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calleri salvatore fond caponnettoda laspia.it
L’intervista al Presidente della Fondazione Caponnetto, Salvatore Calleri, di una giovane studentessa universitaria, Jessica Geninatti, pubblicata nella propria tesi universitaria. Noi, come “La Spia”, la riprendiamo e rilanciamo.

Cosa è la mafia?
Antonino Caponnetto nella Sua ultima intervista a Massimo Del Papa definì nel 2002 la mafia così: “era ed è ancora l’organizzazione criminale più pericolosa e spietata che ci sia”.
La mafia oggi è un qualcosa che si è evoluto come una sorta di virus mutante, in grado di sparare quando serve, ma mirante a portare avante i propri interessi.
La mafia nasce in territori ricchi e li rende poveri sfruttandoli.

Come è cambiato nel corso del tempo il ruolo della donna nelle organizzazioni criminali mafiose?
Man mano che il ruolo della donna cambia nella società normale… Cambia pure in quella mafiosa. Se ieri le donne erano in primis solo mogli, amanti e madri dei mafiosi oggi spesso addivengono a ruoli sempre più importanti all’interno dei clan … Questo fatto essendo le donne molto più raffinate e capaci dell’uomo deve farci aggiornare i criteri di lotta alla mafia.

Il ruolo educativo della madre è importante nella formazione di un perfetto uomo d’onore?
Il ruolo di una madre è sempre importante e sicuramente la cultura omertosa nel contesto in cui vivono le madri influenza i figli… Detto questo abbiamo avuto anche esempi diametralmente diversi tra cui spicca la mamma di Peppino Impastato, la quale ha influenzato positivamente i figli verso una cultura opposta alla mafia.

Cosa vuol dire essere madri in un ambiente mafioso?
E’ una domanda a cui non esiste una risposta univoca. Io partirei dal fatto che innanzitutto bisogna vedere in quale classe sociale mafiosa è inserita la donna moglie e madre. I mafiosi sono divisibili in classi di ricchezza come la società… Essere all’interno della classe sociale mafiosa ricca e magari più borghese e riciclante facilita sicuramente de facto l’essere una madre mafiosa ed agiata rispetto a chi vive in un contesto sociale mafioso arcaico come può avvenire ancora in alcune zone del nostro paese.

L’inasprimento delle condizioni carcerarie con il 41 bis e il fenomeno del pentitismo hanno favorito il graduale inserimento della donna nelle attività criminali?
Sicuramente in alcuni casi la difficoltà con i numerosi boss uomini in carcere e/o lontani dalla scena criminale in quanto pentiti, in alcuni frangenti, ha permesso che la donna ricoprisse un ruolo maggiore, specialmente per quanto riguarda la camorra ed in parte cosa nostra.

Si puo' parlare di una emancipazione della donna all’interno della mafia?
In senso stretto no, in quanto andare verso il male che è rappresentato dalla mafia in tutte le sue forme non è emancipazione ma regressione oppure una emancipazione al contrario.

La donna con il suo appoggio o la sua opposizione puo’ influire sul processo di collaborazione dell’uomo?
La donna può sicuramente influire in un senso o nell’altro a seconda delle circostanze che possono essere tra le più varie.

Cosa distingue una collaboratrice da una testimone di giustizia?
La collaboratrice e la testimone di giustizia sono 2 figure totalmente diverse. Opposte quasi.
Chi collabora ha una origine mafiosa e sceglie di cambiare vita. Chi testimonia è il bravo cittadino che fa il suo dovere. Preferisco di gran lunga chi testimonia.

Dei tanti testimoni di giustizia molti sono donne: quale è il caso che le è rimasto maggiormente impresso? Cosa ci insegnano queste donne?
Personalmente mi è rimasto impresso il caso di Valeria Grasso, con cui poi è nata una bella amicizia. Una persona normale ma forte e fragile al contempo che si è contrapposta a cosa nostra con coraggio senza tentennamenti. Una donna da cui attingere le sue qualità.

Tra le donne vittima della mafia quale ricorda in particolare? Cosa rappresenta per la storia della mafia?
Mi ricordo di una vittima per così dire indiretta: Rita Atria. Non regge al dolore per l’uccisione del magistrato amico e si uccide. Una scelta triste che rappresenta il rifiuto totale della mafia che difatti la odia profondamente…

La mafia potrebbe sopravvivere senza le donne?
Si potrebbe sopravvivere, ma di sicuro sarebbe meno forte.

Come è nato il suo interesse e la sua dedizione alla lotta contro la mafia?
Nato a Catania e cresciuto a Firenze ho conosciuto Caponnetto interessandomi al movimento antimafia siciliano. E’ diventata una sorta di scelta di vita in quanto per me la mafia rappresenta il male assoluto e va combattuta senza quartiere. Mi interessa in particolare combatterla con la analisi del fenomeno, ossia la cosiddetta antimafia del giorno prima fatta di praticità.

Quale è stato il momento più difficile in questi anni di lotta alla mafia?
Il momento che stiamo vivendo non è dei più facili, da 3 anni a questa parte si assiste ai figli di mafiosi che vengono intervistati in tv ed al revisionismo che mira a cancellare il 41 bis ed il cosiddetto fine pena mai per i mafiosi. Questi ultimi hanno poi iniziato a fare una campagna mirante alla delegittimazione di chi combatte la mafia, in parte riuscendoci, contando su alcuni politici ed alcuni opinionisti/giornalisti compiacenti. In pratica sono riusciti ad inculcare in una parte dell’opinione pubblica che la mafia è uguale all’antimafia ed ai suoi professionisti oppure è addirittura migliore. Fatto grave e storicamente falso oltre che eticamente sbagliato. Ovviamente spero che i loro tentativi falliscano ma il momento non è tra i più facili.

Che caratteristica ha l’antimafia al femminile?
Il coraggio e la forza. Queste sono le caratteristiche secondo me.

La parola antimafia nel 2017 che significato ha?
Oggi più che mai l’antimafia ha senso… In quanto il problema è la mafia. Occorre ricordare che senza il pungolo del movimento antimafia storicamente la lotta alla mafia della magistratura e delle forze dell’ordine non sarebbe mai avvenuta. I movimenti antimafia nascono a fine ‘800 e lo Stato italiano ci metterà un secolo per iniziare a capire il fenomeno ed a combatterlo.
Oggi quindi una antimafia deve partire dal passato, dalla propria storia ma si deve evolvere con la analisi intelligente del fenomeno mafioso per stare un passo avanti alla mafia per combatterla al meglio.

Tratto da: laspia.it

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