Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

mazzola maria grazia x610Aggredita recentemente a Bari mentre svolgeva il suo lavoro di cronista per la RAI
di Paolo Tognina - Video

La  giornalista italiana Maria Grazia Mazzola, ospite a Lugano della "colazione per le donne" - un incontro aperto a donne di tutte le confessioni -, è stata aggredita, a Bari, dalla moglie di un boss mafioso, mentre svolgeva il suo lavoro di cronista. Maria Grazia Mazzola si occupa da anni di mafia, politica e criminalità organizzata. Ma questa giornalista è anche una donna di fede evangelica.

Come descriverebbe, in breve, il suo profilo?
Sono una giornalista professionista, e sono una protestante. Scopo della mia professione è la ricerca della verità. In quanto giornalista sono al servizio dei cittadini, della società civile, delle vittime della mafia, degli ultimi. Sono una esperta di mafia e, come dice bene don Luigi Ciotti, presidente di Libera, combattere le mafie è dentro la missione dell'evangelo, e io sono assolutamente convinta di questo.

Lei si occupa di un fenomeno che cresce grazie alle zone grigie, in cui non si dice la verità. Che cosa rischia inoltrandosi nel territorio delle mafie?
Nel corso degli anni sono stata minacciata, pedinata, e sono state aggredita fisicamente da una condannata per mafia, a Bari, il 9 febbraio. Ora c'è un'inchiesta penale per la quale indaga la Direzione distrettuale antimafia di Bari. Questo vuol dire che è stata data rilevanza all'aggressione fisica che ho subito. Mi è stato dato un pugno, sull'orecchio, e ho avuto 40 giorni di prognosi. La vicenda non è conclusa. Sono una cittadina operatrice di legalità, rispettosa della Costituzione, e sono stata aggredita da una condannata per mafia - dichiarata pericolosa socialmente nel 2004 -, libera senza una misura. Lei è ancora libera e io sono stata 40 giorni a casa a curarmi. Questo è uno scandalo.

Maria Grazia Mazzola aggredita a Bari

Che cosa la spinge ad andare avanti nella sua professione?
L'amore per la verità. La nostra società è in difficoltà perché ama poco la verità. Siamo tutti chiamati ad amare la nostra comunità, le nostre collettività, il nostro Stato, la Costituzione, le leggi, ad amare gli ultimi e a cercare, anche a mani nude, la verità e la giustizia. Non c'è pace in una società senza giustizia.

Quanto è pericolosa la mafia oggi?
La mafia è pericolosissima, perché gli investitori non investono nei territori dove si sa che c'è un controllo mafioso. Ecco perché siamo tutti chiamati ad aprire gli occhi. La lotta alla mafia non è un problema solo della Sicilia, della Calabria o del sud, è un problema mondiale. Anche per la Svizzera, e dunque anche i cittadini svizzeri devono aprire gli occhi su questo.

Ci sono dei settori in particolare dove la mafia attualmente sta investendo, si sta espandendo?
La questione dei rifiuti, i rifiuti tossici. Ci sono imprenditori del nord Italia - lo ha detto il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci -, che vanno a cercare gli 'ndranghetisti perché smaltiscono a poco prezzo e in modo abusivo. Questo è lo scandalo. Purtroppo i paesi che non stanno adeguando le loro legislazioni se ne accorgeranno troppo tardi.

Maria Grazia Mazzola intervista il pm Nino Di Matteo

Questa sua lotta per la verità, per la legalità, per la trasparenza, per la giustizia, come si lega con la sua fede?
Sono cresciuta con una mamma di fede protestante, siciliana, io sono di Palermo. Sono... un po' una mosca bianca no? Vengo da una famiglia attivista, sindacalista sui diritti dei cittadini, democratica. Sono cresciuta con esempi come quello di Pio La Torre, di mio nonno antifascista. Mi è stato insegnato a dire la verità, a ricercarla e a tendere la mano al più debole. Poi ho visto insanguinare la mia città con molti omicidi, di cittadini e addirittura di bambini. E quindi lì ho capito. Ho cominciato a scrivere programmi per la Rai regionale della Sicilia, ho cominciato con la radio, con programmi di inchiesta sui bambini maltrattati, poi su mafia e droga, e poi sono passata alla televisione, con Michele Santoro. Ho lavorato a Samarcanda, poi al Tg1, Ballarò, Report, Annozero. Ho lavorato veramente tanto nella mia vita, non mi sono mai fermata. Non ho fatto carriera, sono ferma con lo stipendio da oltre vent'anni, ne sono orgogliosa perché fino ad oggi io ho lavorato sempre e soltanto al servizio del cittadino, mai dei potenti.

Per il suo lavoro e il suo impegno lei ha ricevuto molti premi e riconoscimenti, inoltre è spesso invitata a conferenze ed eventi. C'è tra questi incontri un momento particolare che le piace ricordare?
Sono stata di recente a Enna dove mi è stato consegnato il premio Iride dalla Fidapa, che è una organizzazione nazionale e internazionale di donne, sempre per l'impegno sociale. E quello che più mi ha commosso sono state le classi dei bambini della scuola media che sono arrivati preparatissimi sulla mia storia professionale, sui servizi che ho fatto, sulle inchieste che ho fatto, e mi hanno posto domande mature, serie e competenti e hanno scritto poesie e riflessioni che ho pubblicate sulla mia pagina Facebook. Sono felice al pensiero che domani questi bambini potranno essere cittadini in pieno, testimoni della cultura della legalità.

Tratto da: voceevangelica.ch