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Associazione Sandro Pertini Presidente
La sua casa all'associazione che porta il suo nome

Nel film “Oltre il giardino”, Peter Sellers dice al presidente degli stati Uniti d’America una frase banale: “quando si tagliano le radici la pianta muore”. La metafora è recepita politicamente e il Presidente si convince che la perdita della memoria storica del suo paese equivale alla perdita della democrazia. Nel libro Shock economy di Naomi Klein lo stesso concetto è sviluppato scientificamente. Ebbene, la storia che ci accingiamo a raccontarvi dimostra che il comune di Roma sta tagliando radici tra le più importanti della nostra storia, sta stendendo l’oblio sulla memoria di una delle vite più rappresentative dei valori di onestà, solidarietà, giustizia sociale, libertà dai bisogni: la memoria di Sandro Pertini, il presidente della Repubblica più amato dagli italiani.

Questi i fatti.

Il 23 Settembre 2002 CARLA VOLTOLINA PERTINI costituisce la Fondazione SANDRO PERTINI con un lascito di L. 1.000.000.000 (un miliardo).

Presidente e vice presidente della Fondazione sono nominati rispettivamente Antonino Caponnetto e Mario Almerighi. Carla è il Presidente Onorario. Fanno parte del Consiglio Direttivo, inoltre, l’ing. Umberto Voltolina, fratello di Carla, il Comm.re Gennaro Iovine, l’avv. Piero Pierri e il signor Salvatore Calleri.

Sandro Pertini e sua moglie Carla Voltolina hanno vissuto tantissimi anni, gli ultimi anni della loro vita, nella mansarda di piazza Trevi di proprietà del comune di Roma, pagando regolarmente l’affitto dell’immobile – di non più di 40 mq – concesso a loro in locazione.

Dopo la morte del marito avvenuta il 24 febbraio del 1990, Carla Voltolina rimase a vivere nello stesso appartamento, circondata dai ricordi di una vita insieme al Suo Sandro.

Fu Lei a volere come Presidente Antonino Caponnetto e me, come vice presidente. Dopo la morte di Caponnetto, avvenuta il 6 dicembre 2002,Carla mi propose di assumere quella carica. “Sandro ti stimava – mi disse – e aveva una grande considerazione di te come magistrato. Son certa che dopo Caponnetto avrebbe scelto te come sto facendo io”.

Carla è presente a tutte le iniziative convegnistiche da me organizzate nel disinteresse più totale degli altri componenti del direttivo della Fondazione, ma nell’inverno del 2005 contrae una brutta bronchite ed è ricoverata in Ospedale per circa 10 giorni. In una di quelle giornate, intorno alle dieci del mattino, ero lì a farLe compagnia, quando apprende la notizia che il fratello Umberto con sua moglie erano arrivati a Roma le sera prima ed avevano pernottato nell’appartamento di Piazza Trevi. Nonostante avesse infilato in un braccio l’ago della flebo, ricordo che alzò bruscamente testa e schiena e disse al latore della notizia di riferire al fratello che se entro un’ora non avesse abbandonato l’appartamento lo avrebbe denunciato per violazione di domicilio. Forse Carla aveva previsto quanto sarebbe accaduto dopo la sua morte.

Tornata a piazza Trevi, Carla usciva di casa sempre meno spesso. La bronchite era diventata cronica.   La andavo a trovare più spesso del solito. Era molto amareggiata. L’unico che le stava vicino era il Signor Gennaro Iovine.

Durante i nostri incontri, sempre seduta sulla sua poltrona coi piedi poggiati su uno sgabello, la conversazione spesso era intervallata da lunghe pause di silenzio. Povera Carla. Sempre più spesso, era solita guardarsi attorno e, come se presagisse la Sua imminente fine, era solita dire “vorrei tanto che questa casa rimanesse sempre così”. Il tono della Sua voce era triste, quasi nostalgico, ma, nel contempo, a volte, determinato quasi volesse darmi un ordine.

Alla fine di novembre del 2005, mi dice che ha deciso di andare a Torino per fare omaggio alla Fiat della Sua vecchia autovettura 500. Cercai di dissuaderLa in ogni modo anche dicendoLe che in quel periodo a Torino e in tutto il Piemonte nevicava fortemente e che a causa della bronchite quel viaggio sarebbe stato imprudente. Non ci fu niente da fare. Mi rispose che a Torino c’era il salone della Fiat e che aveva preso l’impegno direttamente con gli Agnelli.

