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di Luciano Armeli Iapichino
Così come un microscopico virus oltrepassa in modalità sincronica distanze geografiche considerevoli, viaggia in lungo e in largo nello spazio terrestre senza che nessun’arma iper-tecnologica, messa a punto dalla scienza e dal genio dell’homo prometheus ridotto a Cristo flagellato, scorticato e umiliato dinanzi alla folla delle sue vergogne e dei suoi miseri sciacallaggi, un ecce homo moribondo portato in giudizio nel sinedrio di un’umanità impulsiva, acefala, smemorata, pre-colombiana, sbraitante e in attesa dell’antidoto miracoloso tirato fuori a fior di vittime sacrificate, dall’egoistico calcolo liberista, dall’altro lato e in modalità diacronica, oltrepassando le colonne d’Ercole della Storia, un altro virus si affaccia: l’eco del totalitarismo.
Prima di continuare è necessario presentare un terzo protagonista che, in un modo o nell’altro, lega a sé entrambe le cose: la massa. “Dalle classi alla massa” secondo il sociologo Emil Lederer, sta l’essenza del totalitarismo. “Lo stato totalitario” è esistito, tornerà ad esistere, perché esiste la “massa amorfa”. E sul significato di “amorfa”, a nostro avviso, confluiscono tutte le accezioni più negative e spregevoli. Una tra tutte: la massa amorfa, monca di struttura alfabetica (e non culturale che impone step più alti dell’evoluzione), è nemica della democrazia, è incompatibile con le strutture della civiltà, o meglio, è con essa in imbarazzo; il DNA, il codice genetico della massa amorfa è monco del galateo del buon senso, della riflessione, del dialogo.
La massa amorfa non ha coniato ancora, in tempi di DAD (didattica a distanza), i termini “conoscenza” e “pericolo”. Il primo implica la storia dell’umanità, il secondo il dono e la fugacità della vita. Non ha strutturato, cioè, i significanti, gli elementi extralinguistici, di “conoscenza” e di “pericolo”. Che tradotti in termini più concreti e tra gli altri, possono anche richiamare la necessità di una società democratica rispettosa delle regole e il pericolo del ritorno di anacronistici nazionalismi, pericolosi populismi. Anzi no, i populismi sono tornati e alcuni sono al potere.
Detto questo, la massa amorfa e sregolata, in tempi di Covid-19, ha messo in scena, nel palcoscenico di un pianeta lacerato nei suoi legami personali (morti e quarantene), il suo repertorio più meschino per mezzo dei suoi leader, osannati e venerati come nuovi Messia e famelici come le bestie di nemici da sempre immaginari spacciati come reali e minacciosi da darle in pasto. La massa amorfa, incurante di regole e quarantene, è pronta a flagellare, a giudicare (come a Campo dei Fiori o a Rouen), a urlare contro la minaccia di turno procuratale dai “Mussolini” di turno. E veniamo all’Ungheria.
Con 138 voti favorevoli e 53 contrari, il Parlamento ungherese ha approvato la legge sul Coronavirus, che conferisce al governo poteri di emergenza senza precedenti dalla caduta del comunismo trent'anni fa”. “La super maggioranza di Fidesz ha approvato il progetto di legge che praticamente permette al governo di governare per decreto per un periodo di tempo indefinito (fonte index.hu)”. E ancora: “Il governo ungherese aveva dichiarato lo stato di emergenza a metà marzo - l'ordinamento giuridico speciale permetteva già al governo di attuare misure straordinarie contro il coronavirus con decreti governativi che scadono ogni 15 giorni e richiedono una proroga da parte del Parlamento. Ma con l'approvazione del Coronavirus Act, il Parlamento aveva rinunciato a questo regolare controllo sulle azioni del governo (fonte index.hu)”.armeli iapichino luciano verticale bw
E infine: “La nuova legge introduce anche un nuovo paragrafo, vagamente formulato, al già esistente reato di allarmismo nel codice penale, che gli oppositori della legge dicono possa minacciare la stampa critica: "Chiunque, in base a un particolare ordinamento giuridico, in pubblico, pronuncia o diffonde in pubblico dichiarazioni notoriamente false o dichiarazioni che distorcono fatti veri è punito con la reclusione da uno a cinque anni se fatto in modo tale da ostacolare o da far deragliare l'efficacia dello sforzo di risposta" (fonte index.hu)”. Chapeau a Viktor Orbán.
Una riflessione. Il nazional-socialismo (leggasi campi di sterminio) è stato concepito, si è diffuso e ha portato nel baratro un continente intero all’interno di una società collaborativa e con “intellettuali” collaborativi”. Non è questa la sede opportuna per parlare dei filosofi di Hitler, (ci limitiamo a riportare l’aneddoto di Yvonne Sherratt: “Quando Jaspers, uno dei colleghi a lui più vicini - ripudiato per aver sposato un’ebrea - gli chiese: “Come può pensare che una persona priva di cultura come Hitler possa governare la Germania?”, Heiedegger (che pure ho studiato), con gli occhi che scintillavano, rispose: “La cultura non ha importanza. Osservi le sue meravigliose mani!
Ma nell’Europa involuta del XXI secolo, lacerata da egoismi, nazionalismi e dalla difesa dei propri salvadanai, presieduta dalla rappresentante della macro-lobby finanziaria, Ursula von der Leyen, e che ha, per buona parte, cancellato la vecchia pratica della lettura dei libri, mandati al macero o al rogo da eserciti di viziati infetti da playstation e in cui gli intellettuali faticano a fare la loro parte, a sparare proiettili anti-deriva populista (in Italia ci sono i resistenti capeggiati da un crociato come Andrea Scanzi), imbavagliati in salotti televisivi “offensivi” per il parterre invitato, ibernati nelle università a esercitarsi nel soliloquio, gli azzardi fascisti degli Orban di turno non sono poi così sorprendenti né l’altra pandemia, quella dei “pieni poteri”, rischia di diffondersi più velocemente del Covid-19. Magari superata l’emergenza e in piena recessione economica ci si appella, ops, la massa amorfa si appella, all’uomo forte, alla necessità di marciare sulle capitali o di organizzare putsch di Monaco e di scrivere, se ne il caso, nuove linee programmatiche, ideologiche di pan-germanesimo, pan-italiche, pan-inglesi, pan-trumpiane che individuano minacce, ostacoli e soluzioni (anche finali) per ritornare forti, imperialisti, implacabili e impetuosi.
Con l’urlo della massa amorfa che avalla. L’impero è tornato. L’amnesia pure.
In Ungheria è calato coatto il “controllo governativo sulla stampa e i media”, “non è facile trovare fonti alternative e si corre il rischio di andare in galera cinque anni per fake news”. E giustamente l’opinione magiara, volendola interpellare, “non è poi tanta comprensibile”.
E in Italia: non entro nel merito delle difficoltà di un sistema democratico di far fronte al Covid-19 e a quella parte di massa amorfa che fa di tutto per barattare i pochi neuroni con l’allungamento dei tempi della quarantena. Tra le note comunque positive da registrare nella democratica Italia, la vendita al pubblico, prima e dopo l’emergenza, del mojito sarà sempre consentita.
E sì, questo passerà alla storia per essere stato il tempo dei virus. Non solo informatici.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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