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di matteo giuseppe bigdi Pippo Giordano - 1 settembre 2015
La violenza è intrinseca in talune persone e lo dimostrano quando commettotono omicidi. E purtroppo quando la violenza viene commessa contro i bambini, l’esaltazione del male raggiunge l’apoteosi del disumano comportamento dei cosiddetti uomini. Se poi la violenza è perpetrata da ignobili individui che si fanno chiamare pomposamente uomini d’onore di Cosa nostra o da altre consorterie criminose, allora siamo innanzi al becero comportamento spregevole e disumano. Uccidere un bambino equivale a spegnere il sorriso del mondo; equivale a spegnere la luce che illumina i cuori di innocenti creature. E, per questo motivo che invito il lettore a chiudere un attimo gli occhi e immaginare un “canuzzu” (cagnolino) legato con una catena al collo, rinchiuso in una botola sottoterra. Purtroppo, ahimè, non si tratta di un cagnolino ma di un bambino sequestrato e tenuto prigioniero per quasi ottocento giorni. La locuzione “canuzzu” non è mia ma di un tale uomo d’onore di Cosa nostra, il cui soprannome U Verru (maiale) è illuminante della sua personalità. Sto parlando di Giovanni Brusca. Il sequestro di Giuseppe, mi coinvolse emotivamente, perché quando giunse la notizia del suo rapimento, mi trovavo col padre, Santino “mezzanasca”, nella sede della DIA in via Di Priscilla a Roma.

Cosa nostra e il generale le mafie, da tempo si erano macchiate di delitti verso i bambini, ma mai una tale crudeltà era stata consumata in siffatto modo verso un bambino. Vigliacchi e miserabili individui! E, rimembrando la crudele fine del piccolo Giuseppe, mi rivolgo al cardinale di Palermo, attento alle sorti del bambini. Infatti, lo stesso cardinale, ha vietato al figlio di uno dei fratelli Graviano, di ricevere la Cresima insieme a tutti i suoi compagni, nella Cattedrale di Palermo. Il parere negativo era legato al fatto che, proprio nella Cattedrale riposano le spoglie di Don Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio, assassinato dai sicari di Cosa nostra, per volere dei Graviano. E, siccome i Graviano non risultano essersi pentiti – così ha dichiarato il cardinale Romeo- il ragazzo non poteva essere ammesso nella Cattedrale, aggiungendo che si era opposto, per evitare l'insorgere di critiche verso la Chiesa. E quindi pensando al piccolo Giuseppe, ritengo Eminenza, che ci siano le premesse per condurre una approfondita indagine da parte della Curia palermitana, affinchè si possa dare giusta riconoscenza al martirio del bambino Giuseppe. La mia è una proposta unilaterale, talchè non ho più rivisto né sentito Santino Di Matteo e benché meno conosciuto la madre di Giuseppe. Cardinale Romeo, sappiamo bene che la violenza umana è il compendio dell’atrocità dell’uomo e talvolta alla sola idea di una morte così atroce ci raccapriccia a tal punto di pensare che nessun perdono terreno possa intervenire. Invero, il perdono è possibile anche se sequestrare e uccidere un ragazzo di appena 13 anni, appare oltre che disumano, inconcepibile. La mia mente soffre. cardinale Romeo, talchè chi ordinò il sequestro e omicidio del bambino, a sua volta è padre di un altro bimbo, che tantissime volte “accompagnai” sino all'asilo, quando in ragione del mio lavoro pedinavo la moglie di Brusca. Il motivo del sequestro del piccolo Giuseppe, era impedire che il padre Santino continuasse a collaborare con noi della DIA di Roma. Il Di Matteo, non volle piegarsi e lo stesso Brusca Giovanni, dopo quasi 800 giorni di prigionia, avrebbe detto ai suoi: “liberatevi du canuzzu”. Il cagnolino, così sarebbe stato definito il bambino ormai ridotto ad una larva umana, non pesava nemmeno 30 chili. Il pentito Spatuzza -uno dei sequestratori vestiti da poliziotti- dichiara: "Agli occhi del bambino siamo apparsi degli angeli, ma in realtà eravamo dei lupi" Ecco, cardinale Romeo la sofferenza di un innocente bambino durata con un'agonia interminabile, se non è un martirio cristiano, mi dica cos'è? E il suo fragile corpicino sciolto nell'acido non può nemmeno avere dignitosa sepoltura, visto che i resti sono stati fatti defluire nelle fogne: non le sembra che la Chiesa dovrebbe beatificare l'innocenza di Giuseppe? Le confesso, cardinale Romeo, che non so se la chiesa abbia già maturato o preso in esame la tragica fine del piccolo Di Matteo e se ciò sia avvenuto, mi scuso. Ma se, invero, nulla è stato fatto, la prego di voler prendere in considerazione la tragica fine di Giuseppe. Ed ora mi rivolgo al sindaco di Altofonte, luogo di nascita di Giuseppe Di Matteo. Signor sindaco ho fatto una ricerca su internet e non riesco a vedere una strada o un monumento che ricordi il martirio del piccolo Giuseppe: ho solo letto che i ragazzi delle scuole ogni anno lo ricordano. Non sarebbe equo intitolare una via, una piazza, o magari una stele, che ricordi il sacrificio di Giuseppe Di Matteo? Cardinale Romeo e sindaco di Altofonte, non c'è scuola, dove io sia stato  per parlare di legalità, che non abbia ricordato la tragica esistenza del piccolo Giuseppe. Vi prego, fatelo anche voi! Prendete in esame quanto in epigrafe chiedo, affinché la Chiesa e le Istituzioni, ricordini ad imperitura memoria un innocente bambino, ucciso dalla crudeltà dell’uomo.

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