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colajanni giorgiodi AMDuemila
Una notizia improvvisa ci ha colto nei giorni scorsi. La perdita di un amico come Giorgio Colajanni. Da sempre in prima linea in tante lotte sociali e civili con l'Anpi, con l'associazione antiracket "Libero Futuro" fino al suo impegno come portavoce di "Scorta civica", il cartello di associazioni e cittadini nato a Palermo il 20 gennaio 2014 al fine di offrire solidarietà e sostegno all'azione dei magistrati minacciati dalla mafia.
Per onorare il suo ricordo vogliamo proporvi alcune sue parole in un'iniziativa a sostegno del pm Nino Di Matteo, condannato a morte dal Capo dei capi, oggi deceduto, Totò Riina.
"In realtà spesso c’è la tendenza, anche della parte più sensibile della città, a delegare. Riceviamo tanti complimenti - affermava Giorgio - ma, contemporaneamente, ci accorgiamo che c’è una scarsa consapevolezza rispetto al fatto che occorre puntare anche sulla quantità ed essere presenti. Quello che andiamo, infatti, ripetendo da anni è che le battaglie bisogna portarle avanti non solo in occasione delle tragedie. Certo, di fronte alle stragi la città ha reagito, è scesa in piazza, ha contestato e preteso. Oggi noi pretendiamo che i magistrati vengano protetti da vivi. E’ un concetto molto semplice da capire. Vogliamo, poi, contestare quanti ci accusano di 'fare il tifo' per un solo magistrato. Non è così e rispondiamo a queste critiche malvagie che vorrebbero i magistrati zitti, silenti, in attesa dell’ennesima strage". Di Matteo è sicuramente un simbolo della lotta alla mafia perché lo hanno scelto gli esponenti della mafia, da Riina in carcere a Messina Denaro latitante. Basta fare riferimento alle intercettazioni, nelle quali proprio Riina lo definisce ripetutamente un magistrato “potentoso”.
"Non bisogna certo essere un grande conoscitore del linguaggio mafioso - proseguiva ancora lanciando anche un appello per la cattura del super latitante Matteo Messina Denaro - per capire che, con questo termine, vuole dire che è un magistrato che ha fatto, sta facendo e farà danno alla mafia, quindi deve saltare in aria. Ancora più assurdo che questa cosa venga negata ripetutamente, affermando che si tratta di invenzioni. L’ultimo blitz, che ha portato in galera una serie di persone, tra cui l’avvocato che ha curato la vendita di alcuni box ai mafiosi, ci ha confermato che sono stati venduti per acquistare il tritolo. Che va trovato. E va arrestato Matteo Messina Denaro, la cui latitanza non dovrebbe esistere in un paese democratico. Noi ultimamente lo abbiamo definito “latitante di stato”, rievocando un importante intervento di Pio La Torre che, al pari, denunciava la latitanza di Liggio come latitanza di Stato. Gode sicuramente di una protezione molto alta, alla quale va posta fine".

A Matilde, Enrica, Enrico e Luigi esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza. Ricorderemo sempre Giorgio, e lo vogliamo onorare ringraziandolo per il suo impegno costante. Per molti cittadini sei stato una forza trainante e la speranza è che altri possano prendere esempio dalla tua grandissima voglia di lottare. Ciao Giorgio!