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Non gioisce Paolo Borrometi, il giornalista sotto scorta da cinque anni, a cui il vicepremier Luigi Di Maio ha “dedicato” lo scioglimento del Consiglio comunale di Vittoria, ma chiede che non si faccia di tutta l’erba un fascio e che non si semplifichi la questione.

“La narrazione per cui il marchio infamante dello scioglimento del Comune per mafia riguarda città e cittadini di Vittoria è sbagliata. Il marchio infamante non riguarda né la città né i cittadini ma tutti quei politici che negli anni hanno fatto patti con il diavolo, cioè con la mafia e i clan e che risultano chiaramente dalle indagini della Dda di Catania. Non ho gioito per quanto accaduto; so bene che lo scioglimento di un comune non è mai una cosa positiva, perché significa che lo Stato come istituzione ha perso. E’ chiaro però che a Vittoria, e lo dicono sia le mie inchieste giornalistiche, sia le indagini delle forze dell’Ordine e della Magistratura, c’erano evidenti e chiare situazioni di compromissioni tra chi rappresentava istituzioni e chi rappresentava i clan”.

Che significa compromissioni? A cosa si riferisce?
“Quando certi boss parlano con amministratori dell’epoca, chiedendo favori o prebende, finiscono per influenzare il loro operato e mi riferisco alla gestione della nettezza urbana e del mercato di Vittoria, allora è chiaro che la compromissione è netta. Per assoluta onestà bisogna anche riconoscere che questo provvedimento rischia di riguardare, almeno per la percezione che ne ha l’opinione pubblica, solo chi amministrava attualmente. Non è così: bene fa l’attuale sindaco Giovanni Moscato a sottolineare che lo scioglimento riguarda un decennio di attività amministrativa, e non l’ultimo anno in cui si è insediata l’attuale amministrazione. Deve però riconoscere che anche lui (e gli auguro di uscirne preso) è stato toccato dall’inchiesta con una accusa comunque grave per un amministratore, che è quella di corruzione elettorale, seppur escludendo legami con la mafia. Verità per verità.

Un tweet, per ‘dedicare’ lo scioglimento del Comune.
“Ripeto, non ho gioito ma sono orgoglioso comunque e onorato, dal fatto che una istituzione della Repubblica come il vicepremier abbia un pensiero per quello che è stato il mio lavoro di tutti questi anni che mi è costato, come tutti sanno, agguati fisici, violenze, minacce e perfino l’organizzazione di un attentato. Il mio lavoro è chiaro a tutti e le inchieste sono visibili, mostravano il marcio che c’era a Vittoria e non solo. Penso che il Tweet si riferisse in modo complessivo non solo alle inchieste giornalistiche su mafia e politica ma ai cinque anni di sofferenze. Voglio solo ricordare che la vita sotto scorta non è un privilegio ma un inferno”.

Qualcuno è pronto a puntare il dito contro di lei perché anche il Comune di Scicli venne sciolto a seguito di alcune sue inchieste, e gli amministratori poi vennero assolti penalmente.
“Chi oggi inneggia al caso Scicli deve ricordarsi che quel comune, in cui vertici dell’amministrazione sono stati assolti con formula piena, nelle sentenze amministrative, ovvero con due gradi di giudizio e con sentenze in giudicato, sono state confermate le commistioni tra criminalità organizzata e macchina amministrativa, rendendo evidente la bontà dello scioglimento. Da un lato giustizia penale e dall’altro quella amministrativa. Non si possono citare le sentenze che convengono e le altre no, bisogna rispettarle tutte. (*giad*)

*(FONTE GIADA DROCKER PER IL GDS)

Tratto da: laspia.it

Foto © Paolo Bassani

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