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manganelli-antonio0di Pippo Giordano - 21 marzo 2013
Martedì mattina ricevo la notizia che ad Antonio Manganelli, il sacerdote gli aveva somministrato l'estrema unzione: in cuor mio speravo in un miracolo. Erano giorni che un mio carissimo amico mi aggiornava sullo stato di salute del nostro “Capo”. No! Non andrò ai suoi funerali, perchè sono anni che mi sono imposto di non partecipare a funerali; sono anni che in silenzio e senza lacrime mi chiudo nel mio “Io” per ricordare le persone con le quali ho percorso la strada dell'onore, impreziosita da tanta morale. Non piango nemmeno più, neanche innanzi alla scomparsa di persone care, perchè le ultime lacrime le ho versate in via D'Amelio. E, quando leggo parole di odio che a prescindere vengono indirizzate alla polizia ed in particolare verso un uomo appena deceduto, mi chiedo se questo è davvero un Paese civile.

L'odio per i fatti della DIAZ, pervade ancora negli animi di tanti, nonostante le scuse di Manganelli, nonostante le condanne inflitte. Infatti, i commenti di oggi dimostrano per intero che quelle scuse e quelle condanne non hanno mitigato l'odio, talchè si odia la polizia a priori. Io, non ho mai perso occasione, a pari di Manganelli, e lo dimostrano i tanti miei post pubblicati, di condannare la violenza posta in essere alla DIAZ, come ho condannato coloro che hanno ucciso Aldrovandi o in generale l'allegro uso del manganello in occasioni di scontri tra polizia e manifestanti. Ma, a tanti non servono né scuse né condanne, perchè il gusto di odiare la polizia fa parte dello sport italico. E quindi, a tutti i detentori delle verità assolute a tutti coloro che abitano nel centro del mondo, continuate pure ad odiare: continuate ad odiare uomini viventi e non, così alla fine vi sentirete appagati pretendendo poi di inculcare l'amore ai vostri figli. Invero, nel caso di Manganelli, l'odio che state facendo emergere probabilmente aumenterà ancora. Persino, un alto funzionario dello Stato con inaudita idiozia ha espresso parole “inopportune” nei confronti di Manganelli e quindi della pochezza intellettiva di alcuni essere umani, non mi meraviglio più di tanto. Ed ora un mio pensiero per Manganelli. L'ho conosciuto negli anni ottanta a Roma. Io, allora avevo la funzione di “viaggiatore dell'investigazioni”, ovvero dopo l'allontanamento coatto dalla mia Palermo per motivi di sicurezza, mi recavo spesso nei luoghi dove le indagini sulla mafia richiedevano la mia presenza. Ed è stato in uno di quei momenti che al Nucleo Centrate Anticrimine dell'Eur, l'ho incontrato: faceva parte di un team capitanato da Achille Serra e composto da Gianni De Gennaro, Alessandro Panza, Francesco Gratteri, Nicola Cavalieri ed altri investigatori. Era il gruppo di investigatori emergenti, che in simbiosi con Ninni Cassarà, mio dirigente dell'Investigativa palermitana, collaborava con Rocco Chinnici, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Giuseppe di Lello. Per diversi mesi e in più occasioni, sono stato con Antonio Manganelli nel coadiuvare Giovanni Falcone all'interrogatorio di Francesco Marino Mannoia e di Salvatore Contorno. Poi, casualmente, ci siamo incontrati alla DIA di Roma, dove io nel frattempo ero stato assegnato. Qualche anno fa ho ricevuto un invito per partecipare a Roma, all'anniversario del 25esimo della costituzione del Servizio Centrale Operativo (SCO): nell'invito c'era scritto “ per aver contribuito alla crescita dello SCO”. Sono andato e li ho rivisto Manganelli e tutto il team investigativo degli anni 80: per me è stata un'emozione forte, sia per ritrovarmi coi compagni d'arme, che ricordare altri amici che nel frattempo mi avevano lasciato. Non voglio qui lodare meriti e conquisti della nostra attività contro Cosa nostra, ma vorrei far comprendere che Manganelli era una persona, onesta, mite. Un gentilissimo funzionario di Polizia d'altri tempi, sempre pronto a darti una pacca sulla spalla quando un'operazione non andava a buon fine: una pacca di incoraggiamento ed era questo modo educato, dolce e comprensivo che faceva la differenza. In genere, il carisma di un uomo è dato dalla capacità di farsi ascoltare, ma anche dalla difficile arte di ascoltare in silenzio gli altri. E, Antonio Manganelli, aveva queste qualità, perchè era semplicemente un Uomo.

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