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palermo ingroia homedi Danielle Sansone - 13 giugno 2012
Marcel Proust, diceva che il  solo vero viaggio non è cercare nuovi paesaggi ma avere occhi diversi per vedere. La frase che ho menzionato, in apertura a queste mie riflessioni sparse, è la stessa che il Procuratore Ingroia ha scelto per introdurre il suo nuovo scritto: Palermo, gli splendori le miserie, l’eroismo e la viltà (Editore Melampo).

Cominciare a leggere un libro, significa quasi sempre intraprendere una avventura che ti condurrà verso mondi nuovi o ad incontrare persone diverse e che in qualche modo proveranno ad arricchirti. Un vero e proprio viaggio dell’animo, una sorta di “catarsi interiore” aristotelica. Attraverso la storia, l’intreccio e le avventure dei suoi personaggi, diventiamo testimoni diretti di una purificazione o di una sublimazione dei sentimenti dell’autore di quelle pagine. Al termine di quel viaggio fra le parole e i pensieri, usciamo con la possibilità di vedere la realtà che ci circonda con occhi diversi.
“Palermo”, oltre ad essere un viaggio in una città bellissima e disgraziata, è un vero cantico d’amore. Un mondo a parte, con le sue contraddizioni eccessive. Un mondo che devi amare per forza se hai come desiderio forte quello di provare a cambiare. È stato questo il senso profondo che ha caratterizzato la vita di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino, palermitani che hanno cercato con la forza della legge e l’amore per la giustizia a cambiare e a rendere Palermo città di legalità.
Ed è questo l’obiettivo di un palermitano che può annoverare proprio come maestri Paolo e Giovanni. La dedica di apertura è tutta per loro.. un insegnamento unico, profondo. Un vero atto d’amore. Questo è il libro più introspettivo di quelli scritti fino ad ora dal Procuratore. Non è un sunto di una vita trascorsa fra le mura del Palazzo di Giustizia spesa per cercare di sconfiggere e debellare un cancro invasivo come quello mafioso. È un racconto di sé, del proprio “io palermitano”. Di un cittadino che forse più di ogni altro sente forte il legame con la sua terra.

Non si può restare indifferenti al vero amore che trasuda dalle parole del magistrato. La consapevolezza di vivere ed operare all’interno di un territorio che convive ogni giorno con la puzza dell’omertà e del compromesso. In un contesto del genere anche lo svolgimento di una funzione così delicata, come l’amministrazione della giustizia, può assumere una connotazione diversa. Perché non si tratta semplicemente di comporre una controversia o  comminare una pena mediante una sentenza di condanna: significa far valere la giustizia sullo scempio che di essa ne fa l’agire mafioso.
Palermo è la città dove Antonio Ingroia è nato e cresciuto. Che ha imparato a conoscere in tutte le sue sfumature. Dove ha vissuto ogni giorno della sua vita. Per un magistrato antimafia è importante conoscere il luogo dove svolgere la sua missione.. bisogna conoscere le mille sfumature di uno sguardo, di una frase.. perché la mafia è anche lì in un semplice atteggiamento o una smorfia del viso che può cambiare significato se trasposta in un contesto particolare. Ha conosciuto bene la sua città, ha imparato ad amarla. Ma non poteva pensare di doverla conoscere perché un giorno avrebbe dovuto difenderla da un male dilagante.

È la semplicità dei pensieri che ha caratterizzato e caratterizza ancora la vita di quest’uomo, che da studente sognava di frequentare il centro sperimentale di cinematografia e di realizzare un sogno bellissimo ma la contempo difficile: diventare regista e descrivere la realtà con un tocco diverso e con la fantasia di chi sa guardare oltre.. quello studente che oggi è diventato magistrato un po’ per caso, un po’ per necessità è un uomo dello Stato , che si imbarazza davanti agli sguardi di chi lo vede come un “eroe” per l’importanza del lavoro che svolge.  Un Antonio Ingroia, diverso, inedito, molto intimo. Si apre con la dolcezza delle parole per raccontare episodi che hanno caratterizzato la sua vita e quei fatti che oggi stanno segnando la storia della nostra Italia. Sono queste le cose che mi hanno colpita: la dolcezza, unita alla semplicità del pensiero. Senza dover utilizzare frasi ad effetto, lui riesce ad entrare con facilità nell’animo e nel cuore di chi lo legge. Scorrere quelle pagine, significa camminare velocemente in quelle strade e sentire l’odore di sangue misto a quello degli agrumeti che proviene dalla Conca d’Oro. Ma significa entrare in una storia fatta di dolori e di perdite importanti che segnano profondamente la vita di chi le vive. Non ha una storia professionale facile, Antonio Ingroia. Nonostante abbia quel sorriso sempre pronto ad illuminare il suo viso, sente la mancanza di quei due maestri che lo hanno preso per mano e lo hanno condotto lungo questo cammino. Alla scoperta di quella Palermo che da adolescente, da giovane universitario, non aveva ancora conosciuto. Di quella Palermo che aspetta solo di essere liberata per vivere una primavera eterna, senza il fiore del male ad imbruttirla. Lo scopo di ogni scrittore, quando inizia a concepire una produzione narrativa, è sempre quello di entrare nell’animo del lettore. Ebbene, con questo suo libro, Antonio Ingroia non solo è entrato nella mente di chi lo ha letto. Ma ha lasciato nel cuore un segno tangibile del suo amore per la Terra bellissima e disgraziata.

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