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20180227 dalla chiesa nando manifestazione scuola oristanodi Adriano Ardu
Il Liceo Classico di Oristano accoglie il Professor Nando Dalla Chiesa

Oristano, Liceo Classico Salvatorangelo De Castro. Palestra dell’istituto. Chi vi scrive, ci ha rimesso piede stamattina dopo più di trent’anni, da quando feci l’ultima lezione di “ginnastica” nell’ultimo anno di liceo.
Non ci sono andato per curiosare o per assistere ad un evento sportivo, ma per assistere ad una conferenza con Nando Dalla Chiesa, dal titolo “La mafia in Italia, origini storiche e situazione attuale”. Il 21 marzo ricorre la “giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”, e il dirigente scolastico Pino Tilocca, instancabile organizzatore di eventi nelle sue scuole, ha organizzato l’incontro con il noto professore e presidente onorario di Libera.
L’incontro è riservato esclusivamente alle ultime classi dei licei classico, scientifico e artistico di Oristano e dell’istituto superiore di Terralba. Non è previsto pubblico, nonostante ciò, siamo riusciti ad entrare nella palestra.
La sala è gremita, tutte le sedie sono occupate da circa 200 studenti. Si inizia con i saluti e la presentazione del dirigente Tilocca, che ringrazia l’ospite e presenta l’evento del 21 marzo. Lascia poi la parola alla Professoressa Sabrina Sanna, che dialogherà con il professor Dalla Chiesa, non prima di aver ricordato ai ragazzi le molteplici attività da lui svolte: scrittore, saggista, giornalista, politico, professore universitario….
Quella che segue è la fedele cronaca.
Prof.ssa Sanna: Davanti a noi abbiamo giovani che non hanno conosciuto le stragi, se non tramite i filmati, è utile che loro capiscano cos’è la mafia.
Dalla Chiesa: La mafia è una forma di esercizio del potere, favorisce anche servizi illegali, cerca profitti nei mercati, ma la prima definizione è per me quella più giusta. È un potere con regole diverse da quelle previste dalla Costituzione, usa la violenza, se necessario. Gli studiosi non parlano di potere, solo quelli che ne hanno avuto a che fare.
Con alcuni miei studenti stiamo facendo uno studio su un comune, Brescello (RE), sciolto per mafia. Un gruppo di ragazzi come voi hanno intervistato persone e filmato quello che succedeva, il sindaco parlava come un sindaco di un paese di mafia. Il potere cambia anche il linguaggio. Il fenomeno mafioso si fonda sull’idea che se il potere lo ha lo Stato, me lo prendo io, con il “potere militare” ed economico. Questo sia per la mafia che per la n’drangheta. La n’drangheta oggi è la più forte organizzazione criminale d’Europa.
Le parole della mafia sono da interpretare, i fatti sono chiarissimi. Il potere si è manifestato con le stragi, le devastazioni edilizie nelle città, la mafia porta la bruttezza, lo squallore. Da Napoli a Caserta è tutto uno scempio edilizio, nulla che fosse pensato per i giovani. Investire sui giovani non rende, non è vendibile; cos’è un campo di calcio? Uno spazio sterminato dove non ci puoi fare niente, non ci puoi costruire.
Prof.ssa Sanna: Mafia e luoghi comuni, ad esempio la mafia esiste solo al Sud. Ci vuole spiegare la verità!
Dalla Chiesa: Tutti gli autori dei fatti criminosi sono stati inizialmente assolti la prima volta e centinaia di mafiosi sono stati sradicati dai luoghi di origine e trasferiti in altre regioni (confino), ma lì hanno messo radici, in luoghi apparentemente incompatibili con loro. In poco tempo, con i loro soldi, hanno “colonizzato” le zone, piano piano. Non infiltrazione ma colonizzazione.
Prof.ssa Sanna: Come possiamo educare i giovani alla legalità, quella giusta?
Dalla Chiesa: Non servono molto le ore nelle scuole sulla legalità. Conta il sentire l’appartenenza allo Stato in cui viviamo, è un rapporto che si forma giorno per giorno. Devono essere chiari i ruoli, lo Stato deve far capire che lo Stato è amico, non puoi pensare di usare lo Stato come uno straccio. Questo deve essere chiaro anche per i criminali. Il concetto di legalità nella giustizia è importante, riconoscere i diritti altrui è una forma di rispetto. Fare legalità è grande cosa, ci tiene insieme, spesso i luoghi della legalità si scordano di essere i luoghi della legalità e della giustizia. Questo fa male.
