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viminale-gruppodi Enza Galluccio - 13 aprile 2014
Il 12 aprile è stato il giorno della consegna delle firme di protesta per la mancata assegnazione del bomb-jammer al pm Nino Di Matteo e alla sua scorta, a garanzia della loro sicurezza viste le continue sentenze di morte da parte di Riina, confermate anche da più fonti.
La manifestazione, organizzata dalle Agende Rosse di Salvatore Borsellino, prevedeva un presidio davanti al Teatro dell’Opera di Roma, situato a poca distanza dal Viminale. L’inoltro delle deleghe - raccolte nelle varie piazze italiane - doveva avvenire tramite una delegazione di circa quindici di persone. A riceverle ci sarebbe dovuto essere il ministro dell’Interno Alfano. Quelli erano gli accordi.
La piazza era già piena di persone ben prima delle 12, orario previsto per la consegna, quando Salvatore Borsellino, per mezzo di un megafono, dava inizio alla manifestazione spiegandone le ragioni e l’urgenza.

Tra i partecipanti anche l’ex pm e procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, che potremmo definire il “padre” di quel processo sulla trattativa tra lo Stato e la mafia, in atto nel capoluogo siciliano proprio in questi mesi e che vede in azione, tra gli altri, anche il pm Di Matteo.
Ingroia intervenendo a sostegno della manifestazione ha colto anche l’occasione per ribadire che quel processo deve rimanere a Palermo, sottolineando che qualunque tentativo di spostarne la sede naturale sarebbe un enorme rischio per la sua prosecuzione. Molti gli applausi che hanno seguito quelle parole, a testimonianza della preoccupazione generale verso quella richiesta assurda, esplicitata dall’istanza presentata dall’imputato Mario Mori.
Si preannunciava quindi una bella giornata di protesta civile, almeno fino a quando la delegazione che era giunta davanti al Viminale, veniva accolta da alcuni uomini delle forze dell’ordine. Lo scopo era di informare Salvatore e gli altri che all’interno del Palazzo non c’era nessuno e il Ministro, che precedentemente si era preso l’impegno di accogliere la protesta ritirando quelle firme, era invece andato al Congresso del proprio partito, il Nuovo Centro Destra.
A quel punto la delusione e la rabbia dei partecipanti si sono toccate con mano. Salvatore Borsellino ha più volte chiesto spiegazioni al Vicequestore, chiedendo almeno la presenza di un sostituto che accogliesse quelle deleghe e ascoltasse le rivendicazioni del suo Movimento, ma le parole imbarazzate degli incaricati sono state eloquenti.
Con lo sguardo altrove, posizionato in un punto lontano dell’orizzonte infinito, si ripeteva che nelle sale del Ministero dell’Interno non c’era praticamente nessuno; in sostanza, il Viminale era deserto.
Per dovere di cronaca, vale la pena di ricordare che in quello stesso giorno, a Roma, si svolgeva anche la manifestazione di protesta contro le politiche sulla casa e sul lavoro dell’attuale governo, organizzata da numerosi movimenti e con un indice di rischio molto alto, che le cronache successive hanno ben narrato e purtroppo confermato.
Lo stupore e lo sdegno di tutti era perciò inevitabile. Ad esplicitarlo è stato ancora Salvatore Borsellino, il quale, con la schiettezza che lo contraddistingue da sempre, dichiarava che in un giorno così impegnativo per la capitale, il ministro Alfano non solo declinava l’impegno preso con le Agende Rosse, ma preferiva presenziare politicamente all’incontro del suo partito. Anziché essere al suo posto per dare il proprio supporto in una giornata difficile come quella, caratterizzata dalla grande protesta di moltissime persone, egli sceglieva di curare la propria immagine politica, mostrandosi così indifferente anche al possibile degenerare di una situazione che si preannunciava tesa fin dall’inizio.
Il silenzio e lo sguardo basso delle persone incaricate di interloquire, di fronte alla pesante critica del fratello del magistrato ucciso in via D’Amelio, è stato più chiaro di qualunque parola.
Altrettanto chiare sono state le espressioni assenti e disinteressate dei due personaggi - un uomo e una donna definiti “funzionari” - che si sono presentati a prendere accordi per il ritiro di quelle firme, dopo più di mezz’ora di attesa …

Foto © ACFB

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