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w-la-costituzionedi Giuseppe Pironaci* - 5 febbraio 2014
Perché una società vada bene, diceva Giovanni Falcone, basta che ognuno faccia il suo dovere. Le organizzazioni criminali si sono sostituite allo Stato laddove questo dovere è venuto meno: il dovere di tutelare l’individuo nei rapporti civili, etico-sociali, economici e politici, il dovere di disciplinare il corretto esercizio della funzione legislativa e giurisdizionale, il dovere di riconoscere l’individuo come un soggetto titolare di diritti inviolabili, il dovere di rispettare e considerare la Costituzione come la legge fondamentale dello Stato.
La corretta applicazione dei principi costituzionali avrebbe potuto rappresentare ed è un valido strumento per contrastare efficacemente gli effetti del sistema mafioso, tuttavia affinché i principi costituzionali rappresentino un deterrente per le organizzazioni criminali, è necessario che siano supportate da una forte e precisa volontà politica, solo uno Stato debole e assente costituisce l’incentivo al radicamento del potere mafioso. L’evoluzione del fenomeno mafioso impone alle istituzioni di avvalersi d’idonei strumenti giuridici, sociali ed economici, in un’epoca, infatti, in cui le organizzazioni criminali cercano di legittimarsi sempre più come potenziali datori di lavoro, lo Stato deve essere in grado di creare e offrire nuove prospettive occupazionali, facendo fede all’articolo quattro della Costituzione il quale afferma che "La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto". Lo schema usato dalle organizzazioni criminali è ben preciso: il consenso come fine, il lavoro come mezzo; quel consenso utile per il controllo del territorio, pilastro delle organizzazioni criminali che gli consente di infiltrarsi in tutti i rami della società, da quelli pubblici a quelli privati.

Uno dei punti fondamentali di un movimento antimafia dovrebbe essere quello di rappresentare la mafia come la negazione del futuro, del diritto ad avere libero e uguale accesso alle risorse, un basso livello d’istruzione ha finito inevitabilmente per favorire le organizzazioni criminali. Lo scarso impegno delle istituzioni nel promuovere e garantire il diritto allo studio, contenuto nei quattro commi dell’articolo trentaquattro, ha agevolato l’infiltrazione delle mafie nella società, presentandosi come modelli culturali vincenti hanno dimostrato come lo stato sia incapace di adempiere le sue funzioni primarie.
Le mafie si presentano come nuovi soggetti economici ma nel farlo alterano non solo le regole del mercato e della concorrenza ma anche il valore dell’articolo quarantuno della Costituzione il quale al 1 comma recita testualmente che "l’iniziativa economica privata è libera", precisando al 2 comma che "non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana"; in questo caso nessuno potrà intraprendere liberamente un’iniziativa economica perché il mercato risponde alle regole dettate dalle organizzazioni criminali, sono loro che forniscono servizi e controllano gli appalti, condizionando negativamente le sorti dell’economia italiana.
La mafia opera quindi come deformante, deforma il senso dello Stato, rende inesistente il confine tra legale e illegale, come potrebbe d’altronde essere tutelato il diritto alla salute, contenuto nell’articolo trentadue, se è garantito da persone assunte non per merito ma grazie alla forza intimidatoria e alla capacità corruttiva delle organizzazioni criminali? Come potrebbe essere garantito il buono andamento e l’imparzialità dell’amministrazione, contenuto nell’articolo novantasette?
La sottrazione di risorse, sia umane sia economiche, alla sanità, all’amministrazione, all’economia italiana, ha avuto notevoli ripercussioni sullo sviluppo del nostro paese, il solo rispetto ad esempio dell’articolo 9 (la Repubblica "tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione") avrebbe consentito di limitare fortemente il raggio d’azione delle mafie, avrebbe stroncato sul nascere i reati contro l’ambiente, contro il patrimonio artistico e soprattutto contro la salute. I principi costituzionali rappresentano delle linee guida non solo per le istituzioni ma anche per la società stessa, quando la Costituzione afferma che l’esercizio del voto è un dovere civico attribuisce implicitamente a ogni individuo la responsabilità di scegliere fra rappresentanti che si contraddistinguono per i loro comportamenti trasparenti, per la loro capacità di risolvere problemi di carattere economico e sociale, non il mafioso ma il politico come sinonimo di Stato.

* Un estratto dalla tesi di laurea di Giuseppe Pironaci

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