Prof.ssa Sanna: Altra cosa importante è la conoscenza, come possiamo far si che i giovani capiscano che è importante la conoscenza?
Dalla Chiesa: Per sconfiggere un avversario, devo conoscerlo.
Nei convegni, i pseudo esperti di mafia esordiscono dicendo: La mafia non è più quella di una volta, con la coppola e la lupara, ora il mafioso veste in doppiopetto, è un manager, parla l’inglese, prende le decisioni nei piani alti dei grattacieli della City, manda i figli a studiare a Boston e Oxford ... Chi ascolta annuisce con la testa, io mi chiedo, perché la gente fa così?
La coppola non è solo della mafia, appartiene alla cultura contadina, la lupara si usa ancora. Quanto ai figli che studiano a Boston e Oxford, non ce n’è stato nemmeno uno di figlio di boss che studiasse lì. Quanto al parlare in inglese, i boss della n’drangheta ad esempio, parlano in calabrese, manco in italiano. Si riuniscono nei bar, nelle pizzerie, nei circoli, non nei piani alti delle City. Quanto al doppiopetto, il più delle volte sono vestiti in tuta, basta guardare i filmati degli arresti o quelle riprese nei covi.
Ma allora, perché ce li rappresentano così? È una questione psicoanalitica. Abbiamo bisogno di non guardarci intorno, se il mafioso è come ce lo rappresentano, come facciamo a tenerlo lontano? Dove potremo incontrarlo? Fa piacere alla gente sentire che il mafioso abita in luoghi che la gente non frequenta. Sapere la verità fa male: nei luoghi dove viviamo noi!
Comunque la conoscenza del mafioso può derivare dagli studi sistematici degli atti giudiziari.
Prof.ssa Sanna: Io dico che l’Italia è un paese senza memoria. Ci può aiutare a capire il valore della memoria?
Dalla Chiesa: Questo è un valore alto. Prima parlavo con Tilocca del libro di due magistrati che hanno subito tantissimo. Alcune cose non le ricordavo.
Vi porto un esempio. Nel 1983 a Torino fu ucciso Bruno Caccia, un magistrato, era il periodo del terrorismo e Torino ne era molto interessata, soprattutto terrorismo di sinistra. Due anni fa, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, Caccia è stato ricordato come vittima delle Brigate Rosse. Com’è possibile? Si sa che è stato ucciso dalla n’drangheta. È terribile quest’ assenza di memoria.
L’umanità è passata attraverso tante tragedie, i miei studenti studiano l’orrore, che è una faccia dell’uomo.
Prof.ssa Sanna. Nella prefazione del suo libro “Album di famiglia”, lei ha scritto: so cos’è la famiglia. Volevo chiederle se la famiglia, come istituzione, può valere come luogo di valori condivisi.
Dalla Chiesa. In famiglia si discute, gli affetti si rielaborano, non è un luogo chiuso a se stesso. Fa pensare agli altri e si può costruire tanto. La famiglia è luogo di memoria, certo, ma è anche memoria di quello che c’è intorno. L’incontro di oggi fa memoria, io torno a Milano e ne parlo con i miei studenti e i miei ricercatori, è giusto che si sappia altrove.
Noi abbiamo fatto una ricerca per conto del Ministero dell’Istruzione sull’insegnamento alla legalità, circa mille pagine. Ebbene, le pagine dedicate alla Sardegna sono solo quattro, possibile? Io sapevo che si era attivi, dall’80 ad oggi sono stato tante volte da voi, ma non se ne parla, non ci sono documenti. La memoria non l’aveva custodita.
Prof.ssa Sanna. Lei spesso dice “per chi si muore”, vorrei che ci ricordasse perché suo padre è morto. È morto per tutti noi, io lo so. Ci regali un ricordo di suo padre, il suo insegnamento più alto.
Dalla Chiesa. Nulla di quello che vi ho detto sarebbe stato così se non fossi passato attraverso una certa esperienza di vita. Papà era stato a Palermo non solo come prefetto, ma in precedenza come colonello dei carabinieri. All’epoca fece una circolare per imporre il “lei” e non il “tu” quando i carabinieri parlavano con i cittadini, esigeva il rispetto.
Mio padre non mi ha mai parlato della Costituzione, la praticava con gli esempi. Le istituzioni contano più della famiglia. Ho fatto le scuole 20180227 platea studenti dalla chiesa scuola oristanosuperiori in quattro città diverse, con i disagi del caso, quando arrivavano gli ordini di trasferimento, non c’era famiglia che tenesse, non diceva “i ragazzi devono studiare e finire l’anno in quella città”. Lo Stato valeva di più, e non perché la famiglia non contasse. Era un vanto per noi che lo Stato scegliesse il capofamiglia per certi incarichi. Questo è il rapporto famiglia – bene comune.
