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porcasi domino quadro verticaledi Salvo Vitale
Oggi il Liceo Scientifico-Classico di Partinico intesta alcune aule a bambini uccisi dalla mafia, in particolare Claudio Domino. La sera del 7 ottobre 1986 Claudio stava passeggiando in una via del quartiere San Lorenzo di Palermo, quando fu chiamato da un uomo che arrivava con una moto di grande cilindrata, una Kawasaki: quando Claudio si avvicinò l'assassino disse che gli doveva parlare e poi tirò fuori una pistola 7,65 e da meno di un metro gli sparò in mezzo agli occhi, uccidendolo sul colpo. Gli altri bambini ai quali è stata dedicata un'aula sono Beppe e Tore Asta, uccisi con la madre a Pizzolungo in un attentato progettato per uccidere il giudice Carlo Palermo: a ricordarli è presente la sorella Margherita Asta. sopravvissuta alla strage. Un'aula anche per il piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell'acido dopo mesi di prigionia in cui era stato trattato come un "canuzzu". Un ricordo anche per Giuseppe Letizia, assassinato dalla mafia corleonese di Liggio e Navarra il 24 marzo 1948, in quanto testimone dell'omicidio di Placido Rizzotto. Il brano a seguire è pubblicato in un capitolo del libro "Il tempo, i luoghi, gli uomini" edito da Navarra, 2013, curato da Salvo Vitale e illustrato dai dipinti di Gaetano Porcasi.

BAMBINI
Sono fragili. Chiunque può “offenderli” senza correre troppi rischi. È la condizione del più debole, di chi non ha e sa di non avere la forza per opporsi. Sono dolcissimi con la loro gestualità, il loro modo di ripetere frasi fatte, che diventano frasi nuove, il loro stupore davanti a qualsiasi banalità, la loro costante scoperta di vita e di conoscenza, il ricorso al sorriso o al pianto, le loro debolezze, l’ostinazione, la rabbia, la gioia, il sentirsi padroni della loro decisione o succubi della decisione altrui. Ogni giorno ne muoiono a migliaia, di fame, di infinite malattie, di guerra, di violenze consumate sul loro corpo. Basterebbe poco a salvarli, ma in tanti non hanno neanche quel poco, non hanno nulla.
L’ottica del profitto, che non guarda in faccia nessuno, ha saputo occuparsi anche di loro, diventano merce, vengono messi in vendita, sono sottoposti ai lavori più umili, fanno lo stesso lavoro di un uomo, ma costano un quarto di un uomo. Si nutrono con un quarto di quanto mangia un uomo. Entrano nei buchi delle zolfare, così stretti che non ci passa un uomo, e mentre ostentano le loro parti nude sono violentati dall’uomo che sta loro dietro, non possono gridare, non possono parlare, non possono raccontare a nessuno il loro terribile segreto. Vivono negli orfanotrofi, nei lager, vittime dei loro aguzzini e padroni. La loro piccola risposta alle violenze, agli incubi, alle paure spesso è fiducia, abbandono, complicità, amore, altre volte soggezione, offerta delle parti del loro corpo per pochi soldi. Sono l’aurora dell’uomo. Lo strumento con cui l’uomo pensa di perpetuarsi, in tutto quello che avrebbe voluto essere e non è stato. Quale uomo ne verrà fuori dipende da quale bambino c’è dentro, dal suo vissuto in bilico tra l’aver tutto e il non aver niente, dalle decisioni che, sin dalla nascita, sono state fatte sul loro futuro.

ANTIMAFIADuemila
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