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ingroia art3 cavallidi Angelo Scuderi
L’ex magistrato torna in campo con una nuova missione. “Ricordiamoci l’articolo 3 della Carta, è l’essenza del nostro futuro. Queste elezioni saranno il nostro rodaggio, tanto non vincerà nessuno e si tornerà presto a votare. Piero Grasso? Ha ragione Macaluso, è un prestanome. A D’Alema e a tutta la sinistra dico che…”

Ci riprova cinque anni dopo la delusione di Rivoluzione Civile, ma stavolta sembra aver consultato preventivamente un esperto di marketing perché il progetto, almeno dal nome, sembra avere ben altro appeal. Antonio Ingroia, alle soglie dei 60 anni, si imbarca in una nuova avventura, segno che le stagioni della vita possono non essere influenzate dalla carta d’identità se si ha ancora voglia e capacità di sognare.
Tanto Rivoluzione Civile era antico e pretenzioso come biglietto da visita, quanto è ammiccante la nuova divisa che indossa l’ex magistrato. La Lista del Popolo per la Costituzione è il marchio con cui l’uomo della cosiddetta Trattativa Stato-Mafia, del Guatemala e di Crocetta, l’accusatore di Dell’Utri e di Contrada, l’aiutante in campo a Marsala di Paolo Borsellino e il “confessore” di Massimo Ciancimino, spende questa sua ennesima prima volta alla ricerca di un posto sulla scena politica italiana prossima ventura. Perché con la schiettezza che lo contraddistingue e che gli ha procurato più nemici che amici, ammette che a questo giro sarà più che difficile trovare uno spazio in Parlamento.
“Per noi difensori della Costituzione sarà come un rodaggio, una maniera per farci conoscere. Del resto tutti sanno, anche se nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente, che queste elezioni non determineranno il governo della Nazione. E che dopo il 4 marzo si tornerà a votare entro un anno e mezzo al massimo. E noi ci saremo, certo che ci saremo”.

Un paradosso: nel 2013 molti la vedevano come un potenziale premier pur essendo a capo di un partito fortemente radicato nella sinistra estrema, oggi con una veste più universale quale quella della Costituzione invece la ignorano persino i media. Non è che il suo progetto nasce fuori tempo massimo?
“Vuol dire che sarebbe stato meglio scendere in campo per la Costituzione nel 2013? Vero, non ho difficoltà ad ammetterlo. Ma dagli errori s’impara e non credo affatto che sia troppo tardi. Queste elezioni saranno il nostro trampolino di lancio, il progetto andrà avanti anche dopo il 4 marzo, saremo presenti alle Europee e alle successive Politiche. Non siamo noi in ritardo, è la politica italiana in generale che non capisce per tempo i cambiamenti della società. E il ritorno della violenza di piazza ne è un sintomo evidente. Ecco perché riteniamo necessario riprendere in mano la nostra Costituzione, difenderne i contenuti, richiamarne i principi universali. Non dimentichiamo che essa fu scritta da gente come De Gasperi, Pertini e Togliatti, uomini che avevano poco in comune se non il bene della Nazione”.

Per chiudere il capitolo del passato: ha compreso cosa non funzionò con la sua Rivoluzione Civile e quale errore non dovrà ripetere?
“Era eccessivo il coinvolgimento di soggetti identificabili con la vecchia politica e troppo marcata la radice di sinistra. Con me c’erano Di Pietro, Ferrero, Diliberto, Orlando, personaggi con cui c’erano affinità elettive, ma fummo percepiti come l’ennesima faccia di una sinistra poco attraente in un momento in cui l’elettorato, in genere, era deluso dai partiti. Ecco, quell’essere di sinistra fu il vero limite. Oggi siamo più trasversali, non ci sono residui dei partiti, siamo un’unione di semplici cittadini”.

Forse, Ingroia, lei non sbaglia, visto che anche i media, siciliani e non, l’hanno del tutto trascurata, la trattano da semplice cittadino, dopo averla glorificata negli anni della magistratura come un vero e proprio eroe.
“Credo di avere svolto un ruolo importante in quegli anni. Ma ad un certo punto era venuto il momento di vivere in un altro contesto idee e convinzioni”.

Ma da semplice cittadino, le piace questa moda tutta italiana di magistrati che levano la toga ed entrano in politica. Non crede che provochi qualche brutto pensiero retroattivo?
“L’Italia è un Paese conservatore che non accetta facilmente il cambiamento di ruolo e di casacca. Nessuno negli Stati Uniti si stupì quando Rudolph Giuliani da procuratore antimafia lasciò l’incarico per fare il sindaco di New York. Il magistrato è un cittadino come gli altri che ha il diritto di compiere le scelte di ogni cittadino, senza limiti e sospetti”.

