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vassallo angelodi Federica Pia Mendicino
Pollica, Salerno. È il 5 settembre 2010: intorno alle 22:15 il sindaco Angelo Vassallo, come ogni sera, rientra a casa a bordo della sua automobile. Inconsapevole che, quella sera, sarà l’ultima volta che percorrerà quella strada. 9 colpi d’arma da fuoco calibro 9 lo raggiungeranno lungo il suo tragitto. Sarà suo fratello a rinvenire il suo corpo privo di vita.

È morto cosi, perforato da numerosi proiettili, Angelo Vassallo. Ma chi sono i responsabili del suo omicidio? E soprattutto, qual è il loro movente? Le prime indagini parlano di un omicidio di stampo camorristico, e la brutalità con cui si è consumato il delitto confermerebbe tale ipotesi. Sono troppi i colpi di pistola sparati contro il sindaco, sono troppi per una cittadina in cui episodi analoghi non si sono mai verificati.

Per anni i responsabili dell’omicidio non hanno avuto un volto. La svolta arriva nel 2012, grazie alla testimonianza di un collaboratore di giustizia, il quale confermerebbe un’ipotesi già avanzata dagli inquirenti: ad uccidere Angelo Vassallo è Humberto Damiani, detto “Il brasiliano” per le sue origini. Volto già noto per le attività di spaccio di stupefacenti gestite nell’estate del 2010 nella zona della marina di Acciaroli, nel comune di Pollica.

Un caso che il sindaco abbia perso la vita quella stessa estate del 2010? Per comprendere parte della verità a cui si è giunti fino ad ora bisogna tornare indietro.

Angelo Vassallo era noto come il “sindaco pescatore” per il suo passato da pescatore e per il suo amore verso il mare. Un amore che in seguito si è trasmesso verso quella cittadina che l’ha accolto come sindaco per quattro volte. Per 15 anni il piccolo Comune di Pollica ha vissuto nella sua amministrazione, nel suo rigore morale e nel suo impegno civile. Il Comune, con lui, ha respirato un’aria più “pulita”. Apprezzato per essere riuscito a restituire a Pollica benessere e speranza, il sindaco Vassallo viene soprattutto ricordato per il suo operato.

Da forte ambientalista ha combattuto per preservare la bellezza di uno dei Comuni più suggestivi del Cilento nonché importante meta turistica. La sua politica fu sempre tesa alla trasparenza e alla legalità, contro ogni forma di corruzione e abusivismo. Ed è proprio alla luce di questo che la lotta più importante da lui condotta è stata quella a tutela del porto di Acciaroli.

Una lotta che vedeva Angelo Vassallo impegnato a bloccare il traffico di droga e l’abusivismo all’interno dell’area portuale, che non a caso nel 2010 aveva attirato particolarmente l’attenzione della camorra. Quest’ultima, avrebbe tentato di fare di quel porto una sede di spaccio dal quale imbarcare carichi di droga. La camorra era entrata nel Cilento e Angelo Vassallo lo sapeva.

“Ho scoperto una cosa che non avrei mai voluto scoprire” disse Vassallo poco prima di morire. Il filone della droga seguito dagli investigatori e le ultime parole di Angelo Vassallo potrebbero aiutare a chiarire quale sia stato il motivo della sua uccisione. Il sindaco, molto probabilmente, era venuto a conoscenza del commercio di droga che stava prendendo piede al porto di Acciaroli e che egli stava tentando di fermare attraverso segnalazioni e scontri diretti con gli stessi spacciatori e con lo stesso Damiani, con il quale avrebbe avuto un litigio pochi giorni prima della sua morte.

Il sindaco non poteva permettere che il suo porto cadesse in mano a delle pratiche illegali, ed è stato punito per questo. Angelo Vassallo è morto per mano di chi non condivideva i suoi stessi ideali di giustizia e legalità.

Subito dopo il delitto, Humberto Damiani latita in Brasile e viene catturato in Colombia solo nel 2014 e rinchiuso nel carcere di Bogotà poiché destinatario di due ordinanze emesse dalla Procura di Salerno e di Vallo della Lucania, per tentativi di estorsione risalenti al 2006 e per le attività di spaccio di stupefacenti condotte a Marina di Acciaroli.

Solo nel 2015, “il brasiliano” viene iscritto nel registro degli indagati per l’omicidio volontario di Vassallo ed estradato in Italia. All’origine della sua presunta colpevolezza vi sarebbe il traffico illecito di droga effettuato con alcuni trafficanti di Secondigliano all’interno dell’area portuale di Acciaroli e il litigio che avrebbe avuto con il sindaco che lo avrebbe portato, in seguito, alla decisione di ucciderlo.

Nonostante le indagini non si siano mai fermate, a distanza di 6 anni si parla ancora di un omicidio senza colpevoli, di un omicidio senza verità. Nel 2016 a Humerto Damiani, unico indagato fino ad oggi, si sono aggiunte altre persone accusate di omicidio aggravato dalle finalità mafiose. Sui loro nomi si mantiene assoluta riservatezza.

Se una vera e propria giustizia non è ancora stata fatta, molti sono invece i riconoscimenti e i tributi elargiti in onore del sindaco pescatore. Dopo la sua morte nasce la Fondazione Angelo Vassallo, con l’intento di portare avanti i progetti che il sindaco aveva a cuore e sensibilizzare i giovani sul tema della legalità.

Tratto da: liberopensiero.eu

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