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di Salvo Vitale*
Appartiene a quegli anni la scoperta della musica, come “catalizzatore”, come elemento dello “stare bene insieme”. Eventi come quello del primo concerto al parco Lambro, nel ’74, organizzato dalla rivista “Re Nudo” restano memorabili per tracciare il distacco con la “musica del passato” e le nuove sperimentazioni musicali. La musica come veicolo dell’emozione spazia dalle ricerche musicali di John Cage, aI jazz di Miles Davis o di John Coltrane, alle grandi elaborazioni strumentali e vocali dei Pynk Floyd, al progressive rock dei Procul Harum, dei Moody B, dei Nice, di Keith Emerson, di King Crimson, a quelle più note dei Genesis e degli Emerson Lake and Palmer, dei Jefferson Airplane, dei Colosseum, dei Camel, dei Caravan, di Alan Parsons, per non parlare del comunista Robert Wyatt. Anche in Italia il “progressive” ha un grande successo, preferendo la definizione di “pop italiano”, e senza nascondere l’eredità del periodo beat. Sui palchi, sulle le scene musicali, nelle radio libere, alla RAI si alternano diversi gruppi i Califfi, i Ribelli, I Nomadi, gli Stadio, i Pooh, i Camaleonti, i Giganti, le Orme, i Delirium, i Semiramis, i Capsicum Red, gli Alphataurus, i Garybaldi, Arti & mestieri, i Latte e Miele, i Perigeo, il Rovescio della Medaglia, i Matia Bazar, i Dik Dik, i Formula 3, i Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, gli Osanna, i Jumbo e altri infiniti gruppi espressione della grande vitalità musicale del rock di quegli anni che spesso si è incrociata col jazz.
Più impegnata la musica degli Area, con l’inconfondibile voce di Demetrio Stratos, capace di usare le corde vocali come strumento musicale, attraverso costanti sperimentazioni di difonie, trifonie, quadrifonie, con continue variazioni di timbro, quella della Premiata Forneria Marconi, con le sue sonorità mediterranea, quella del Banco di Mutuo Soccorso, di cui rimase memorabile il primo LP con il salvadanaio in copertina e quella dei New Trolls con l’esecuzione del Concerto Grosso (1971) con Bakalov, l’indimenticato autore delle musiche de “Il Postino”.
Altre esperienze di “rock duro” del Punk e della New Wave attraggono i giovani degli anni 70, attraverso gruppi o singoli cantanti e strumentisti rimasti nella storia della musica, come Jimi Endrix, Eric Clapton, i Zeppelin, Deep Purple, i Cream, gli Stormy Six, David Bowie, Patti Smith, Santana, James Brown, Frank Zappa.

La canzone politica
Ma è la canzone politica, quella d’autore, la canzone di lotta, a conquistare spazio: apripista è Bob Dylan, ma va ricordato anche un cantante scozzese che piaceva tantissimo a Peppino, Donovan, assieme ad altri cantanti di quel momento, Bruce Springsteen, Joni Mitchell, Neil Young, James Taylor, Jacksone Browne, Jane Fonda, Joan Armatrading, John Mayall, Simon & Garfunkel e alle corpose voci di Tom Waits, di Cat Stevens, di Elton John, di George Harrison, (già chitarrista dei Beatles), o, per andare in Francia, di George Brassens, di Moustaki, di Jacques Brel, di Charles Aznavour, per non parlare della grande musica di Leonard Cohen, o di quella del cileno Victor Jara, al quale furono spezzate le mani, per evitargli di usare l’unica sua arma, la chitarra.
Questo genere riscuote grande successo in Italia: comunismo e antifascismo sono le due costanti che ispirano diversi cantautori politici. Il Nuovo Canzoniere Italiano, attraverso il suo gruppo e la sua rivista è il veicolo di riscoperta della canzone di protesta, dei canti di lavoro e delle canzoni della resistenza: vi collaborano Dario Fo, Franco Fortini, Umberto Eco, ma anche Ivan della Mea, Giovanna Marini, Fausto Amodei, Michele Straniero, Sergio Liberovici, Margot. Per l’etichetta “I dischi del sole” vengono pubblicate le poesie di Ignazio Buttitta, e le canzoni del cantastorie Ciccio Busacca e altre voci crescono, come quella di Pino Masi a Pisa, quella di Enzo Jannacci e di Giorgio Gaber a Milano, Francesco Baccini, Fabrizio De Andrè a Genova, di Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio, Stefano Rosso a Roma, di Francesco Guccini, Claudio Lolli, Pierangelo Bertoli, Lucio Dalla, a Bologna. Infiniti gli altri nomi, Eugenio Finardi, Ivan Graziani, Luca Carboni, Ivan Cattaneo per non parlare dell’indimenticabile “Contessa” di Paolo Pietrangeli o delle arrabbiate o struggenti canzoni siciliane cantate da Rosa Balistreri.

*Tratto dal libro “intorno a Peppino” ed. Di Girolamo 2020

Foto © Imagoeconomica

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