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kuciak jan fidanzatadi Maria Grazia Mazzola
Seguo i giornali slovacchi dopo la pubblicazione - nella mia inchiesta per TV7-TG1 dell’1 febbraio - di alcune fotografie di Ján Kuciak spiato e pedinato. Prima questione: le fonti di una giornalista sono coperte dal segreto professionale. Un segreto che riguarda l’onore professionale e la deontologia, il rispetto assoluto delle fonti. Desidero si sappia pubblicamente che da troppe parti ho ricevuto ‘strane’ e reiterate richieste su ‘chi sono le mie fonti’, come ho avuto le foto, chi le ha scattate. Nessuno si sta chiedendo come mai quelle foto siano all’interno del fascicolo di indagine sugli omicidi di Ján Kuciak e Martina Kušnírová. E questo è un fatto.
È certo però che i killer le conoscevano, questo mi risulta. Come mai le conoscono? Chiunque le abbia scattate, sono servite ai killer. E questo è il secondo fatto grave. Non si possono trarre conclusioni affrettate su chi le ha scattate e saltare i passaggi logici, come leggo in taluni giornali, genera confusione e inquinamento della verità. In Italia spiare un giornalista è reato e io credo che le foto rivelate da me siano gravissime perché dimostrano che una persona onesta, perbene, un reporter di eccellenza come Ján Kuciak - non un delinquente - con una famiglia di onestà esemplare, è stato pedinato e spiato con un teleobiettivo a distanza, fotografato come se fosse un criminale. Per due motivi. Scoprire e dunque bruciare le sue fonti - Jan indagava su affari sporchi di imprenditori - e conoscere i suoi spostamenti fino a davanti la sua casa dove è stato assassinato con la sua compagna.
Lo hanno fotografato lì dove è stato assassinato. Questo è un fatto. Io trovo questo fatto SCANDALOSO. Ján Kuciak aveva denunciato Marián Kočner che risulta essere in una lista di mafiosi della polizia slovacca, questo ha dichiarato Peter Bárdy - caporedattore di Aktuality - nella mia inchiesta per TV7. Perché la procura generale di Bratislava non ha indagato sulle minacce a una persona perbene? Perché Kočner non è stato indagato e seguito per quelle minacce delle quali ci sono le prove? Per caso in Slovacchia si vuole giustificare il mondo al contrario? Questo è lo scandalo vero.
Lo scandalo non è la rivelazione che ho fatto delle foto, cioè la prova del pedinamento di un giornalista di prestigio. È trasparenza rendere pubblico un fatto grave come quello. Lo scandalo è che uno Stato non ha tutelato e non ha protetto un suo giornalista in Europa. I giornalisti seri e di prestigio sono il vaglio della democrazia: e in Europa la Slovacchia ha dimostrato di avere dei gravi problemi con la democrazia. Se si ferma la verità giornalistica entriamo in un regime e usciamo dalla democrazia. Attenzione. Io sono indignata come giornalista che da trent’anni si occupa di mafie nei canali Rai del servizio pubblico italiano, per il trattamento che il collega Kuciak ha subito. Leggo dai giornali slovacchi che ci sarebbero altri colleghi spiati in Slovacchia, a loro va la mia solidarietà. I giornalisti seri vanno rispettati e protetti dallo Stato, sono un bene dei cittadini. Chi tradisce la Costituzione e le leggi invece va perseguito. Compreso lo spionaggio per fini privati.
Ján Kuciak aveva 28 anni e dei sogni da realizzare: i mandanti, chi ha ordinato il suo omicidio devono essere accertati senza dubbi. Ján poteva essere ucciso in qualunque momento, era un facile bersaglio. Ma quelle foto e quella modalità del duplice omicidio in casa, dimostrano un ‘alto livello’, una firma che doveva diventare un avvertimento per tutti gli altri giornalisti. E Martina io credo fosse il secondo obiettivo non casuale dei killer. Perché con buona probabilità conosceva i timori di Ján e i suoi nemici e condivideva con lui tutto. Martina era un testimone delle confidenze di Jan.
Quattro mesi prima è accaduto alla giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia, assassinata con un’autobomba a Malta. Anche lei indagava su affari sporchi, milioni di euro. Anche lei pedinata, minacciata e fotografata. Quanto pesano in Europa oggi questi omicidi sulla libertà di informazione? Il giornalismo investigativo è sotto attacco e la società civile fa bene a scendere in piazza a protestare per reclamare verità e giustizia per Ján e Martina. E a Malta gli attivisti protestano per reclamare la verita sui mandanti di Daphne Caruana Galizia ma il governo è sordo e non concede una inchiesta pubblica.
La società civile deve reclamare il diritto di i sapere la verità anche per tutti i giovani che vogliono una Slovacchia legale e onesta. Che garantisca diritti, giustizia e verità. Leggere oggi sui giornali slovacchi dichiarazioni da certa parte politica secondo le quali la rivelazione delle foto fatta da me rallenterebbe le indagini sugli omicidi mi provoca solo indignazione, perché la circostanza non è affatto vera. Perché dovrebbero essere rallentate? Mi sembra una pressione a uno stop alle inchieste ai giornalisti. Quelle foto sono la prova che in Slovacchia è stata spiata una persona pura come il diamante prima del suo omicidio e questo è uno scandalo europeo, non solo slovacco.
Il 21 febbraio sarà un anno che mancano Ján e Martina: sia fatta luce e largo al buon giornalismo e alle indagini che accettino la verità.

Tratto da: buongiornoslovacchia.sk

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