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galluccio-enza-bndi Enza Galluccio - 30 dicembre 2014
Nel marzo di quest’anno, quando in Italia si stava per decidere il suo arresto, Marcello Dell’Utri probabilmente era già a Beirut. Questo significa che, a pochi giorni dalla sentenza definitiva e dopo che la Procura di Palermo aveva emesso un ordine di custodia cautelare (giusto per il rischio evidente e scontato di fuga all’estero), il cofondatore di Forza Italia - il partito nato da un sogno … anche mafioso - riusciva a trasferirsi tranquillamente in Libano con un passaporto diplomatico.

Ma l’amore per quella terra così lontana e così diversa dalla nostra non apparteneva soltanto a Dell’Utri. Anche Amedeo Matacena - ex parlamentare di Forza Italia, amico di dell’Utri e condannato in via definitiva a cinque anni di reclusione per le sue relazioni con la ‘Ndrangheta calabrese - mentre era latitante a Dubai chiedeva consiglio al’ex ministro Scajola per un paese più sicuro dove recarsi, il quale prontamente proponeva il Libano. Poi, anche l’ex ministro veniva arrestato per concorso esterno in associazione mafiosa.

A Beirut c’erano altri amici importanti come l’ex presidente Amin Gemayel e come l’ex premier Saar Hariri, che in passato era stato ospite a villa Certosa da Berlusconi.

Amin Gemayel è uno dei figli di Pierre Gemayel, fondatore delle "Falangi libanesi", un movimento nazionalista costituito nel 1936 il cui nome è probabilmente ricollegabile alla “Falange Spagnola” omonima formazione di estrema destra. Amin Gemayel si presenta da subito come un moderato ed è stato Presidente del Libano tra il 1982 e il 1988.

Anche Massimo Carminati, il nuovo (si fa per dire) rappresentante della mafia romana, capo dell’estrema destra eversiva, esponente del NAR - gruppo d’ ispirazione neofascista degli anni ’70 - e parte della Banda della Magliana, ha qualche legame affettivo con la terra dei cedri.

Tra il 1980 e il 1981- giusto un anno prima della presidenza di Gemayel -  Carminati sarebbe stato in Libano  con altri appartenenti ai Nar. In quel periodo, insieme ai filo-israeliani, avrebbero preso parte al conflitto contro lo schieramento filo-palestinese.

La spedizione aveva tutte le caratteristiche di una vera e propria missione su incarico, ed i servizi segreti sembrerebbero essere stati i mandanti. Muniti di passaporti falsi, sarebbero poi fuggiti da Beirut grazie alla copertura israeliana.

Ognuno ama a modo proprio, ovviamente, secondo la propria natura e inclinazioni.

Tuttavia, in queste giornate di festa, pensare male tiene la mente allenata e ancorata alla realtà.

Inoltre, il caso forse vuole che ci sia un’altra simpatia ad accomunare certi personaggi: il supercarcere di Parma.

Dopo l’arresto Carminati era stato portato nel carcere romano di Rebibbia, poi trasferito a Tolmezzo per "incompatibilità ambientale" e il 23 dicembre a Parma.

Nello stesso carcere sono rinchiusi Totò Riina e Marcello Dell’Utri. Sono tutti al 41 bis e tutti in buona compagnia.

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