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i vicere delle agromafie armeli verticaleIl nuovo libro di Luciano Armeli Iapichino
di AMDuemila
A distanza di due anni, lo scrittore messinese pubblica la sua nuova inchiesta editoriale:

I Viceré delle Agromafie. Storia di sbirri, bovini, malarazza, antimafia e mascariamenti, Armenio Ed. pp.145, 2020.

Un lavoro di ricostruzione certosina su quello che è stato ed è l’Affaire Nebrodi, ovvero uno scontro senza esclusione di colpi tra criminalità e Forze dell’Ordine ma anche tra istituzioni.

Una storia che muove da una provincia, quella messinese, da tempo ormai diventata “scaltra”, e che s’inerpica tra declivi e laghi mozzafiato per finire nelle zavorre del mascariamento.

Una storia, quindi di persone perbene, colletti bianchi, mafia dei pascoli e corvi che si sono dati appuntamento in questo paradiso di Sicilia per sferrare l’ultimo attacco al senso della civiltà, al concetto di “bene” e a quello di giustizia, disorientando un’opinione pubblica sempre più incredula e divisa. In altre parole, è una storia che sferra il colpo mortale alla ricerca della verità e a quella, un tempo nobile, disciplina chiamata antimafia.

Tutto ruota attorno all’azione di “bonifica” avviata da quella che fu definita “squadra dei vegetariani” coordinata dall’allora ex vicequestore aggiunto Dott. Daniele Manganaro, al Protocollo di Legalità, oggi legge dello Stato, voluto da Giuseppe Antoci, ex Presidente del Parco dei Nebrodi, all’operazione Gamma Interferon, alla prematura scomparsa di due uomini in servizio presso il Commissariato di Sant’Agata di Militello, Tiziano Granata e Calogero Emilio Todaro, ai corvi che hanno delegittimato il tutto, sino alle risultanze della Commissione regionale Antimafia sull’attentato allo stesso Antoci.

armeli iapichino luciano bw 610 2Armeli Iapichino apre a una serie di interrogativi sul sistema delle truffe Ag.E.A. e, con un’analisi dettagliata che ripercorre a ritroso la mafia dei Nebrodi sino ai nuovi assetti delle nuove consorterie criminali, tenta di fornire al lettore il marcio che si cela negli anfratti più reconditi di boschi millenari in cui l’abitudine dei corvi di mascariare l’istituzione perbene è rimasta la stessa.

Un libro importante, come scrive il Presidente della Fondazione Antonino Caponnetto, Salvatore Calleri, che ne ha curato la prefazione, che giunge nel difficile periodo storico in cui viviamo: la pandemia e i suoi effetti collaterali, la corruzione inarrestabile, l’antimafia in cortocircuito e dopo la vicenda delle scarcerazioni che sembrano spingere il sistema-Italia sull’orlo del baratro.

Un libro che serve a ripensare il senso della lotta alla mafia, che dovrebbe essere definitivamente scevro da condizionamenti politici e di meschine logiche di opportunismo, il senso dell’informazione sulla mafia e i suoi supporters (i lor signori colletti bianchi e non solo), il senso della democrazia in un Paese dai tempi comodi nel restituire verità e giustizia ai familiari delle vittime di mafia.

Un libro, insomma, necessario per comprendere il passato e il presente (e forse la direzione futura) non solo di quell’area bellissima che si chiama Parco dei Nebrodi, ma della Sicilia intera.

A breve la calendarizzazione delle presentazioni.

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