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jammer-prima-dopo-c-giancarlo-fessinadi Pippo Giordano - 22 gennaio 2014
Non amo questo Stato e quindi mi lasciano del tutto indifferenti coloro che ne detengono il potere a cominciare dalla prima carica dello Stato. La mia valutazione negativa di codesti personaggi risale a tanti anni fa, quando ho toccato con mano tutta l'ignavia posta in essere da coloro che si pavoneggiavano di rappresentare lo Stato: uomini vuoti, senza dignità che chiusi nelle stanze del potere, se non gioivano, di certo erano corresponsabili della crescente macelleria messicana del curtu di Corleone, al secolo Totò Riina. Ora questa persona che ha prodotto lutti a iosa, lo si fa assurgere a "commentatore politico" pubblicando i deliranti pensieri partoriti dalla sua mente criminale. Si consente a costui di minacciare di morte i magistrati palermitani e segnatamente il pm Nino di Matteo e tutto con assordante silenzio di chi rappresenta uno Stato che non c'è. E riaffermo con forza la mia totale indifferenza verso costoro. La natura, come sempre espressione ciclica di vita e di morte, ha fatto il suo naturale dovere. Ha concesso a Giulio Andreotti di lasciare indisturbato questa vita terrena, permettendogli di portare seco la soma delle gravi responsabilità in ordine ai suoi rapporti con Cosa nostra. Eppure, Andreotti, che conoscevo benissimo per averlo scortato numerose volte, ha incarnato lo  Stato che non amavo e che non c'è mai stato.

La mia visione di Stato era quella rappresentata da Chinnici, Falcone e Borsellino. Ma quanti Andreotti si sporcarono le mani del sangue dei miei colleghi, magistrati, carabinieri e vittime innocenti? Tanti, sono stati e sono davvero tanti. E oggi, sono lì a santificare ancora una volta tutta l'ipocrisia possibile; a manifestare arroganza che mistificandola e contrabbandandola per alti interessi dello Stato, rappresenta l'icona vincente del nulla. No! Balle. Non vi credo, più, sono cresciuto! Sono cresciuto guadando un fiume di sangue e facendo slalom dei corpi martoriati dei miei migliori amici, dei miei migliori Magistrati, tutti  ammazzati dalla mafia, nella totale indifferenza di chi pretende oggi rispetto. La rabbia che sale da dentro di me è ampiamente riservata a voi signori "potenti", talchè siete gli unici che ignorate le minacce di morte pronunciate di Totò Riina nei confronti di Nino Di Matteo. Non amo questo Stato, perchè di fatto permette l'acuirsi della pena di morte, ove persino un bambino di tre anni viene barbaramente ucciso dai mafiosi. Indegni uomini di appartenere a questo mondo. Un critico d'arte dai modi sgarbiani, ha sentito il bisogno di ergersi a paladino, denunciando per vilipendio del Capo dello Stato, Salvatore Borsellino. Il critico, la cui parola è stata messa in dubbio da numerose condanne, ahimè era girato dall'altra parte quando un suo ex datore di lavoro, offendeva a più non posso l'intero Corpo giudiziario di questo Paese, Ma si sa, l'esimio critico d'arte è sempre colui che affermò in pompa magna in quel di Taormina "la mafia non esiste", salvo poi sciogliere per mafia, il comune di Salemi, da lui amministrato in veste di sindaco. Uno Stato che non c'è, che annuncia l'utilizzo di sistemi di sicurezza a salvaguardia della vita del pm Nino di Matteo e che ancora oggi rimane solo uno sterile annuncio, atteso che il  "Bomb jammer" non è arrivato al destinatario. Ma in questo Stato che non c'è, potrei vedere almeno una volta un concreto fatto, piuttosto che annunci mediatici? Epperò abbiamo Totò Riina, nel ruolo di opinionista, che oltre ad essere cultore del sistema mafioso con le minacce di morte a Nino Di Matteo diventa il solo protagonista di uno Stato che non c'è. A chi giovano le elucubrazioni di Riina a uno Stato che non c'è o a quello che deve venire. semmai verrà? In ogni caso, lo Stato in cui mi riconosco è rappresentato dalle Procure di Palermo, Caltanissetta e Trapani, che mi fanno sognare un'Italia libera da condizionamenti mafiosi. Tutto il resto. dal sapore romano, non m'interessa.

Foto © Giancarlo Finessi

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