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pif c ansadi Andrea Tuttoilmondo
Cessato il chiasso che ha riempito i saloni di Palazzo d’Orleans e sgomberata la presidenza dalle ruote delle carrozzine, ciò che resta sul tavolo sono i cocci di una mattinata surreale che ci ha sbattuto in faccia con espressione inaudita alcuni importanti elementi su cui riflettere.

La prima considerazione è di carattere umano. Ieri mattina in piazza Indipendenza c’erano una decina di disabili con le loro famiglie, che hanno scelto, sfidando fatica e pudore, la strada dell’ “ecce homo” per testimoniare tutta la sofferenza della loro condizione. C’erano le voci di alcune madri e di alcuni padri, delicate come aliti di vento infrante sugli scogli di una realtà che parla di oblìo e disinteresse.

Accanto a loro, però, non c’era la gente. Su quel marciapiede, la Palermo che s’indigna e s’incazza non c’era. Il popolo ha scelto di dormire sulla collina di “mi piace” prodigamente elargiti su Facebook. Accanto a loro c’era invece Pif, al secolo Pierfrancesco Di Liberto che, al di là delle osservazioni che si possono muovere nei suoi confronti, ha messo il suo ruolo di personaggio pubblico al servizio di questi poveri disgraziati e delle loro famiglie.

Pierfrancesco, al netto di strumentalizzazioni vere o presunte, è stato il grimaldello attraverso cui è stato forzato il portone d’ingresso di Palazzo d’Orleans. E per questo, se non apprezzato, il suo gesto va quantomeno rispettato. E poco importa se l’irruzione in stile “assalto ai forni”, con annessi cazziatoni a favore di telecamera siano stati fastidiosi sconfinamenti trash: la realtà dice che Pierfrancesco ha preso per i capelli Crocetta dall’altro lato della Sicilia e lo ha fatto rientrare di corsa a Palermo per metterlo faccia a faccia con quei disabili che chiedevano d’essere ricevuti.

Altra considerazione va fatta poi sul come si sia arrivati a ieri mattinata. Con buona pace dei commentatori da salotto, la realtà parla di una stampa senza più potere. E in un Paese che ha scelto un capocomico per capopopolo, la sortita di Pif diventa davvero la meno spesa. Per quanto si possa sbraitare, i giornali non hanno più né i numeri né i mezzi per risultare incisivi nel dibattito sociale. Al limite lo possono raccontare, lo possono commentare e criticare, ma alla fine della giostra, nella fredda logica dei numeri, è inevitabile che faccia più “scruscio” un servizio de Le Iene piuttosto che, magari, l’articolo di un giornale che da anni segue con attenzione una determinata vicenda.

È la comunicazione, bellezza. E la stampa, che per essere seria e professionale non può venir meno a determinate regole deontologiche, deve trovare al più presto il modo di reinventarsi. Perché mentre qualcuno perde tempo con frasi tipo “Pif giustizieve”, “Pif che ovvove”, “Pif, dove andvemo a finive”, Pif serenamente sfrutta la propria immagine, e presentandosi alla porta di Palazzo d’Orleans con quel “piacere, Pierfrancesco” si fa aprire le porte, finendo per rimarcare ancor di più l’attuale inefficacia di giornali e giornalisti.

Tratto da: dipalermo.it

Foto © Ansa

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