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di Maria Grazia Filippi - Foto
A Roma, al Museo delle Arti Contemporanee, una straordinaria esposizione fotografica che emoziona e appassiona come un film

Che mostra, la mostra di foto di Letizia Battaglia al Maxxi.

Coinvolgente, emozionale, elegante, esaustiva, appassionante. Una grande prova di produzione e di organizzazione quella che ha portato in esposizione gli oltre 200 scatti, provini e vintage print inediti provenienti dall’archivio storico della grande fotografa, insieme a riviste, pubblicazioni, film e interviste. Due ore che scorrono veloci e intriganti come un buon film, lasciando scorrere sotto i nostri occhi le immagini di un Italia in bianco e nero che sembra lontanissima ma che invece non ha ancora compiuto cinquant'anni.


Immagini iconiche, come quella di Rosaria Schifani, moglie del carabiniere ucciso nella strage di Capaci, giudici, poliziotti, uomini delle istituzioni. Ci sono foto che hanno fatto la storia, come quella di Piersanti Mattarella ucciso dalla mafia e quella di Giovanni Falcone ai funerali del colonnello dalla Chiesa. Ci sono foto che sono state determinanti per un prcesso, come quella di Giulio Andreotti accanto al mafioso Nino Salvo, trovata dalla Direzione Scientifica Antimafia negli archivi della Battaglia e che poi uno dei principali capi d’accusa nel processo contro l’esponente democristiano. Sono gli anni Ottanta di una Palermo devastata dalla mafia, che però viene raccontata anche attraverso gli sguardi dei palermitani, dalle vie sgangherate e tristi, dalla povertà e, qualche volta, dagli amori, dalle feste e dai ricevimenti. Le processioni, i riti funebri, i matrimoni e le corse dei cavalli, sfilano così accanto ai morti ammazzati e al sangue rappreso accanto ai cadaveri, raccontando non solo una città e un mondo in decomposizione, come quello del tessuto mafioso siciliano, ma anche quello di una fotografia che non esiste più, la fotografia ormai scomparsi del cruento e del sanguinolento sbattuto in prima pagina che vide nel giornale L'Ora, un grandissimo protagonista grazie proprio agli scatti della Battaglia.

Ma oltre alla sezione antologica di grandi dimensioni, una vera e proprio installazione nel grande salone della sala B del Maxxi, la mostra a cura di Paolo Falcone, Margherita Guccione e Bartolomeo Pietromarchi, non fotografa solo la mafia e gli anni Ottanta e Novanta della Palermo degli omicidi a catena, ma riesce a trasformarsi anche in testimonianza diretta di avvenimenti che attraversarono tutto il paese: dalle proteste di piazza a Milano negli anni Settanta al volto di Pier Paolo Pasolini, dall’impegno politico all’attività editoriale a quella teatrale e cinematografica sino alla recente istituzione del Centro internazionale di fotografia a Palermo. Scatti che, forse, suscitano meno emozioni, ma che restituiscono con completezza un personaggio a tutto tondo, inteprete totale e non solo frammentaria di un'arte illuminata quale la fotografia.

Tratto da: artemagazine.it

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