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di Luciano Armeli Iapichino
III Millennio, Italia. Le notizie che imperversano sugli organi d’informazione di questi tempi informano, quando non “disinformano”, sulla tenuta del governo nazionale, sull’esito delle elezioni regionali in Basilicata, passata dopo lustri rossi in mano a un ex generale della Guardia di Finanza, tale Vito Bardi, designato dal centrodestra di Silvio Berlusconi già condannato, tra l’altro, per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita. Il che suona decisamente come uno dei più riusciti ossimori dell’universale logica delle cose che madre politica è riescita a partorire. Notizie che raccontano di morti “strane” come quella della modella Imane Fadil, testimone chiave sempre contro Berlusconi, del “caos” giudiziario che ha travolto l’amministrazione Raggi, di puntuali incendi negli impianti di rifiuti capitolini, di Ius solisì o Ius solino dopo che Rami Shehata, il giovane studente di Crema nato da genitori egiziani, ha salvato i suoi compagni e suoi docenti dal bus in fiamme in quell’assurda storia di San Donato Milanese. Più o meno sono stati questi i nodi tematici più importanti che la nostra informazione, a seconda delle barricate, ha propinato all’utenza italiana in queste ore. Poi ci sono cose invisibili che nessuno vede, nessuno “urla” e che qualcuno, invece, sopporta in silenzio come ennesimo giro di coltello dentro una ferita aperta che ai più è caduta nelle fauci del torpore.

Immaginate una scena: cittadina del messinese, fine settimana primaverile, un negozio elegante, dei clienti. Tutto regolare. Se non fosse che, d’un tratto, i clienti che si accingono a salutare il titolare dell’attività commerciale scorgano al suo interno un soggetto dal curriculum che qualificare discusso e discutibile è dire nulla, il “don” del paese, l’ossequiato di “ certa” manovalanza, professionisti della zona grigia e pregiudicati: onnipresente in processi di mafia, 41 bis, soggetto onnisciente nei casi più misteriosi della nostra Repubblica, pronto a lanciare la sfida allo Stato - quello sano - in un ennesimo procedimento etc., etc. I clienti, persone perbene, che dal connubio Stato deviato-massoneria-mafia hanno avuto un figlio massacrato e infangato, alla presenza del soggetto che qualcuno ha indicato, tra l’altro, come connivente in quell’omicidio, abituati “allo scherno” occasionale da parte del satanasso e della sua cricca, evitano di entrare nel negozio, consapevoli che, da quel momento in avanti, è inserito nella lista nera di quelle attività commerciali da evitare. Bollato: negozio frequentato dalla mafia.

Per quanto riguarda il titolare dell’attività di cui sopra, qualche considerazione:

- può essere, da un lato, una vittima pure lui doppiamente: non potendo palesare il suo risentimento per la presenza dell’inquietante soggetto all’interno della sua attività che rimane comunque aperta a tutti, subisce la perdita dei clienti onesti, inamovibili su questioni di principio e sensibili a certi principi etici; è costretto, magari, a pagare il “pizzo” in silenzio;

- è connivente, dall’altro, e della perdita di qualche cliente onesto come molti in quel paese se ne “sbatte”;

- una terza opzione: potrebbe esporre un cartello all’esterno dell’attività con la scritta:

“non è gradita la presenza di criminali all’interno di questo esercizio”. Quest’ultima possibilità, legittima sul piano etico, pare antitetica sul piano della fattibilità - coraggio/omertà - e sul piano della convenienza. In tutti i sensi.

Sembrano situazioni allucinanti da Chicago anni '30 e dopo le stagioni di Libero Grassi, le esperienze di Addiopizzo e di tutti coloro che nel tempo non hanno rinunciato alla dignità di imprenditori e commercianti ma che, difatti, si vivono nella Sicilia che “doveva” essere bellissima per Nello Musumeci governatore in tempi globalizzanti colonizzati daappe intelligenza artificiale e che, di contro, è imbrigliata nelle solite e ataviche logiche dell’imbarazzante consapevolezza, della mafia istituzionale e dell’antimafia della truffa. È come se la bellezza di questa terra non fosse mai uscita da un’era di bruttura per passare, anche temporaneamente, in quella dell’armonia o dell’oro etico. Del resto il Pitrè ci ricorda che in quest’isola “stidda putenti porta diavulu fitenti”, e i diavoli traghettano da un decennio all’altro come gioiosi villeggianti a Palermo, come a Gela, come a Barcellona Pozzo di Gotto, strafottendosenedei progressi della civiltà laddove dovrebbe regnare arte, cultura, storia, opportunità, futuro. E sì, diavulie acqua santa, si dice a queste latitudini, dove per acqua santaleggasi il siciliano medio che si crede persona dabbene e che invece continua a dar credito, dall’alto della sua mortificante insensibilità e dotta ignoranza, aldiavoloche continua a depredare ampie fette di qualità della vita. Il commerciante e il boss sorridono, il cliente incassa, esce e volta strada. Per una volta, dinanzi a un negozio, giace a terra la civiltà.

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