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caruana galizia daphne figlio ppdi Francesca Scoleri
Malta meta preferita dalle cosche di ‘ndrangheta; secondo inchieste investigative, “una delle più grandi lavatrici di denaro sporco”. Daphne Caruana Galizia sulla stessa linea dei pm calabresi. A capo di tutto, superfluo dirlo, i soliti  affezionati delle mazzette: i politici corrotti. Che sia da ricercare qui la pista dell’attentato che ha ucciso la giornalista maltese?

Situata a sud della Sicilia, buona parte della popolazione parla e comprende la lingua italiana che fino al 1934 era lingua ufficiale sull’isola, Malta “una di noi”. Potremmo tranquillamente dirlo. Oggi più che mai vista la massiccia presenza della ‘ndrangheta. Ma come si concilia la notorietà di Malta definita ala distaccata di Hollywood con ben 120 film girati sull’isola fra cui “Il Gladiatore”, “Troy”, “Fuga di mezzanotte” “Munich” di  Steven Spielberg e gli affari sporchi ideati in terra nostra?

I pm di Reggio Calabria ne hanno individuato tracce indagando su un giro di milioni legati al gioco d’azzardo, l’inchiesta “Gambling”, che ha svelato la regia di un giovane rapinatore di motorini calabrese approdato a Malta con tutti gli onori. Mario Gennaro, nato e cresciuto in un quartiere che potrebbe chiamarsi “torbido” dal nome del torrente che lo separa in due piccole realtà teatro di regolamenti di conti sanguinari negli anni ottanta.

La benevolenza nei confronti di Gennaro si evidenzia quando l’amministrazione di Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio, ex governatore della Calabria di cui  conserviamo i ricevimenti e le passeggiate sul lungomare con boss e affiliati, gli sovvenziona un torneo di poker nelle lussuose  stanze di Villa Genovese Zerbi dove i tavoli verdi e le fiches vanno a sostituire  mostre e concerti. Scopelliti definisce l’operazione un “polo culturale”, i pm invece, un capolavoro di infiltrazione nella pubblica amministrazione.

Non troppo lontano dagli uffici del Cedir di Reggio Calabria, sede di lavoro dei magistrati che indagano questi fatti, fra cui Giuseppe Lombardo, Daphne Caruana Galizia a Malta, denuncia continuamente il giro di milioni finalizzato a garantire vita facile ai malavitosi che nell’isola si adagiano con prestigiose attività come quella di Mario Gennaro: “Betuniq”, una specie di monopolio del gioco d’azzardo online che  vale  1,2 miliardi di euro, esattamente il 12% del Pil nazionale maltese.

E ancora, a San Luca viene ideata anche la Haru Pharma Limited, nome mistificante di una società maltese che nasconde i nomi sporchi di ‘ndrangheta di chi la costituisce, i Calabrò, trafficanti di droga che raggiungono introiti paragonabili a quelli di El Chapo Guzman, il re dei narcos sudamericani. Questo almeno è quel che accade oggi, ma i primi passi sono stati mossi coi sequestri di persona.

In che modo si incrociano gli interessi dei soggetti “Malta & ‘Ndrangheta“? Grazie alle  tangenti che arrivano accuratamente nelle mani di esponenti del governo e  non di meno, ad esponenti dell’opposizione al fine di mantenere “stabilità” e preziosi silenzi. Questo è ciò che raccontava Daphne nelle sue sentite denunce e quando ci ritroviamo a leggere che David Gonzi, figlio dell’ex primo ministro di Malta Lawrence Gonzi è stato indagato dai pm di Reggio Calabria perché risulta in tutte le società fittizie delle famiglie mafiose calabresi a Malta, non possiamo che prenderne atto.

Porgendo ancora  attenzione ai circoli attivati in remote zone della Calabria che sotto alcuni aspetti sembrano ferme all’inizio del secolo, viene fuori una raccapricciante domanda? Si può disturbare un sistema simile uscendone indenni? “Io sono Cavaliere di Malta” dice Nicolino Grande Aracri arrestato con dote di “Crimine internazionale”.

Un affiliato alla sua ndrina, parla di lui e del suo potere: “Ho un problema, per esempio, lo vedi per esempio ho un problema su Roma, qualsiasi tipo di problema… Gli dico io ho questo problema. Loro hanno il dovere … siccome è una massoneria, siamo. Cioè uno, quando uno di noi ha un problema, si devono mettere a disposizione… E devono risolverlo il problema”. Daphne era un problema da risolvere per la ‘ndrangheta calabrese?

Un esempio delle “amicizie romane” di cui si vantano nel clan Grande Aracri, è l’intervento di monsignore Maurizio Costantini ex cappellano di sua Santità, in favore del cognato del boss per un trasferimento di carcere che lo avvicini alla famiglia. Il colpo non riesce ma il tentativo si concretizza. Da alcune conversazioni emerge la simpatia e la vicinanza che il prelato usava abitualmente con la famiglia Grande Aracri ed emerge anche la sua mediazione in alcuni “investimenti ed affari in Montenegro” in favore del capo clan.

I preziosi amici romani. Nel frattempo, a Malta si analizza l’esplosivo utilizzato per far esplodere la giornalista Daphne Caruana Galizia; “Semtex, un esplosivo al plastico usato più volte dalla mafia e dai terroristi”. Ci uniamo al grido di dolore del figlio di Daphne, Matthew quando implora le autorità competenti: “Voi, non dovete essere qui a chiedere a noi cosa è successo: andate nei palazzi del Governo, andate dove c’è il potere, mia madre avrebbe fatto questo, è lì che ci sono le risposte su chi ha ordinato il suo assassinio” 

Tratto da: themisemetis.com

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