Dopo pochi giorni dal Suo rientro, il 6 dicembre del 2005, Carla Voltolina lascia questo mondo.

Il fratello Umberto non vuole esequie funebri. Al momento della cremazione siamo in quattro: lui, io, e altri due componenti del Consiglio direttivo della Fondazione. “Porterò le ceneri – mi dice Umberto Voltolina – nel cimitero di Stella e le farò sistemare accanto a quelle di Sandro”.

***

Il Consiglio direttivo della Fondazione è d’accordo con me nell’utilizzo dell’appartamento come luogo della memoria di Sandro e Carla. Organizzo incontri in alcune scuole romane per diffondere tra i giovani gli ideali di Pertini. Successivamente invito gli studenti ovviamente accompagnati da almeno uno dei loro insegnanti a visitare l’appartamento di Piazza Trevi, ormai da me adibito a luogo museale.

Il direttivo è ovviamente d’accordo, ma a Roma ci sono solo io e Gennaro Iovine.

L’appartamento è di proprietà del Comune di Roma e la Fondazione continua a versare il dovuto canone.

Tenuto conto del nuovo utilizzo dell’appartamento come “casa della memoria” chiedo al comune di Roma la sua concessione alla fondazione in comodato d’uso gratuito.

Il 12 dicembre 2007, dopo aver incontrato personalmente Walter Veltroni, scrivevo ancora sollecitando l’esito della richiesta.

Dopo aver ribadito che “la Signora CARLA più volte – e sempre più insistentemente negli ultimi tempi – ha manifestato la espressa volontà affinché l’appartamento nel quale per tanti anni è vissuta insieme al compianto Presidente PERTINI, rimanesse “così com’è” nella disponibilità della FONDAZIONE da Lei voluta”, aggiungevo: (…) Nel programma della Fondazione, riveste carattere prioritario uno stretto contatto col mondo della scuola al fine di conservare tra i giovani la memoria storica di un uomo e di una donna che hanno  dedicato la loro esistenza alla libertà, alla solidarietà tra gli uomini, alla difesa dei deboli, alla giustizia sociale e alla legalità.

(…). Gli eredi, rappresentati dal fratello Ing. Umberto VOLTOLINA hanno pazientato finora rinunciando a far valere i loro diritti successori nel rispetto della volontà di CARLA e in attesa delle determinazioni del Comune di Roma. La FONDAZIONE, anche in loro rappresentanza, si augura che gli oggetti, l’ambiente nel quale si è svolta la vita di SANDRO e CARLA possano costituire patrimonio a disposizione della storia del nostro Paese.

Nella mia qualità di presidente della FONDAZIONE SANDRO PERTINI e in rappresentanza del suo Consiglio Direttivo formulo istanza affinché codesta Amministrazione, disponga in suo favore, atto concessorio per la detenzione dell’immobile posto in Piazza Trevi, 86, piano ultimo, affinché possa divenire “CASA MUSEO” a beneficio del pubblico. La “Casa Pertini” sarà destinata a preservarne il valore culturale, morale e storico in essa contenuto e a visite periodiche con particolare riguardo agli studenti. (…).

Il Presidente Dott. Mario Almerighi

***

L’11 febbraio 2008, nel corso dell’ultima riunione di Giunta di Veltroni, è approvata la seguente ORDINANZA del SINDACO (n.16 prot.3668), che riportiamo in sintesi:

(…)

 IL SINDACO

Premesso che il Comune di Roma è proprietario, tra l’altro, dell’immobile sito in Piazza Trevi n. 86, int. 9;

che tale bene è stato la residenza abituale di Sandro Pertini, prima e dopo il mandato presidenziale;

che, alla di Lui morte, la vedova Carla Voltolina, titolare del relativo contratto di locazione, ha continuato ad abitare nell’immobile inventariando e custodendo libri, cimeli e documentazione del Senatore a Vita, importanti testimonianze di pagine fondamentali della storia italiana del ‘900;

che, al fine di preservarne il valore culturale, morale e storico, la Sig.ra Voltolina, unitamente a personalità note e rappresentative in vari campi, ha costituito la “Fondazione Sandro Pertini” assumendone la carica di Presidente Onorario;

che, recentemente, alla morte della Sig.ra Voltolina, il Presidente della Fondazione ha richiesto all’Amministrazione Comunale di continuare a utilizzare il bene in regime di concessione amministrativa, allo scopo di costituire un luogo che la città dedica alla memoria e alla grande personalità di un Presidente rimasto nel cuore degli italiani;

(…).

