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La prefazione è di Luciano Traina

Domenica mattina, presso i locali della ex “Farmacia Borsellino” ed oggi "Casa di Paolo", a Palermo, è stato presentato il romanzo "L'imperatore dei limoni", un romanzo scritto da Domenico Rizzo. L'incontro, moderato da Linda Grasso, ha visto la partecipazione, oltre dell'autore, anche di Luciano Traina, ex agente della Squadra Mobile di Palermo e fratello di Claudio (ucciso assieme ai colleghi della scorta ed il giudice Paolo Borsellino il 19 luglio 1992), che de libro firma la prefazione. "Avevo vent'anni all'epoca delle stragi - ha ricordato Rizzo - un 20181007 impratore limoniragazzo come tanti che amava i concerti, il calcio, le belle donne e che al massimo della mafia sapeva quel che si diceva ne 'La Piovra' con la storia del commissario Cattani. Certo vedevo anche qualche trasmissione come Samarcanda ma poi la mia vita è cambiata con quegli attentati in Sicilia. Se Capaci mi aveva sorpreso, quel che avvenne in via d'Amelio mi ha letteralmente sconvolto, cambiando la mia vita. Da quel momento decisi di approfondire, capire, ed ho iniziato a documentarmi soprattutto con i libri. Un processo di crescita personale ma non solo. E' stato l'inizio di un percorso che mi ha portato oggi a scrivere anche questo libro. Oggi ci sono tanti film e fiction che parlano di certi temi. Ben vengano, alcune sono anche ben fatte. Ma mi sono reso conto che è necessario anche altro e soprattutto l'impegno da parte di tutti i cittadini, perché la mafia non è un fenomeno solo siciliano". Il libro parla della storia di un giovane giudice, Andrea Risi, che ad un certo punto chiede un trasferimento in Sicilia. In quell'isola martoriata dal caldo e dalla mafia, Risi decide di prendere parte a una grossa indagine che porterà alla risoluzione di alcuni importanti eventi legati alla malavita locale. E nel libro si cercano di mettere in scena una serie di fatti 20181007 impratore limoni 3e personaggi che, a metà tra finzione e realtà, descrivono l'eterna lotta tra il bene e il male di una terra tanto bella quanto difficile. Luciano Traina, da parte sua, ha raccontato i motivi che lo spinsero a diventare poliziotto da quando, a diciassette anni, apprese la notizia della morte del cugino, Vincenzo. "Un sabato sera lui stava rientrando a casa - ha spiegato ai presenti - era intento ad aprire il portone d'ingresso quando è stato aggredito da delle persone che lo volevano rapire. Lui riuscì a liberarsi in qualche modo ma la reazione colse alla sprovvista gli aggressori che spararono contro di lui due colpi d'arma da fuoco. Quando andai sul posto del delitto non facevo altro che chiedermi perché era accaduto tutto questo. Passeggiando nelle zone circostanti in un raccoglitore notai un luccichio e trovai una catena che fuoriusciva da un gomitolo di stoffa. Avvisai i poliziotti che erano sul posto. Dalle indagini si scoprì che quella stoffa apparteneva a tre passamontagna e poi emerse che Vincenzo doveva essere sequestrato a scopo di estorsione. Fu il primo caso del genere che si verificava a Palermo. Siamo nei primi anni Settanta. Da quel momento, quella terribile esperienza, mi fece decidere di entrare in polizia, di fare la mia parte. In questo libro ho trovato l'abilità dello scrittore di omaggiare alcuni grandi uomini che hanno dedicato la loro vita al contrasto delle organizzazioni criminali, ma anche la capacità di indurre il lettore ad approfondire queste vite e trarre esempio da questi grandi uomini, per sviluppare quel senso civico che dovrebbe essere proprio di ogni cittadino". Per questo "L'Imperatore dei Limoni" è un libro da leggere. Perché come diceva don Pino Puglisi, "Se ognuno fa qualcosa allora si può fare molto".