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di Piero innocenti
Quasi una ventina di tonnellate di hashish sequestrate dalle forze di polizia in questi primi cinque mesi del 2019, incluse le 5,5ton intercettate, a maggio, al largo di Marettimo, a bordo della barca a vela Solen I salpata dal Marocco. L’operazione, condotta dai finanzieri con la collaborazione della DCSA (Direzione Centrale per i Servizi Antidroga) e delle autorità di polizia francesi, ha portato al’arresto dei tre turchi a bordo del natante. Singolare la riproduzione del marchio Mercedes su alcuni dei colli contenenti hashish ad indicare la proprietà dello stupefacente e la presumibile destinazione verso il mercato tedesco. Il mare Mediterraneo si conferma, dunque, uno dei bacini marini maggiormente interessati dai traffici di stupefacenti. Ad aprile, nel porto di Lecce, era stato bloccato un altro consistente carico (6,2ton) di hashish. Quantitativi che, poi, vengono parcellizzati per il trasporto verso le altre città da corrieri e mininarcotrafficanti rendendo più difficile il lavoro delle forze antidroga che pure operano apprezzabili sequestri di hashish un po’ dappertutto. E’ il caso di Livorno con 267kg e di Roma con 327kg a gennaio scorso, di Napoli con 1.2173kg e di Milano con 348kg a febbraio, di Cagliari con 114kg e ancora Roma con 126kg a marzo. I sequestri complessivi di stupefacenti dei primi cinque mesi di quest’anno, secondo dati elaborati dalla DCSA, sono già di oltre 32ton con un trend in aumento rispetto allo stesso periodo del 2018 (circa 19ton), anno che pure aveva registrato alla fine il sequestro di oltre 100ton di stupefacenti (i dati consolidati saranno resi pubblici nel consueto rapporto annuale 2018 in fase di di redazione dalla DCSA). Il record dei sequestri annuali di hashish risale al 2014 con il picco di oltre 113ton sul totale nazionale di 154,506kg di stupefacenti. Si fa, intanto, sempre più accesa la polemica sulle vendite (bloccate) della c.d cannabis light in molti negozi italiani dopo la recente sentenza della Cassazione che, a Sezioni Unite, ha ricordato il divieto di vendita ex art.73 del testo unico sugli stupefacenti di tali sostanze “salvo che i prodotti siano in concreto privi di efficacia drogante”. Sarà importante leggere le motivazioni della sentenza anche per capre meglio, speriamo definitivamente, quale percentuale di thc (il tetraidrocannabinolo) abbia “efficacia drogante”. Già a febbraio di quest’anno la Corte di Cassazione Penale, con la sezione III, era intervenuta sulla liceità della commercializzazione della canapa industriale (sentenza n.7649) ricordando alcune disposizioni contenute nella legge 242/2016 (“Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustria della canapa”) introdotte con le finalità chiaramente espresse nell’art.1, comma 1 e cioè quelle di sostenere e promuovere, tra l’altro, la coltivazione “quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità”. L’art. 2 della legge suddetta, poi, stabilisce le condizioni di liceità della coltivazione di canapa sempre che la percentuale di thc non sia superiore allo 0,2% (il rispetto di tale limite è imposto per l’importazione dei semi di canapa dal Regolamento (UE) n.1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 dicembre 2013). Sempre all’art. 2 sono indicati i prodotti ricavabili dalla lecita coltivazione della canapa come alimenti e cosmetici, canapulo, oli e carburanti per forniture alle industrie, coltivazioni destinate al florovivaismo, attività didattiche ecc… Naturalmente può capitare (e capita) che durante la coltivazione le sementi sviluppino una quantità di thc ben superiore allo 0,2% che, anche se ricompresa entro il limite dello 0,6%, potrebbe essere idonea a produrre quell’effetto drogante rilevabile. Un bel grattacapo, insomma, soprattutto per chi deve fare attività antidroga su strada. Nell’attesa i negozianti di cannabis light farebbero bene a limitare le vendite a biscotti e lecca-lecca.

Tratto da: liberainformazione.org

Foto © Imagoeconomica

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