Visto il Decreto Legislativo n.267/2000 (T.U.E.L.)

                                                            ORDINA

L’assegnazione dell’immobile di proprietà comunale sito in Roma, Piazza di Trevi n. 86 – int.9, a favore della “Fondazione Sandro Pertini”, (…).

Il Direttore del Dip.to III                                                L’Assessore

(D.ssa L. Zambrini)                                                  (Claudio Minelli)

Non appena insediatasi la nuova Amministrazione (Sindaco Alemanno), su mandato del Direttivo, prendevo contatto con il nuovo Assessore al Patrimonio On. Alfredo Antoniozzi, il quale confermava la assegnazione della casa di Piazza di Trevi con il seguente documento.

“Casa Pertini”

L’Amministrazione Capitolina, aderendo all’istanza presentata dalla Fondazione Sandro Pertini ed in totale sintonia con quanto espresso prima della sua scomparsa dalla Sig.ra Carla Voltolina, compagna di vita del Presidente Pertini, ha deciso di istituire “Casa Pertini – Casa della Repubblica Italiana” nell’appartamento di Piazza Trevi n. 86.

Gli eredi Voltolina, altresì hanno rinunciato a far valere eventuali diritti, rendendosi garanti del rispetto della volontà della Signora Carla, che ha sempre inteso destinare il luogo della sua vita con Sandro Pertini a punto di riferimento e patrimonio a disposizione della storia del nostro Paese. (…).

Era infatti desiderio della Signora Voltolina far vivere, soprattutto tra i giovani, gli ideali di libertà, solidarietà tra gli uomini, difesa dei più deboli, giustizia sociale e legalità cui è stata così fortemente ispirata la vita sua e quella del Presidente Pertini, rendendo fruibile la casa in cui hanno insieme condiviso tutto ciò.

Nell’appartamento di Piazza Trevi, sono custoditi beni e cimeli di grande valore, atti a documentare pagine fondamentali della storia Italiana del novecento e della vita di Sandro Pertini, che in tutto il suo percorso politico ed istituzionale si è speso con generosa determinazione per affermare i valori più elevati di libertà, espressi nella nostra Costituzione Repubblicana. (…).

L’assegnazione dell’appartamento alla Fondazione Sandro Pertini da parte del Comune di Roma consentirà, tra l’altro, di realizzare visite guidate di studenti, accoglienza di Autorità nazionali ed internazionali che intendano rendere omaggio al ricordo del grande Statista, celebrazione di ricorrenze collegate agli eventi salienti della vita di Sandro Pertini, del suo impegno politico, della lotta di liberazione, della sua vita di Parlamentare e di Presidente della Repubblica Italiana, iniziative di approfondimento e divulgazione culturale, sui temi cari al Presidente Pertini.

E’ desiderio del Comune di Roma, abbinare al nome “Casa Pertini” quello di “Casa della Repubblica Italiana”, perché Sandro Pertini racchiude in sé quel prestigio morale e quella capacità di comunicare attraverso la storia del suo percorso di vita, i valori fondamentali della nostra Democrazia, basata sulla Costituzione Repubblicana, cui il Presidente Pertini ha ispirato il suo impegno istituzionale come Presidente della Camera e come Presidente della Repubblica.

***

Allo scopo di promuovere la conoscenza della figura del Presidente Pertini ed i valori di libertà, democrazia ed onestà ai quali si è sempre ispirata la Sua vita, la Fondazione si poneva come obbiettivo quello di creare un più idoneo sito museale fruibile da un pubblico più vasto e logisticamente più idoneo alla predisposizione di mostre e celebrazione di convegni dedicati all’Uomo.Il piccolo appartamento di Piazza Trevi, sito all’ultimo piano dello stabile, consentiva, infatti, visite guidate a non più di pochi studenti per volta. (…).

Con atto del 2 dicembre 2009, nell’approssimarsi del ventennale della morte del Presidente, la Fondazione Sandro PERTINI richiedeva, quindi, al Comune di Roma la disponibilità di un secondo immobile.

