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citta insensibiledi Rosa Landi
Non ci sono attenuanti, il nuovo pamphlet che il sociologo e scrittore Carmine Zamprotta ci consegna, (“La città insensibile” Graus Edizioni euro 15,00), è una chiara e lucida fotografia di Napoli che inquieta il lettore sin dal titolo perché il capoluogo partenopeo è definito una città insensibile. Un po’ come “La città distratta” di Antonio Pascale che, però, all’epoca raccontava la sua Caserta. Zamprotta mette in chiaro subito le cose sin dalle prime righe. Il quadro è pericoloso, l’età di chi delinque e dei soldati della camorra si è abbassata notevolmente. Ragazzini disposti a tutto, con sete di denaro, fame di scalare velocemente la gerarchia interna ai clan che adesso, però, non sono più strutturati come una volta. Ma non è solo questo l’aspetto pericoloso su cui l’autore pone l’accento, visto che da sempre si lavora per realizzare, anche con successo, progetti di inclusione a favore dei cosiddetti ragazzi a rischio, di quelli che hanno già commesso reati, e devono scontare i loro sbagli in carcere, e di chi, invece, vive nel disagio sociale. Ecco, il corto circuito che preoccupa non poco l’autore è la contiguità della cosiddetta borghesia o delle classi agiate al malaffare. In pratica la classe alta non può, non riesce o non vuole fare a meno di vivere a braccetto con l’illegalità. In alcuni casi per pura comodità, quando si tratta di arrivare in ufficio e trovare il posto riservato dal parcheggiatore abusivo solo per fare un esempio, in altri, invece, per pura convenienza economica. La camorra è pervasiva ma può godere sempre di più dell’appoggio e del sostegno di professionisti: riciclaggio del denaro con i centri scommesse, ingresso nel settore agro alimentare e nella ristorazione per dar vita anche a un indotto pulito che offra un’immagine di ottimo livello. Gestione della musica neomelodica con la realizzazione di tv e radio che offrono a giovani sconosciuti la possibilità di farsi conoscere, l’infiltrazione nella gestione delle case popolari che diventano veri e propri fortini dei clan. Penetrazione nella religiosità popolare e reclutamento di guardiani alla giornata per monitorare le piazze di spaccio. Questa è una nuova strategia, in pratica si fanno lavorare ragazzi che non sono affiliati al giorno cambiandoli ogni giorno. Questi, in caso di attesto, non potranno comunicare i nomi alle forze di polizia perché non conoscono nessuno del clan. Nella prefazione firmata da don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis, ci si concentra proprio sull’azione di recupero dei ragazzi ma alla voce del sacerdote e vicario episcopale della Chiesa di Napoli, fa da contraltare la penna di Zamprotta che considera, senza mezzi termini, le scelte politiche degli ultimi trent’anni semplici spot ideologici che le amministrazioni succedutesi hanno inseguito per nascondere i veri problemi della città. Questo libro è un turbillon di emozioni, soprattutto quando Zamprotta si sofferma sul ricordo di alcune vittime innocenti della criminalità. In nome di tutto questo varrebbe la pena rimboccarsi le maniche e, seriamente, costruire politiche sociali, azioni di prevenzione e repressione serie e concrete.

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