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lanzetta maria carmeladi Ester Fumagalli
Intervista a Maria Carmela Lanzetta, una delle donne-coraggio che combattono per la legalità in terra di ‘Ndrangheta. 

Monasterace è un comune di 3511 abitanti in provincia di Reggio Calabria. 
“Qui nel VIII sec a.C si ergeva la antica Kaulon o Kaulonia, colonia della Magna Grecia, che comprendeva un santuario (Santuario di Punta Stilo) e le cosiddette “Casamatta” ,“Casa del Paesaggio Grottesco” e “Casa del Drago”. Proprio in quest’ultima nel 2012 è emerso un mosaico ellenistico di 25 metri quadrati risalente al IV secolo: raffigura un drago, si articola in 9 quadrati policromi con colori vanno dal bianco al rosso, all’azzurro intenso, fino al nero. Si tratta del più grande mosaico di epoca ellenistica scoperto nel Sud Italia e decorava uno dei pochi edifici termali di epoca greca rinvenuti nel meridione. Oggi il grande mosaico si trova presso il museo archeologico di Reggio Calabria…”
Ad un tratto, un signore interrompe la mia lettura e inizia ad interessarsi al mio viaggio, fornendomi preziose informazioni che solo un autoctono può vantare. In primis, mi sconsiglia vivamente di raggiungere a piedi il sito archeologico di Monasterace, anzi suggerisce di rivolgermi all’ex sindaco del comune, a molti nota come appassionata di archeologia che, a quanto dice il signore, sarà disposta ad accompagnarmi e a farmi da guida durante la mia visita.
Ma questa volta la fortuna non mi assiste: la farmacia dove lavora l’ex sindaco è chiusa (sono le 14.30 del pomeriggio) e in casa trovo soltanto il marito. 
Non mi do per vinta e mi accingo a raggiungere il sito archeologico di Kaulon, ma subito vengo assalita da un avvilente sconforto: il sito si trova sulla statale ionica, e per raggiungerlo è necessario percorrere a piedi un tratto di strada (breve, ma molto trafficato) non lineare, alla cui estremità è situata una piccola scaletta che permette di scendere giù fino al sito archeologico. Decido quindi di provare a raggiungere il sito passando per la spiaggia: mi rendo conto così dell’asperità e impraticabilità del luogo; non ci sono cartelli, indicazioni, l’erba è parecchio alta e il passaggio per raggiungere le rovine prevede una ripida salita. Il sito poi, è in condizioni pessime: ci sono sedie e galleggianti usati per la pesca in mezzo ai  resti del santuario. Tutto sembra abbandonato. 
Scoramento e indignazione sono le sensazioni che mi ha lasciato Monasterace. Ma anche un po’ di speranza. Sì, qui davvero il sindaco (ormai ex sindaco) accompagna i turisti, cerca davvero di investire energie e risorse sui beni culturali e sul turismo, e di migliorare la propria città. Ma siamo in Italia, e spesso chi comanda non è lo Stato, ma quel Sistema che allo Stato si sostituisce. In questo caso, la ‘ndrangheta.
Maria Carmela Lanzetta  lavora in una farmacia sulla statale ionica, incendiata nel 2011. 
Per comprendere meglio fatti e cause è necessario risalire con gli anni e partire dal maggio 2006, quando  M. C. Lanzetta è stata eletta sindaco di Monasterace; nel 2011 è stata riconfermata.
Lo stesso anno viene data alle fiamme la sua farmacia e nel 2012 ignoti sparano alla sua autovettura. 
Nell’aprile del 2012 dà le dimissioni, ritirate dopo alcuni mesi. 
Nel luglio 2013 si dimette nuovamente in polemica con l’opposizione della giunta comunale alla costituzione di parte civile in un processo che vedeva il comune parte lesa.
Nell’agosto 2014 viene accusata di aver acquistato i pali dell’illuminazione per il suo Comune con una trattativa privata, anziché con un appalto pubblico, ma la Procura della Repubblica di Locri non ravvisa nell’agire della Lanzetta azioni penalmente rilevanti e chiede l’archiviazione del caso. 
In occasione delle elezioni primarie del Partito Democratico 2013 sostiene la candidatura di Giuseppe Civati.
