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ferrara normadi Norma Ferrara
Per anni hanno fatto la guerra per fare la pace. Sono i clan del litorale romano. Famiglie, gruppi e organizzazioni criminali che impastando cemento a ridosso del mare hanno raggiunto il cuore economico e politico della Capitale.
Gli ultimi trentacinque anni di mafie romane sono nascosti qui, in una striscia di terra che divide la spiaggia di Ostia dai palazzi del potere.
In principio fu la Banda della Magliana con il gruppo di Nicolino Selis, Edoardo Toscano e Paolo Frau. Poi arrivarono gli omicidi e le vendette trasversali interne alla malavita di Ostia e infine, l’escalation criminale dei Fasciani, il botta e risposta fra i clan per il controllo della droga, delle attività commerciali, degli stabilimenti balneari e del porto. Il passato criminale di Ostia è ancora protetto da una manciata di silenzi e di negazionismi. E soprattutto dagli accordi di "non belligeranza", di rispetto reciproco con i vertici di Cosa nostra, ‘Ndrangheta e Camorra.
Una pax mafiosa nata per gestire gli affari negli anni '70 e arrivata sin ad oggi. Sopravvissuta a omicidi, riassetti di vertice e all'arrivo di nuove e vecchie mafie interessate a mettere le mani sui principali business del mercato romano. Un patto di ferro che resiste perché conviene a tutti. Si tratta di accordi che vengono rinegoziati, in ultima istanza, anche con le armi. Per farlo, senza attirare l'attenzione degli investigatori, serve affidarsi alla caratura criminale degli esponenti di spicco dei clan storici.
Il più noto “guardiano” di questi equilibri capitolini è “O pazzo”, Michele Senese. Grazie a lui e ad altri boss storici si dipana il “modello Ostia”. Lo scrive nero su bianco nella sua memoria depositata al processo "Nuova Alba", il pubblico ministero Ilaria Calò: «Nel territorio del litorale è emersa l’esistenza di una pax mafiosa armata - più volte rinegoziata […] - con un importante ruolo di mediazione e garanzia svolto da Francesco D’Agati, soggetto di primo piano già emergente nelle risalenti dichiarazioni rese a Giovanni Falcone dal collaboratore Salvatore Contorno come uomo di supporto a Pippo Calò in Roma negli anni Ottanta». E se da un lato gli attentati, gli incendi e le gambizzazioni testimoniano la costante pressione criminale dei boss sul litorale, dall'altro questi episodi svelano il linguaggio del dialogo armato fra le diverse mafie.
Il futuro dei boss nella città, trentacinque anni dopo, passerà dagli equilibri che nasceranno dopo le ultime assoluzioni, le condanne e i sequestri di beni risultato dell’intensa attività investigativa coordinata dalla procura di Roma. A tirare le fila saranno ancora una volta i burattinai mafiosi che operano da decenni dietro le quinte, in piena convergenza di interessi con alcuni politici e professionisti capitolini che grazie al "modello Ostia" hanno fatto strada, diventando oggi i “faccendieri" dei sistemi di potere che governano la capitale.

Tratto da: mafie.blogautore.repubblica.it

Mafie da un'idea di Attilio Bolzoni

In foto: la giornalista Norma Ferrara

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