Prof.ssa Sanna. Spesso chi lotta contro la mafia si sente solo e resta solo, anche suo padre. Perché ci si sente così soli in questa lotta?
Dalla Chiesa. Innanzitutto perché la mafia accerchia. Non erano solo uomini della politica che non volevano mio padre, c’erano anche magistrati che lo deridevano. Il questore (o il capo della mobile, non ricordo bene), mentre il prefetto rischia la vita combattendo la mafia, dice: “che se ne stia al mare a sciacquare le palle”.
L’educazione alla legalità e la lotta alla mafia sono nate nelle scuole quando mio padre andò in due scuole a Palermo, a parlare; investe sui giovani. Su invito delle scuole, lui ci va e parla di politica, delle raccomandazioni, della droga, allora le morti per eroina in Italia erano tantissime. Grande lezione, fatta da una persona che non era abituato a parlare ai ragazzi, se non ai giovani carabinieri. Dopo il suo assassinio è nato il comitato antimafia nelle scuole.
Si è legato ai preti di quartiere, ai sindaci dei paesi minori, al Cardinale Pappalardo. Ha fatto grandi cose, se pensiamo alla strada che ha fatto il movimento antimafia, il comitato sindaci antimafia eccetera.
Prof.ssa Sanna. Suo padre era grande amico di Pio La Torre, ideatore della legge Rognoni - La Torre sull’associazione mafiosa, abbiamo però dovuto aspettare anni (il ’96, legge 109) per la confisca dei beni alla mafia.
Dalla Chiesa. La Torre preparò la legge sull’associazione mafiosa, ma fu accantonata, lui portò avanti quella e la confisca dei beni, chiedendo al Presidente del Consiglio di mandare mio padre in Sicilia. La Torre fu ucciso non per aver ideato quella legge, ma “per tutta la sua vita”. Dieci giorni dopo il suo assassinio fu approvata la legge, con la firma del ministro Rognoni. Nel ’96 invece, dopo una grandissima raccolta di firme da parte di Libera per chiedere di destinare beni immobili alle società o associazioni senza fine di lucro, ci fu la legge sulla confisca. Fu una cosa rivoluzionaria, passò per miracolo perché il Parlamento stava chiudendo. È una legge bellissima, con un grande valore sociale, andrebbe incrementata. Solo nel 2010 fu istituita l’Agenzia che deve gestire e assegnare i beni confiscati.
Prof.ssa Sanna. In un altro suo libro “Una strage semplice” narra le morti di Falcone e Borsellino, strage in due atti, altri due uomini soli. Lei ha poi scritto un bellissimo monologo teatrale su Emanuela Loi. Può farci un accenno su questi personaggi?
Dalla Chiesa. Parlare delle stragi è complicato, i ragazzi non avrebbero tutti gli strumenti. Il libro l’ho scritto “a memoria”, senza consultare niente, avevo tutto presente dall’inizio degli anni ’70 al ’92. Questo vuol dire che i fatti raccontati sono avvenuti davanti a tutti, eppure nella strage in due atti quella storia è sempre stata raccontata saltando passaggi fondamentali, per questo l’ho scritto.
Falcone e Borsellino sono stati soli in modo diverso, Falcone più di mio padre. Non ho mai visto nessuno subire quello che ha subito Falcone. Tutti sapevano che sarebbe stato ucciso, anche i bambini, che giocavano alla sua morte. Con Falcone, per la prima volta in Italia, fu condannato all’ergastolo il vertice di Cosa Nostra, 130 anni ci sono voluti! Palermo e l’Italia ha conosciuto veramente Falcone solo il giorno del suo funerale. Con Borsellino non è stato così, anche per il senso di colpa che si aveva per Falcone. Quando Paolo fece il suo ultimo discorso in pubblico, io c’ero, la gente applaudì per 12 minuti, gli era vicino.
Ho scritto “Poliziotta per amore” prendendo spunto da Emanuela Loi. Di lei mi colpì il fatto che una donna facesse il servizio scorta e scorta poi a persone come Borsellino. Mi commosse e mi colpì che la sua mano fu ritrovata al terzo piano del palazzo.
Prof.ssa Sanna. Il suo prossimo libro “Per fortuna faccio il prof” racconta la speranza?
