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giarrusso c emanuele di stefano 900"È un sabato qualunque", diceva una canzone in voga qualche anno fa, un "sabato italiano".

Si, è decisamente un sabato italiano, ma non qualunque se sei seduta per prendere un aperitivo con un caro amico di passaggio dalle tue parti e questo caro amico, il giorno prima, ha saputo di essere ritenuto "pericoloso" da un boss mafioso al 41 bis.

Siedo, infatti, con un analcolico alla frutta in mano, di fronte al mare delle Apuane e Mario Giarrusso davanti. Mario, con il suo solito sorriso, che diresti serafico e appagato dalla brezza di mare che inizia a sentirsi e il piacere di trovarsi lì, a fare due chiacchiere tranquillamente.

Tutto così apparentemente normale anche se già il suo essere qui davanti mi è gesto alieno che, minacce mafiose a parte, meriterebbe il Nobel della Delicatezza, merce decisamente in estinzione! Capita, infatti, che io non sia riuscita ad andare a salutarlo alla festa del suo Movimento la sera prima e lui, come accennato prima, non sia voluto ripartire senza prima salutarmi di persona, dato che non mi aveva vista.

Scusate ma a me, sarà che viviamo tempi duri per la sopravvivenza della delicatezza nel muoversi fra le persone, ma una cosa così sarebbe incredibile per chiunque ormai, ma da parte di uno che solo due giorni prima ha saputo di essere pericoloso per uno dei Graviano, diventa addirittura miracolosa!

Da parte di uno "pericoloso ", per un boss rinchiuso al 41 bis. Quel 41 bis che con la sua attività parlamentare Mario Giarrusso ha difeso e difende, impedendo che tanti potessero accedere ingiustamente a benefici che determinino la liberazione anticipata.

Bene, ce l'ho qui davanti questo gigante impetuoso che tanti conoscono per l'espressione genuina e decisamente diretta del suo pensiero, ma pochi, probabilmente, per la capacità di delicatezze come quella riservatami stamani. Delicatezza enorme mentre lo guardo e penso che la sua testa magari stia girando a mille su altro, sulla propria persona, sulla propria famiglia, su quello che potrebbe cambiare nella possibilità sempre avuta di muoversi e gestire la propria vita senza doverne rendere conto a nessuno che non siano se stesso ed i propri cari.

Invece non sembra per niente. Mario non mi ha vista ieri, ed è qui. Con il suo sorriso, la sua gentilezza e la sua "presenza". Non parliamo di quello che è accaduto. È stato tutto molto veloce ed improvviso. Ma anche senza parlarne si sa benissimo che, in situazioni così, molto cambia. Anzi tutto.

Siamo qui, a discutere delle nostre famiglie, di politica, di impegno ma anche di buona cucina e, sinceramente, a me non interessa se lui sia 5stelle, che io non lo sia o cos'altro.

L'impegno su cose come chiarezza, trasparenza, legalità, giustizia, diritti non ha bandiera se c'è chi davvero li porta avanti senza farne chiacchiere come tanti, ma mettendoci la faccia come lui e come tutti quelli che fanno nomi, cognomi, o che indicano dove, come, quando e perché quella cosa si dovrebbe fare e come. Ai Mario Giarrusso "pericolosi" si sta vicino senza abbandonarli mai.

Senza mai dare l'impressione di poterlo essere o diventare "soli", in ogni cosa che faranno e che hanno fatto. E questo è il dovere di chiunque di noi semplici italiani ma, soprattutto, di chiunque dei suoi colleghi in qualunque scranno istituzionale sia seduto in Parlamento o nelle istituzioni.

"Qui è tutto un tifo, anche la solidarietà", ha scritto meravigliosamente stamani Giulio Cavalli, un altro che cosa significhino certi tipi di "messaggi" sa benissimo cosa voglia dire. Uno che si è visto recapitare addirittura una bara in teatro e che, invece, va avanti lo stesso.

Con il teatro, come Giarrusso con il suo mezzo, la Commissione Antimafia, il suo lavoro il suo impegno o altri, come tanti giornalisti alla Paolo Borrometi, con lo scrivere e il denunciare. Ecco, la solidarietà è una e non ha fan club.

Insomma, sono qui e saluto Mario che è in partenza. Un saluto alla sua meravigliosa famiglia, un buon viaggio e un bacio alla Sicilia che amo tanto e lui rivedrà a breve. Mario Giarrusso, "pericoloso".

Scenderà dall'aereo fra un paio d'ore e troverà in aeroporto un alto ufficiale, che gli spiegherà come e in che modo la sua vita cambierà ora per questo suo essere " pericoloso". Ma prima ha salutato un'amica che non aveva visto la sera prima e che si è chiesto come mai mancasse. Piccolezze certo.

Ma delicatezze che dicono molto, che fanno intravedere un mondo ed un modo di essere "dentro" che non è da tutti. Cose che ad oggi, le sanno fare solo certi uomini e certe donne. Perché saper avere attenzione e rispetto per le piccole cose fa capire quanto possano essere poi grandi e importanti l'attenzione e rispetto per quelle enormi, quelle che hanno valore per tutti.

Roba che i "quaquaraquà" non capiranno mai. "Pericolosi" sono i grandi, infatti. Ma grandi davvero. In tutto.

Tratto da: huffingtonpost.it

Foto © Emanuele Di Stefano

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