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giordano pippo 2fotodi Walter Giannò - Intervista
Pippo Giordano è un ex ispettore della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) di Palermo, in prima linea nella lotta a Cosa Nostra negli anni Ottanta. Oggi è in pensione, è un nonno felice che gira l’Italia e va nelle scuole a parlare di criminalità organizzata e legalità, di Falcone e Borsellino, della sua esperienza e dei suoi colleghi uccisi dalla mafia. Ha collaborato con il giudice Borsellino fino al 17 luglio 1992, due giorni prima dell’attentato di via D’Amelio. Di recente ha avuto la notizia che sarà ambasciatore di legalità in Francia, nell’ambito di un festival a Nantes. Ecco cosa ci ha detto (nella foto, a destra, Pippo Giordano con Beppe Montana, commissario della squadra mobile di Palermo, ucciso dalla mafia nel 1985).

Ambasciatore di legalità in Francia, com’è nata questa opportunità e come si sente?
“Il primo invito per recarmi in Francia mi è giunto nel mese di marzo del 2014 e, per ragioni a me sconosciute, è stato rinviato di anno in anno. Quest’anno, invece, sono stati programmati eventi con la mia partecipazione, nell’ambito del Festival Univerciné Italien che si terrà a Nantes. Il programma degli eventi è ancora da definire, parteciperò ad incontri con studenti medi, liceali, universitari e cittadinanza. Un evento è già stato fissato. Sabato 16 marzo si proietterà nel cinema Katorza di Nantes, il film di Pif  ‘La mafia uccide solo d’estate’. Assisteranno alla proiezione gli studenti e i loro familiari e al termine ci sarà un dibattito su Cosa nostra. Sono abituato a incontri con gli studenti… certo andare all’estero e poter parlare di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, dei miei amici colleghi della Squadra mobile di Palermo, assassinati dalla mafia, mi gratifica. Spero di far comprendere che uno Stato non possa e non debba consentire condizionamenti mafiosi o assegnare scorte limitando la libertà di giornalisti e magistrati, come nel caso di Nino Di Matteo. Spiegherò anche che le mafie non erano e non sono sono relegate soltanto nel territorio del Sud Italia ma che, di fatto, risultano essere stanziali anche al Nord. È amaro dirlo ma lo Stato ha permesso la conquista manu militare dell’intero territorio nazionale”.

Negli ultimi anni, lei si è contraddistinto perché parla spesso ai ragazzi delle scuole di mafia ma soprattutto di chi l’ha combattuta… secondo lei la scuola italiana, al netto di queste iniziative, sta facendo abbastanza per diffondere la cultura della legalità?
“Non parlo “de relato” ma di un’esperienza ormai decennale. Giro in lungo e largo l’Italia per incontrare studenti delle elementari, medie, licei e università e posso affermare in tutta onestà che ho sempre riscontrato alto interesse dei ragazzi verso la legalità. Non è affatto vero che i nostri ragazzi siano insensibili ai problemi che affliggono la nostra società. In materia di legalità, hanno sete di sapere e soprattutto gli studenti delle medie appaiono interessati a quella che è la nostra storia recente del contrasto alle mafie. In buona sostanza, vogliono sapere cosa possono e devono fare per riparare ai danni causati dalle generazioni passate. Quindi, il mio giudizio sulla scuola italiana è senz’altro positivo. Noto con soddisfazione che la scuola diffonde ampiamente la cultura della legalità. E mi consenta di rivolgere agli insegnanti, presidi e dirigenti scolastici, tutta la mia gratitudine per l’impegno profuso verso e tematiche della legalità. Pensi, che nel prossimo mese di maggio ho in programma incontri con oltre 1500 ragazzi. Prova provata dell’interesse delle scuole”.

Qual è l’episodio più bello che le è capitato in una scuola?
Intanto, dico che gli alunni delle elementari, non solo in classe ma anche quando li incontro fuori, mi chiamano ‘Pippo’, per me è come se fossero dei nipotini. Spessissimo dopo la ‘lezione’ mi regalano i loro disegni con didascalie commoventi. Li conservo tutti, ne avrò oltre duecento. Sono tanti gli episodi bellissimi che mi sono rimasti oltre che nella mente anche nel cuore. Apprezzo nei nostri ragazzi la spontaneità e la sincerità. Io cerco sempre di comunicare con parole semplici, senza usare parole astruse o far riferimento ad articoli di legge. E poi a me non piace il monologo. Creo sin dall’inizio un dibattito, un canale comunicativo, che è diverso a seconda dell’età. L’unica cosa che mi spiace è che, quando la campanella suona, tanti ragazzi non possono farmi più domande. Allora prometto di ritornare e quasi sempre succede. L’episodio più bello è stato quando mi trovavo alla stazione ferroviaria in attesa di salire sul treno per andare a fare ‘lezione’ nelle Marche e una ragazza si avvicina salutandomi ‘Ciao Pippo’. Quella ragazza, iscritta all’università di Bologna, aveva assistito alle medie a una mia lezione sulla mafia. Prima di allontanarsi ha aggiunto: ‘Pippo, ricordo ancora oggi quando nel nostro Teatro hai parlato di mafia. Mi hai fatto commuovere. Grazie!”

Di recente il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha detto: “La mafia c’è ma non governa la città”
“Non conosco le dinamiche interne della mafia palermitana e, quindi, non posso esprimermi con elementi di fatto. Che la mafia esista è un dato corroborato dalle recenti operazioni di Polizia. Credo che il sindaco Orlando abbia voluto dire che la mafia di oggi non può essere paragonata a quella degli anni passati, ove il comando era rappresentato dalla Cupola. Ritengo che in Cosa nostra ci sia in corso un cambiamento organizzativo. Il mio auguro è che nell’eleggere i componenti che la governeranno non si ricorra all’uso delle armi. Palermo è stata fin troppo insanguinata. Il pensiero del sindaco ‘La mafia c’è ma non governa la città’ trova conferma anche sull’aumento esponenziale delle richieste di pizzo e anche per le numerose rapine e furti con scasso in danno di esercizi commerciali. Tutto questo sta a significare la mancanza di controllo del territorio da parte della mafia. Sono convinto che Cosa nostra si stia avvicinando al modello della Camorra”.

E cosa ci dice sul decreto sicurezza di Salvini
“Faccio una necessaria premessa, rivolgendomi a Salvini e a Trump. Si potranno costruire muri invalicabili, si potranno erigere cavalli di Frisia o steccati di filo spinato, si potrà presidiare in forze il Mar Mediterraneo ma nessuno riuscirà mai a fermare le migrazioni. I flussi migratori fanno parte della Storia dell’uomo. Detto questo, sono d’accordo sulla necessità di regolare i flussi migratori. Però, credo che il decreto sicurezza su certi aspetti dovrebbe essere migliorato, soprattutto laddove i migranti vengono ‘buttati’ per strada senza una prospettiva di inserimento. Parimenti, sono d’accordo sulla necessità di espellere coloro che compiono delitti, come sono d’accordo sullo sgombero di edifici abusivamente occupati. In buona sostanza, occorre che tutti, italiani compresi, capiscano che una società senza riferimento alla legalità è destinata a soccombere. Infine, mi verrebbe voglia di esprimere considerazioni sulle politiche adottate nel recente passato in ordine alla migrazione che ha poi dato la stura al decreto sicurezza ma preferisco non avventurarmi perché susciterei le ire dei tanti permalosi…”.

Tratto da: sicilia.opinione.it

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