Dalla Chiesa. Io faccio un bellissimo mestiere. Ho fatto politica per un po di tempo, per portare in Parlamento valori che contribuissero alla lotta alla mafia. Allora c’erano le preferenze, non come ora, era il periodo di Mani Pulite e il Parlamento sembrava “un covo di malfattori”. Entrai nella commissione cultura, non in quella antimafia come chiestomi. La seconda volta uguale, la terza volta ho chiesto io di entrare nella commissione antimafia perché i miei colleghi … facevano poco, non sapevano nulla, incredibile! Io abitavo vicino a Piazza Navona, ma in tanti anni forse ci sono andato una volta, stavo sempre a lavorare.
Non mi è tornato indietro niente.
Successivamente non fui più candidato e sono tornato all’Università. Mi sono accorto di produrre di più come lotta alla mafia di quando ero in Parlamento. Adesso in Lombardia sono molto attivi e informati. Ora, ovunque vada, vedo miei allievi impegnati nella lotta alla mafia, sotto diverse vesti, sindaci, giornalisti… Milano è diventata “la capitale dell’antimafia”.
Mi torna più del doppio di quello che do.
Prof.ssa Sanna. Grazie di cuore.
Dirigente Scolastico Tilocca. Sono stati cento minuti di ascolto, vanno presi per quello che avete sentito con le orecchie, ma con la carica che il professor Dalla Chiesa ci ha dato, esempio della sua vita, della sua professione. Ognuno si porti con sé le sue riflessioni. Duecento ragazzi hanno ascoltato con un silenzio rumoroso, partecipe, pieno di parole. La scuola deve accompagnare a riflessioni, sulla mafia come oggi. Ho voluto molto che il professor Dalla Chiesa arrivasse in questa scuola, poche ore ma intense. Un grande regalo per noi.
Dalla Chiesa. Grazie per l’invito, costruito con molta tenacia. Grazie a voi.
Mi piace terminare questa cronaca riportando i commenti di due studenti e della professoressa che ha dialogato con Dalla Chiesa, presi dai social, a dimostrazione dell’interesse, la maturità, il coinvolgimento e l’ottimo lavoro che si sta facendo ad Oristano nelle scuole guidate da un dirigente scolastico attento alla realtà di quello che succede e non burocrate. Complimenti Pino.
Oggi a scuola, io e i miei compagni abbiamo avuto l'onore di assistere alla conferenza del Dott. Nando Dalla Chiesa. Noto professore residente a Milano, nonché presidente onorario di Libera: un'associazione nata con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta contro le mafie e promuovere legalità e giustizia.
Due ore ricche di emozioni uniche che hanno suscitato in noi tante riflessioni. Sono state molteplici le tematiche trattate, al fine di non farci dimenticare quanto la mafia sia stata un grave dilemma, che, sebbene in maniera minore, sussiste ancora. Una vera e propria crescita morale.
Ringrazio di cuore il preside Pino Tilocca e le professoresse Sabrina Sanna, Rita Sanna e Dora Pinna per averci dato il privilegio di ascoltare e incontrare un grande esempio per tutti noi”. (Eleonora Frongia, studentessa)
 “Oggi abbiamo vissuto, noi studenti del De Castro, un'esperienza davvero unica. Nando dalla Chiesa, professore universitario di Sociologia della Criminalità Organizzata presso l'Università Statale di Milano, figlio del Generale dalla Chiesa, ha tenuto un discorso nei locali della Nostra scuola. Il suo intervento è stato certamente stimolante e ricco di riflessioni, ma occorre ringraziare altresì la prof.ssa Sabrina Sanna, che quest'anno sta svolgendo numerosi dialoghi con grandi scrittori e insigni personaggi, soffermandosi anche sulle loro opere letterarie. E parimenti esprimo un mio ringraziamento sentito al preside Pino Tilocca. Senza dimenticare le prof.sse Rita Sanna e Dora Pinna”. (Alex Alessio, studente)
Grazie di cuore. Il silenzio, l'attenzione e l'interesse che avete mostrato mi ripagano di tutta la fatica e mi testimoniano che, davvero, il lavoro dell'insegnante, come diceva il prof. Dalla Chiesa "Quello del professore è un mestiere sceso dal cielo!" ... e io stamattina mi sono sentita un po' parte di quel pezzo di cielo, un utile strumento nel costruire una scuola attenta all'altro, nella quale gli studenti si sentano accolti e amati e che dia loro memoria e identità!
Grazie di cuore a Nando dalla Chiesa per la sua lezione di vita, un profondo senso di riconoscenza al Preside Pino Tilocca e tanti complimenti ai nostri magnifici studenti che ci hanno ascoltato in un silenzio che vale più di mille parole!” (Sabrina Sanna, insegnante).

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