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fiaccolata 3Ad un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni, una fiaccolata per chiedere giustizia e verità
di Jessica Pezzetta Savogin
Ieri, 25 gennaio 2017, è un anno esatto dalla scomparsa di Giulio Regeni, il ricercatore friulano che ha trovato il suo tragico destino in Egitto. Come molte città italiane, anche Fiumicello, in provincia di Udine, città di Giulio, ha organizzato una fiaccolata in sua memoria. Ci ritroviamo alle 19:00 nella piazza del paese, Piazzale dei Tigli. Nonostante il freddo pungente, siamo in molti ed il numero dei partecipanti continua ad aumentare (si stimano circa 1.500 persone), i volti commossi, mentre scorrono le note incalzanti della canzone preferita di Giulio, Sogna ragazzo sogna, di Roberto Vecchioni. Il sindaco Ennio Scridel, nell’aprire la serata, commenta il percorso delle indagini sul caso Regeni: "C’è un senso di assenza dello Stato italiano e dell’Europa. Questa vicenda conferma che dell’Europa dei popoli la cui essenza fu indicata da De Gasperi, da Spinelli, non è rimasto niente". E, in merito al video in cui Regeni parla con il capo del sindacato degli ambulanti, dichiara che "da quel video si ha la conferma che Giulio era un giovane onesto". Il sindaco, prima dell’accensione delle fiaccole, conclude dichiarando che il bisogno di verità "va incontro alle legittime richieste della famiglia, ma interessa anche tutti i cittadini di Fiumicello, del Friuli, dell’Italia, poiché non conoscere la verità lascia l’amaro in bocca e un senso di assenza".
Alle 19:41, ora in cui il giovane ricercatore è uscito dal suo appartamento al Cairo per non farvi più ritorno, osserviamo un minuto di silenzio con le fiaccole rivolte al cielo. Poi, con compostezza, ci spostiamo verso la vicina sala Bison, incapace di ospitare l’ingente numero di partecipanti, molti dei quali rimangono rispettosamente fuori per il resto della serata ad ascoltare attraverso gli altoparlanti posti sulla piazza. La musica emozionante di un duo è presto seguita dall’intervento dei ragazzi del Governo dei Giovani di Fiumicello, di cui Giulio era stato a suo tempo primo cittadino, i quali lo paragonano al protagonista di una favola di Gianni Rodari, Giacomo di Cristallo, un bambino trasparente, seppure di carne ed ossa, del quale è possibile, proprio per la trasparenza del suo corpo, vedere ogni pensiero. Diviene un uomo retto e giusto, molto amato dalla gente del suo paese proprio per la sua lealtà. Accanto a lui tutti diventano gentili. In questo periodo sale al potere un feroce dittatore e con lui iniziano prepotenze, ingiustizie e miseria. E chi osa protestare sparisce senza lasciare traccia. Il popolo vessato tace per timore delle conseguenze. Ma Giacomo non può tacere, poiché i suoi pensieri parlano per lui, pensieri di sdegno e di condanna per le violenze e le ingiustizie del tiranno. Idee che danno speranza alla gente. Per questo il dittatore lo fa arrestare e gettare nella cella più buia, i cui muri, però, straordinariamente diventano trasparenti, tutto intorno a lui diviene trasparente, anche le mura esterne del carcere e tutti finalmente possono di nuovo leggere i pensieri di Giacomo. Di notte, la prigione spande tutt’intorno una grande luce ed il tiranno, nonostante faccia tirare tutte le tende del suo palazzo, non riesce comunque a dormire. Anche in catene, Giacomo di cristallo è più forte di lui, perché la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano.


Raccontando questa storia, i ragazzi colgono profondamente il significato della vita e del lavoro dei tanti Giulio Regeni che fino ad oggi hanno perso la vita per spandere intorno a sé la verità scoperta e che non poteva essere taciuta. La verità va fatta conoscere, e per questo vale la pena combattere fino al sacrificio estremo, come ci hanno dimostrato tanti martiri, anche di mafia, due nomi tra tutti, Falcone e Borsellino, morti per essa e per un senso di giustizia e commemorati nel corso delle diverse testimonianze - tra le quali ricordiamo quelle del sindaco di Udine Furio Honsell, matematico e politico italiano, e del senatore del Pd Luigi Manconi, presidente della Commissione per i Diritti Umani - il cui messaggio principale è, appunto, di non stancarsi di cercare la verità. La verità sulla morte di questo ragazzo che costruiva ponti tra diverse culture.
Un’immagine di Giulio esposta sul palco fa da sfondo a tutti i relatori, si tratta del murale di Berlino. Paola e Claudio Regeni di recente si sono recati a Berlino proprio per fotografare questo murale di cui hanno creato una grande stampa, appunto quella esposta sul palco. Mamma Paola, nel ringraziare i presenti e quanti li sostengono in questa battaglia per la verità, racconta una “storia di famiglia”: un giorno, quando lei e Claudio, insieme alla figlia Irene e a Giulio si incontrarono a Berlino, ognuno proveniente da un luogo diverso, si scattarono una foto di famiglia, un po’ improvvisata, la loro foto più bella. Questo evento aveva già avvicinato i Regeni alla capitale tedesca e ora un artista vi ha rappresentato Giulio, anche se in realtà, come spiega Paola, "l’artista disegnò prima il gatto, che simboleggia l’Egitto ferito e successivamente il volto di Giulio" sul quale appare una scritta in arabo che significa “ucciso come un egiziano”. Il muro su cui è stato dipinto questo murale, spiega ancora la signora Regeni, ha sui due lati varie raffigurazioni di persone uccise o torturate a causa delle dittature. "Questa raffigurazione simbolica è il ponte", conclude Paola, la cui forza, come sempre, è sorprendente e capace di smuovere le folle.
Dopo l’intervento dei genitori di Giulio e del loro legale, Alessandra Ballerini, ci accomiatiamo al suono della chitarra, accompagnata da una splendida voce femminile che, in una platea già commossa, irrompe infine con le note di Hallelujah di Leonard Cohen, a conclusione di una sequenza di ballate che celebrano, ancora una volta, la libertà e la verità.