Nel febbraio 2014 viene nominata ministro per gli affari regionali e le autonomie nel Governo Renzi fino al Gennaio 2015, quando fa dietrofront e rinuncia sia  a far parte dell’esecutivo del Premier, sia ad entrare a far parte della Giunta Regionale della Calabria, presieduta dal democratico Mario Oliverio; il motivo di quest’ultima rinuncia sarebbe da rintracciare nella presenza in Giunta dell’assessore Nino De Gaetano, sulla cui posizione , secondo la Lanzetta, non ci sarebbero state “condizioni di chiarezza”. 
Il 26 giugno 2015, mediante l’operazione “Erga Omnes”, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, in collaborazione con altre articolazioni territoriali della Guardia di Finanza procedono all’arresto di alcuni consiglieri regionali tra cui lo stesso Nino De Gaetano, per cui sono stati previsti gli arresti domiciliari.
Maria Carmela Lanzetta oggi lavora nella sua farmacia sulla statale ionica, ma appena può cerca di rendersi utile improvvisandosi guida o cercando di far orientare i turisti nel dedalo di paesi e di cittadine calabresi.
Segue una breve intervista a Maria Carmela Lanzetta.
-Nel 2012 è stato ritrovato il mosaico appartenente all'impianto termale dell'antica Kaulonia. La scuola media "Amerigo Vespucci" di Vibo Marina ha fatto una donazione di tremila euro così da consentire ad un gruppo di archeologi volontari di coprire le spese di vitto e alloggio durante le settimane di scavo. Perché questi finanziamenti sono dovuti arrivare da una scuola media e non dalla Regione Calabria ?
I Beni Culturali e la Cultura, in Calabria, sono stati sempre considerati un optional, tanto è vero che, dopo nove mesi dal varo della Giunta calabrese, ancora non sono stati nominati gli assessori - o, meglio - i consiglieri delegati in quanto lo statuto prevede un massimo di sette assessori già coperti (tutti esterni).
Comunque negli anni passati gli assessori hanno svolto il loro ruolo in modo abbastanza burocratico, più propensi ad organizzare convegni e a fare passerelle che a “sporcarsi” le mani direttamente sul campo.
Basta pensare che, quando c’è stata la violenta mareggiata che stava portando via il Tempio di Kaulonia, l’assessore regionale si è reso latitante, nonostante i nostri articoli e i nostri appelli. Un altro scontro violento l’abbiamo avuto quando, con il progetto della Soprintendenza ai Beni Archeologici e la complicità dei politici locali,è stata cementificata una parte del sito di Capo Colonna(Crotone) con la scusa di “proteggere” i reperti archeologici. Anche qui abbiamo vinto la battaglia,perché il cemento lo stanno togliendo,  ma che fatica! 
Adesso ho costituito l’Associazione Umberto Zanotti Bianco e lavoriamo in sinergia con altre associazioni della regione per cambiare lo stato(stagnante) delle cose.
Ma io vorrei ampliare il mio intervento per manifestare una mia preoccupazione conseguente all’orrenda visione  dei  siti distrutti dall’IS. Oltre al dispiacere e alla commozione di assistere ogni giorno alla scomparsa dei beni dell’umanità, mi preoccupa soprattutto la possibilità che si possa innescare nei cittadini il senso di impotenza e il senso della rassegnazione, con il timore  che possa produrre una reazione a catena pensando che la scomparsa dei siti archeologici, anche del proprio paese,  possa essere considerata una cosa normale. Di tutto questo portano il peso della responsabilità l’ONU e tutti gli Stati democratici. Per questo motivo sto proponendo alla mia Regione di essere promotrice di azioni di protesa da divulgare attraverso le scuole per tentare di debellare lo stato di rassegnazione in cui sembrano caduti gli Stati europei in primis.
-Sono stati commessi alcuni atti intimidatori nei suoi confronti (nel 2011 Le era stata bruciata la farmacia e nel 2012 ignoti spararono alla sua autovettura). In che modo ha "infastidito" i clan della zona ? Per questo si è dimessa?
L e intimidazioni sono conseguenti a scelte amministrative totalmente di rottura con il passato e, per chi era abituato a frequentare il Comune come se fosse casa propria, ha costituito un affronto. Guarda caso la farmacia  è stata bruciata 20giorni dopo la mia seconda  vittoria che non era data per scontata. Altre scelte amministrative di rottura hanno provocato i colpi di pistola. Le dimissioni sono state causate dal fatto che un mio assessore non ha firmato la costituzione di parte civile contro un tecnico del Comune, pertanto non potevo più amministrare perché era venuta meno la fiducia.