Durante la cerimonia per il ventennale della morte del Presidente Pertini, alla presenza del Capo dello Stato Giorgio Napolitano e del Sindaco On. Gianni Alemanno, l’Assessore al Patrimonio del Comune di Roma, On. Alfredo Antoniozzi, con ordinanza in data 24 febbraio 2010, consegnava solennemente alla mia persona in rappresentanza della Fondazione l’atto concessorio della Kaffehaus di Villa Aldobrandini.  Nell’occasione l’On. Antoniozzi dichiarava: “Una sede prestigiosa in memoria del Presidente Pertini (…). Un luogo dove si terranno incontri istituzionali, convegni e dibattiti volti a rendere ancora più profondo il ricordo del grande statista. Alla fondazione e al suo Presidente Mario Almerighi, gli auguri più sinceri di buon lavoro da parte di tutta l’amministrazione comunale di Roma.”

Non mi era consentito dividere la gioia per il successo conseguito con gli altri membri del direttivo della Fondazione, la cui totale assenza alla cerimonia non riuscii a spiegarmi se non qualche tempo dopo.

******

Nel gennaio del 2010, pochi giorni prima della commemorazione di cui abbiamo parlato, a mia insaputa e senza alcuna preventiva richiesta e decisione da parte del Consiglio Direttivo della Fondazione, l’ing. Umberto Voltolina, accompagnato dalla moglie, si è recato nella “Casa della Repubblica Italiana” di Piazza Trevi portando via dall’appartamento molti quadri di valore, mobili, documenti e oggettistica varia.

Tale comportamento è anticipatorio di quanto accadrà in seguito. Come si è detto, nell’accettazione delle richieste della FONDAZIONE il Comune di Roma concede l’immobile in comodato d’uso “allo scopo di costituire un luogo che la città dedica alla memoria e alla grande personalità di un Presidente rimasto nel cuore degli italiani” precisando a sua volta che “Gli eredi Voltolina, altresì, hanno rinunciato a far valere eventuali diritti, rendendosi garanti del rispetto della volontà della Signora Carla, che ha sempre inteso destinare il luogo della sua vita con Sandro Pertini a punto di riferimento e patrimonio a disposizione della storia del nostro Paese. (…).”.

Senza che neanche venissi interpellato, come presidente della Fondazione, l’ing. Voltolina convoca arbitrariamente il Direttivo per il 3 luglio del 2010 ponendo all’ordine del giorno, “la restituzione al Comune di Roma dell’immobile di Piazza Trevi libero e vacuo da qualsivoglia oggetto e persona”. A nulla è valso il tentativo di questo presidente  di persuadere il Voltolina a non proseguire nello svuotamento dell’appartamento e a lasciarvi quantomeno una parte di oggettistica anche priva di valore venale che fosse idonea a non snaturare del tutto il significato della memoria storica dell’appartamento.

Il Consiglio Direttivo, riunito nella data su indicata e con la presenza dei soli Umberto Voltolina, Pietro Pierri e Gennaro Iovine, approva, con la sola mia opposizione, la proposta Voltolina di <<svuotare l’appartamento di Piazza Trevi e di restituire lo stesso al Comune di Roma>>.

Ma vi è di più. Nella stessa riunione l’avv. Pierri comunica, a nome di tutti i componenti del direttivo da lui interpellati, la volontà unanime di approvare la proposta dell’Ing. Voltolina di scrivere al Sindaco di Roma “invitandolo a riprendersi non solo l’appartamento di Piazza Trevi, ma anche i locali di Villa Aldobrandini”.

La riunione si concludeva con la seguente frase dettata a verbale dall’avv. Pierri: “I componenti tutti del Direttivo chiedono al Presidente di offrire le dimissioni in considerazione degli anni trascorsi ed il venir meno del rapporto di amicizia (sic!)“.

Poiché evidentemente la presenza del sottoscritto quale Presidente della Fondazione costituiva un ostacolo, anche morale, all’esecuzione di decisioni così palesemente illegittime, moralmente discutibili e sicuramente in contrasto con la dichiarata volontà di Carla Voltolina, veniva convocato per il 10 luglio 2010 un nuovo Consiglio Direttivo che deliberava la revoca della mia persona quale Presidente della Fondazione e nominava il nuovo Presidente nella persona di Umberto Voltolina.

I fatti suesposti non meritano commento alcuno. Esso sarebbe quasi offensivo per chi legge.

A prescindere da valutazioni di carattere etico che lasciamo al lettore, una cosa è certa: le delibere del 3 e 10 luglio 2010 sono palesemente illegittime in quanto si pongono in contrasto con gli interessi, le finalità e gli scopi dell’ atto di fondazione.