Dal suo addio alla magistratura sono passati pochi anni: ha mai pensato di aver sprecato in così poco tempo il grande consenso popolare che aveva in dote? Non ritiene, come si diceva prima, di essersi fatto più nemici che amici?
“Io i nemici li ho sempre attratti”.

Ci ha messo qualcosa di suo?
“Non so, certo è che nei miei confronti ci sono stati molti pregiudizi, come nel caso di Sicilia- e Servizi. Non si è mai voluto riconoscere quanto di buono ho fatto in termini di pulizia di gestione e taglio dei costi. Solo polemiche strumentali, magari per colpire Crocetta che mi aveva nominato”.

Le hanno rinfacciato di fare parte del cosiddetto cerchio magico...
“Ma quale cerchio magico. Ho interpretato il ruolo nel più assoluto spirito istituzionale. Di Crocetta non condividevo neanche le idee politiche, lui nel Pd, io da sempre critico nei confronti di quel partito che ogni giorno di più mostra il suo vero volto. Quello di oggi è il peggior Pd di sempre”.

Lo stesso che ospita i suo compagni di merenda del 2013...
“Allude a Leoluca Orlando? Che tristezza, la sua storia è stata quella della nobile ribellione verso i partiti e verso quei politicanti che li componevano. L’adesione al Pd è una scelta che fa a pugni con la sua esistenza politica”.

Da neo difensore della Costituzione, mi cita l’articolo che le piace di più?
“Articolo 3: tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alle legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Penso che sia il cuore pulsante di ogni civile convivenza. Per nulla sottinteso l’impegno di rimuovere ogni ostacolo perché ciò si realizzi. In questo articolo c’è l’attuale missione, l’essere conservatore di quanto scritto nella Costituzione e rivoluzionario nel battersi affinché sia applicato”.

Più che rivoluzionario di lei hanno sempre detto che fosse estremista...
“Al limite radicale, non estremista”.

I suoi confini tra le due parole?
“L’estremista è un settario, anche elitario. Il radicale è intransigente. Io mi sento così. La sinistra dovrebbe essere così, più intransigente e meno settaria ed elitaria”.

Comunque sotto sotto speravo in una sua ruffianeria, magari una citazione sull’articolo 21, quello sulla libertà di espressione...
Risata, una delle tante di una telefonata lunga e priva di omissioni. Perché, in ogni caso ad Ingroia va riconosciuta una qualità essenziale in un’intervista: non è omissivo.
“L’ho delusa? Tento di rifarmi con l’articolo 11, quello che ripudia la guerra…”

Una stoccata voluta verso un antico/nuovo nemico come Massimo D’Alema che da presidente del Consiglio si beccò una valanga di critiche per l’intervento sui Balcani? Si pensava le fosse simpatico...
“Di D’Alema apprezzo l’intelligenza politica ma non ho mai esitato a criticare certi giochini che non mi piacciono. Compresa la vicenda di LeU, la scorciatoia per far perdere Renzi e provare a riconquistare il Pd dopo la prevedibile disfatta facendo accordi con la minoranza interna. Il fatto che mi sia simpatico non c’entra, persino Silvio Berlusconi mi è simpatico ma non ne condivido una sola sfumatura”.

Liberi e Uguali quindi non le piace...
“Mi sembra strumentale”.

Bocciato il suo ex collega Piero Grasso. Sa cosa gli ha mandato a dire Emanuele Macaluso? A 72 anni si è prestanome non leader di un partito...
“Con Macaluso spesso siamo stati in polemica, su fronti diametralmente opposti. Ma, nella circostanza, non posso che dargli ragione”.

E Potere al Popolo?
“Rifondazione comunista – o quel che ne resta – più centri sociali. Sguardo avanti ma testa indietro”.

Da cinque anni fa sembra trascorso un secolo. C’è qualcosa che ha fatto, limitandosi alla politica, e non rifarebbe?
“Rischio di sembrare presuntuoso, ma rifarei tutto, non ho rimpianti. Forse non assocerei più i partiti a Rivoluzione Civile. Ma anche dagli errori nascono le buone idee. E la migliore delle idee oggi è difendere la Costituzione, l’unico patrimonio comune a tutti gli italiani”.

Tratto da: ilgazzettinodisicilia.it

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