-Premesso che le associazioni di stampo mafioso hanno un forte legame con la terra natìa, perché la 'ndrangheta non investe in Calabria, terra ricca di risorse, ma allo stesso tempo trascurata notevolmente?
Dopo la pubblicazione dei dati dello SVIMEZ, che dimostravano la crisi del sud e, in particolare della Calabria, qualcuno ha fatto la seguente battuta: “ con questa crisi anche la ndrangheta andrà via dalla Calabria”.
La ndrangheta in Calabria è nata, si è formata e si è arricchita notevolmente tra gli anni 70-90 attraverso i sequestri di persona, le estorsioni e gli appalti pubblici.
Con i soldi realizzati si è specializzata nel traffico della droga spodestando anche la mafia siciliana. I moltissimi soldi realizzati con la droga li ha  investiti nelle città e negli Stati dove è più facile investire anche senza dare nell’occhio. E infatti la ndrangheta ora la troviamo in Lombardia, in Emilia e nel Lazio. Ma anche in alcuni paesi europei come la Germania e l’Olanda, dove le leggi sono più “permissive” che in Italia, nel senso che non esiste, per esempio, una legge ad hoc contro l’associazione mafiosa.
In Calabria la ndrangheta agisce ancora soprattutto cercando di subentrare nei grandi appalti, grazie anche, purtroppo, a molte ditte del  nord che sono entrate nell’ottica di prendere accordi con le famiglie di ndrangheta per lavorare tranquilli:  un comportamento devastante.
Inoltre conserva i legami con le Calabria necessari a mantenere il controllo e il potere del territorio, per dimostrare sempre di essere più forte dello Stato.
-Trova che ci sia una differenza tra la 'ndrangheta calabrese e quella nell'hinterland milanese (uno tra i luoghi notoriamente conosciuti a causa dello scenario criminale di stampo mafioso)?
Non c’è nessuna differenza, perché si tratta della stessa ndrangheta che mantiene il potere e i contatti tra il nord e il sud.
Da tenere conto anche che oramai c’è la nuova generazione della ndrangheta, che ha studiato e si è laureata e che agisce in modo più strisciante e subdolo. 
-Nicola Gratteri, Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, in un'intervista ha affermato "La ndrangheta finirà quando finirà l'uomo". Lei è d'accordo con questa presa di posizione alquanto pessimistica?
E’ una visone pessimistica dovuta al fatto che, secondo il suo giusto modo di vedere, lo Stato non fa abbastanza per combatterla, perché ci sono sempre delle maglie aperte, sia dal punto di vista politico che giudiziario,  attraverso le quali la ndrangheta trova sempre  le vie di uscita
- Il governo Renzi sta facendo abbastanza in materia di lotta alla criminalità organizzata? Cosa pensa delle dichiarazioni del Premier riguardanti il Sud Italia e la  cosiddetta "rottamazione dei piagnistei" ?
Renzi ha dato proprio a Gratteri il compito di formare una commissione per trovare le soluzioni a quelle “maglie aperte” di cui ho detto prima.
-Come si possono, secondo Lei, educare i giovani all'"antimafia", soprattutto nelle scuole?
Ai giovani non va nascosto nulla e vanno educati con gli esempi e con la conoscenza. Lo stesso Gratteri lo ha capito  e dedica parte del suo tempo per incontrare i giovani studenti per spiegare la negatività sociale della ndrangheta e metterli in guardia dalle lusinghe del guadagno facile.
Per rafforzare questa “educazione” io stessa ho proposto alla Commissione antimafia di istituire al suo interno una sezione di Educazione alla Legalità, in modo che i suoi componenti, a turno, vadano nelle scuole per parlare delle stesse cose di cui parla Gratteri.
- A suo parere, cosa può fare un privato cittadino per combattere le mafie, oggi?
A un privato cittadino non si può chiedere di fare l’eroe, ma si può e si deve chiedere un comportamento etico e morale che respinga totalmente le conoscenze mafiose  e  ambigue.
Il cittadino deve capire che  i comportamenti pratici  e  simbolici positivi di ogni giorno sono funzionali a isolare i mafiosi e a rendere più facile l’azione delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Anche loro hanno bisogno di sentire e vedere che i cittadini sono al loro fianco, senza “se” e senza “ma”.

Foto © Ansa
   

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