La sottrazione e il completo svuotamento dei beni che arredavano l’appartamento di Piazza Trevi e soprattutto la rinuncia alle sedi prestigiose che il Comune di Roma aveva concesso alla FONDAZIONE costituiscono tutti elementi in violazione dei principi istitutivi della FONDAZIONE, un gravissimo vulnus alla figura del Presidente PERTINI, alla volontà manifestata da Sua moglie CARLA VOLTOLINA, alla città di Roma e alla Storia del Paese.

Tali decisioni appaiono, infatti, irrispettose della volontà manifestata dalla città di Roma, attraverso i suoi più alti rappresentanti, di avere nella Capitale d’Italia dei luoghi destinati a perpetuare il ricordo del Presidente più amato dagli italiani, stimato ed amato anche al di là dei nostri confini.

A questo punto, l’on. Alfredo Antoniozzi, anch’egli indignato, mi dice: “Mario, questo è uno schiaffo a Sandro Pertini, al Comune di Roma, agli italiani e al paese. Non possiamo sopportarlo. Crea una nuova Associazione e vedrai che il Comune ti restituirà i due immobili. Non vorrei che l’appartamento andasse a finire a qualche onorevole per farne una garconniere !”.

Nel giro di pochi giorni, 70 persone (magistrati, avvocati, giornalisti ed altri) mi sono a fianco come soci fondatori. Il 10 dicembre del 2010, davanti al notaio Gennaro Mariconda, firmano con me l’atto costitutivo della nuova Associazione anche Antonio Ghirelli, Antonio Maccanico, avvocati, dottori commercialisti, ufficiali della G.d.F., magistrati. La denominazione è Associazione Sandro Pertini Presidente.

Con il nuovo assessore al patrimonio del Comune di Roma e Piero Ernesto Irmici, il vice presidente della nuova Associazione, ci rechiamo a visitare l’appartamento di piazza Trevi. La desolazione è totale! Sulle umide pareti le tracce dei 106 quadri che vi erano appesi: opere di Carlo Carrà, Giovanni Omiccioli, Aligi Sassu, Virgilio Guidi, Fabrizio Clerici, Renato Guttuso, Giulio Turcato, Giuseppe Zocchi (1711), Giorgio de Chirico, un dipinto ad olio dono della Marina Militare al Presidente ecc..

Non ci sono più le centinaia di libri sistemati nelle pareti di tutta la casa, le fotografie, le sculture, i vestiti di Carla conservati negli armadi della Sua stanza, i letti dove dormivano Carla e Sandro. Si nota solo una massiccia presenza di tarli che lasciano cadere dalle travi in legno del soffitto della stanza d’ingresso i minuscoli truccioli rosicchiati sulla moquette del pavimento.

Io ed Irmici ci guardiamo quasi con le lacrime agli occhi.

L’assessore ci tranquillizza: “Anche così l’appartamento tornerà a voi per tornare a diventare un luogo della memoria di Pertini”.

“Forse – dico io – potremo riempirlo nuovamente con gli oggetti che Pertini, data la mancanza di spazio a piazza Trevi, conservava in un magazzino del Quirinale.”.

Scrivo e riscrivo al sindaco Alemanno. Antoniozzi mi dice che Alemanno ha scritto anche al Presidente della Repubblica Napolitano, che nella precedente occasione del rilascio dei due immobili, tramite il suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio, si era attivato presso il Comune in favore dell’iniziativa.

Sono trascorsi ormai oltre cinque anni di promesse non mantenute.

Con la nuova Giunta presieduta dal sindaco Marino si riaccendono le speranze. Incontro, insieme ad altri, il vice sindaco che ha la delega al patrimonio. Altre promesse non mantenute. Non cambia nulla.

Di recente vengo a sapere che l’appartamento di piazza Trevi figura nella lista di quelli che il Comune di Roma ha messo in vendita sin dai tempi di Alemanno e che la giunta Marino ha confermato quella delibera. E’ notizia dell’ultima ora che l’appartamento è stato cancellato dalla lista degli immobili di proprietà comunale in vendita.

Sento intorno a me una atmosfera kafkiana. Pertini merita un ulteriore impegno per onorare e conservare la memoria dei valori da Lui incarnati e oggi, più che mai necessari alla vita della nostra democrazia come le radici di una pianta.

Mario Almerighi

Roma, 18.11.2015

Tratto da: change.org

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