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martino gennaroRiflessioni
di Gennaro Matino
Esiste ancora la compassione? Di sicuro. Ma ultimamente scarseggia. Non temo Salvini, tantomeno Trump, anche loro faranno i conti con il tempo che passa e la “gloria” di oggi, come per tutti, solo lontano ricordo: “Sic transit!”. Mi preoccupa che in un istante mi sia risvegliato tra gente che sembra l’abbia dimenticata, che ne ha perso le traccia, semmai l’abbia mai conosciuta la compassione. Pensavo fosse un incubo e presto risvegliandomi avrei riabbracciato la normalità del quotidiano. Invece normale oggi è l’odio, la rabbia che mai così virulenta avevo conosciuto, che sentivo appartenesse ad altra epoca, ai racconti dei nonni. Cresciuto mentre sventolava la bandiera della pace, non mi ero accorto che stavamo precipitando in una guerra ingiusta, amara, disumana di tutti contro tutti. Dove stai andando mondo?
Salvini, Trump passano, ma altri possono capitalizzare del loro lavoro se il campo ben coltivato del rancore di oggi porta tanti frutti, altri capi potrebbero sorgere, peggiori dei predecessori a inventare nuove imprese di sconosciuto odio, se la compassione diventasse solo ricordo. Tempo schizofrenico, il nostro, che lascia per ore il fiato sospeso di miliardi di uomini e donne a raccogliere reperti di storia drammatica ed esemplare di 12 ragazzini prigionieri in una grotta in Tailandia, di ritrovamento impossibile, di soccorsi straordinari, di ancor più impensabile ed insperato salvataggio, gioia per vita ritrovata, giovane, nostra, benché lontana migliaia di chilometri e che resta impantanata nel suo squallido egoismo che impedisce di vedere altri bimbi sulle proprie sponde, a due metri da casa, infischiandosene del loro grido disperato.
Ho trovato vergognoso l’attacco che la rete ha riservato a don Ciotti e a quanti come lui si schierano, mostrano il volto, parlando alla luce del sole di compassione. Una maglietta rossa, solo icona di tenerezza per chi soffre, è diventata lo spartiacque tra la poesia di un gesto e la volgarità del pensiero contrario che non è contrario perché pensa diversamente. Ci può essere chi abbia altra idea, altra interpretazione, ed è giusto che ci sia. Ma la violenza spiegata di truppe di assalto contro la bellezza della sola compassione che altro non chiede che tenerezza di parola è davvero il quadro di un momento tragico della storia, dove essere disumani è diventato un vanto.
Anch’io penso che ci sia da fare tanto per dare giusta accoglienza a chi disgraziato in patria cerca aria altrove, anch’io so quanto marciume si nasconda dietro chi approfittando del dolore degli ultimi ne fa vile guadagno, sono convinto che si debba prestare più attenzione tra i diversi richiedenti asilo, ma l’odio va oltre, non trova giustificazione in una esigenza sacrosanta di mettere ordine in una materia difficile. È la compassione che è stata massacrata da politici scellerati, che dell’odio hanno fatto il loro bottino, il linguaggio che meglio garantiva i risultati da loro sperati. È la compassione ultima frontiera di umana avventura che tradita sta scassando religioni, chiese, città, nazioni, famiglie.
La compassione quel sentimento puro che convincerebbe Gesù e Budda, i giusti di ogni tempo e di ogni nazione per il quale un individuo percepisce emozionalmente la sofferenza altrui desiderando di alleviarla. La compassione è l’unico linguaggio dell’uomo che lo rende davvero umano. Non sarà un’economia più produttiva, non sarà una religione appagante, non sarà un partito vincente, non sarà una filosofia seducente a rendere l’uomo migliore o il mondo più vivibile. Solo la compassione può essere il motore, la ragione, l’origine, il metodo di tutto quanto. E se la compassione svilisce il resto diventa insignificante, rovina su se stesso. Che insegneremo ai nostri ragazzi? La paura dell’altro? Quale mondo consegneremo nelle loro mani dopo che lo avremo saccheggiato di ogni pietà?
Non è in gioco il futuro politico di Salvini o di Trump, all’improvviso è il mondo che è a rischio di umanità e quando l’umanità è tradita non c’è limite alla depravazione, all’oltre ancora da oltrepassare e se oggi paga chi cerca sponde amiche e trova inferno, domani non è detto che capiti a me, a te, a chiunque prima o poi si trovi maciullato dal vortice dell’odio che per poter produrre consenso e conservare il potere deve sempre rinvigorirsi divorando nuova materia, nuovi soggetti, nuovi argomenti. Con più crudeltà, con sempre più volgare violenza. “L’uomo non troverà la pace interiore finché non imparerà ad estendere la sua compassione a tutti gli esseri viventi”, così Albert Schweitzer, così è per chiunque nella verità ricordi l’antico detto di casa nostra: “Chi vo ‘o male e l’ate ‘o sujo sta areta ‘a porta”, “Chi desidera il male degli altri il suo già sta arrivando”.

Tratto da: napoli.repubblica.it

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