mio interrogatorio vista la fase processuale, udienza camerale, possa tenersi a porte aperte, ne ho la facoltà.

In foto: Gianni De Gennaro e Massimo Ciancimino

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